Nel capitolo sedici di Giovanni, rivolto ai suoi discepoli, Gesù fa presente che è bene che Lui torni al Padre, altrimenti non giungerà loro il Paraclito: lo Spirito che rende testimonianza alla Verità.
Francesco, nell’orazione continua, lo considerava il Tesoro più grande della sua esistenza.
Senza lo Spirito Santo non sapeva parlare né agire secondo Dio.
Infatti, nella Leggenda maggiore, troviamo un episodio che conferma tutto questo:
"Una volta, che doveva predicare davanti al Papa e ai cardinali, per suggerimento del cardinale di Ostia aveva mandato a memoria un discorso stilato con ogni cura.
Se non che, quando si trovò là in mezzo, al momento di pronunciare quelle parole edificanti, dimenticò tutto e non riuscì a spiccicare nemmeno una frase.
Allora, dopo aver esposto con umiltà e sincerità il suo imbarazzo, si mise a invocare la Grazia dello Spirito Santo.
Immediatamente le parole incominciarono ad affluire così abbondanti, così efficaci nel commuovere e piegare il cuore di quegli illustri personaggi, da far vedere chiaramente che non era lui a parlare, ma lo Spirito del Signore" (FF 1211).
E ancora:
"Lo Spirito del Signore, che lo aveva unto e inviato assisteva il suo servo Francesco, ovunque si dirigesse; lo assisteva Cristo stesso, potenza e sapienza di Dio.
Per questo le sue parole sovrabbondavano di sana dottrina e i suoi miracoli erano così splendidi ed efficaci.
Era, la sua parola, come un fuoco ardente, che penetrava l’intimo del cuore e ricolmava d’ammirazione le menti; non sfoggiava l’eleganza della retorica, ma aveva il profumo e l’afflato della rivelazione divina" (FF 1210).
La vocazione di Francesco e la sua missione furono davvero una Epifania dello Spirito, che dimorava presso di lui e la sua fraternità. Manifestazione che ancora oggi attesta la santa operazione avvenuta nel suo percorso di fede sorprendente, incoraggiando ogni creatura nel suo cammino.
«Se non vado, il Paraclito non verrà a voi; se invece parto, lo manderò a voi» (Gv 16,7)
Martedì 6.a sett. di Pasqua (Gv 16,5-11)