Stampa questa pagina
Mag 7, 2025 Scritto da 
Commento breve

Puntando verso il basso, dal servizio alla Comunione

Comunione: Radice dell’essere, Energia sognante che rilegge la storia

(Gv 13,16-20)

 

Nel contesto della lavanda dei piedi, Gesù ricorda che il discepolo autentico non deve farsi illusioni: non avrà meno persecuzioni del Maestro.

Un «inviato» non è più di colui che lo manda (v.16). La nuova traduzione CEI precisa che Gesù non elegge Dodici Apostoli come si trattasse di capi destinati ad avere posizioni favolose.

Gli apostoli sono “mandati” in tal senso, come il Figlio dal Padre. Dentro tale flusso divengono luce rivelatrice, pienamente, senza chiusure.

Insomma, uno dei modi di lavarsi i piedi gli uni gli altri (v.14) è proprio quello di venire e sentirsi propriamente «inviati» - raffigurando una sorta di concatenazione sognante: Gesù e Dio stesso, che ci attraversano.

Possiamo diventare continuazione del Mistero che avvolge la Persona di Cristo solo se consapevoli che non siamo “più” di altri - figuriamoci del Maestro.

 

Ne I Promessi Sposi Manzoni narra che il marchese successore di don Rodrigo [«brav’uomo, non un originale»] serve a tavola gli invitati alle nozze di Renzo e Lucia.

Poi però si ritira a pranzare in disparte con don Abbondio: «d’umiltà n’aveva quanta bisognava per mettersi al di sotto di quella buona gente, ma non per istar in loro pari».

Un tempo si faceva così: lo imponeva l’etichetta sociale.

Stile a modo, grazie al quale per voler piacere si accettava di adattarsi a gesti (estemporanei) di elemosina e benevolenza, fra ottime persone ben educate - ovviamente tutelando il protagonismo delle posizioni.

 

L’allinearsi ai modelli non fa uscire dalle gabbie; anzi, ci nasconde nell’illusione di un cambiamento che in realtà non è in atto, perché l’ordine fasullo resta, malgrado l’altruismo delle apparenze.

Il portento cui siamo chiamati e inviati non è quello di fare spazio a sentimenti convenienti, ma passare dalla nostra vetta all’altrui livello e starci gomito a gomito, per donare a tutti l’emozione di sentirsi adeguati.

Dal servizio alla Comunione: unico clima [non sempre “secondo etichetta” ma autenticamente nostro e sognante] d’intima potenza che sviluppa fioriture, innescando recuperi impossibili.

Da qui si rilegge la storia.

È la via della Beatitudine (v.17) - quella del Signore vivo. Il nucleo della Chiesa in uscita: aggiungere a insegnamenti belli e pratici la dimensione essenziale, che punta verso il basso.

Nell’azione si esprimerà l’essere profondo dell’Amico che ha la libertà di scendere. Egli si rivela promotore dei malfermi, non sottile prevaricatore.

Tale il cammino plausibile e amabile, evangelizzatore delle nostre Radici. Che non chiede “resilienza” nei rapporti, solo agli “inferiori” del mondo.

 

«Io Sono» di Es 3,14 diviene - senza sforzo - il Popolo comunionale e accogliente dei servitori ricolmi di dignità donata.

L’elemento eterno del Verbo è conservato e sviluppato dai suoi inviati e dalla chiesa ministeriale, ‘apostolica’: sia nel suo carattere originario e fondante, che di legame alla storia di ciascuno.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Cosa significa per te passare dal servire a fare comunione? Lo ritieni un eccesso fastidioso?

Ti basta far stare bene gli altri a tratti, da protagonista e in modo compiaciuto, o t’impegni a farli sentire adeguati?

 

 

[Giovedì 4.a sett. di Pasqua, 15 maggio 2025]

93
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".