Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Sabato, 26 Luglio 2025 04:50

Stolta impreparazione e scelta libera

Il Vangelo di questa domenica, tratto da Luca, dà risalto all’avidità di un uomo ricco che pensa ad ingrandire i suoi magazzini per via di abbondanti raccolti, trascurando la sua anima e il rapporto con Dio, che lo trova impreparato dinanzi ad una morte improvvisa.

Invece di arricchire presso Dio, stoltamente, pensa ad accumulare per sé.

Francesco d’Assisi, invece, donando ai poveri tutto ciò che possedeva, si mise in cammino restituendo a Dio il poco che aveva in cambio del molto che avrebbe ricevuto.

Egli era innamorato di Madonna Povertà; l’aveva sposata e stimata, perché scelta dal Figlio di Dio, che non aveva dove posare il capo.

Ne era così evangelicamente attratto da prendersi pena quando incontrava creature più povere di lui.

Le Fonti raccontano:

"Gli accadde, durante un viaggio, d’incontrare un poverello. Scorgendone la nudità, ne fu rattristato nel cuore e disse al compagno con voce di lamento:

«La miseria di costui ci ha procurato grande vergogna; perché noi, come nostra unica ricchezza, abbiamo scelto la povertà: ed ecco che essa risplende più luminosa in lui che in noi »" (FF 1126).

E a Bernardo, un cittadino di Assisi, che divenne poi suo compagno nella  sequela di Cristo, consigliò  di lasciare i suoi beni, considerati un falso feudo.

Ma per essere certo, "venuto il mattino, entrarono in una chiesa e, dopo aver pregato devotamente, aprono il libro del Vangelo, disposti ad attuare il primo consiglio che si offra loro.

Aprono il libro, e il suo consiglio Cristo lo manifesta con queste parole: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quanto possiedi e dallo ai poveri». Ripetono il gesto, e si presenta il passo: «Non prendete nulla per il viaggio». Ancora una terza volta, e leggono: «Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso».

Senza indugio Bernardo eseguì tutto e non tralasciò neppure un iota. Molti altri, in breve tempo, si liberarono dalle mordacissime cure del mondo e, sotto la guida di Francesco, ritornarono all’infinito bene nella patria vera. Ma sarebbe troppo lungo dire come ciascuno abbia raggiunto il premio della chiamata divina" (FF 601).

La stessa Chiara aveva chiesto e ottenuto da papa Gregorio IX il Privilegio della povertà (17 settembre 1228) in forma scritta.

Documento che assicurava alle Povere sorelle di S. Damiano il diritto di vivere senza proprietà alcuna in questo mondo, seguendo le orme di Colui che, per noi, si è fatto povero e Via, Verità e Vita.

Nella stessa Regola, a riguardo di chi voleva entrare in Monastero per seguire Cristo, Chiara dice:

«E se sarà idonea, le si dica la parola del santo Vangelo: che vada e venda tutte le sue sostanze e procuri di distribuirle ai poveri. Se ciò non potesse fare, basta ad essa la buona volontà» (FF 2757).

E nella prima lettera alla beata Agnese di Praga [sua figlia spirituale] scrive:

«O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne!

O povertà santa! A quanti ti possiedono e desiderano Dio promette il regno dei cieli, ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata.

O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo […] si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa» (FF 2864).

 

«Così [accade a] chi accumula tesori per sé e non arricchisce per Dio» (Lc 12,21)

 

 

Domenica 18.a T.O. anno C  (Lc 12,13-21)

Venerdì, 25 Luglio 2025 04:42

Martirio per il Vangelo 

Anche l’evangelista Matteo narra l’episodio del martirio del Battista.

Erode voleva far uccidere Giovanni perché gli rimproverava i suoi illeciti, ma nel contempo temeva la folla che lo considerava un profeta.

 

Il tema della persecuzione abbinata al favore del popolo per l’uomo di Dio è presente pure nella vicenda di san Francesco.

Nelle Fonti:

"Poiché l’araldo di Cristo era famoso per questi e molti altri prodigi, la gente prestava attenzione alle sue parole, come se parlasse un Angelo del Signore.

Infatti la prerogativa delle virtù eccelse, lo spirito di profezia, la potenza taumaturgica, la missione di predicare venuta dal cielo, l’obbedienza delle creature prive di ragione, le repentine conversioni dei cuori operate dall’ascolto della sua parola, la scienza infusa dallo Spirito Santo e superiore all’umana dottrina, l’autorizzazione a predicare concessa dal Sommo Pontefice per rivelazione divina, come pure la Regola, che definisce la forma della predicazione, confermata dallo stesso Vicario di Cristo e, infine, i segni del Sommo Re impressi come un sigillo nel suo corpo, sono come dieci testimonianze per tutto il mondo e confermano senza ombra di dubbio che Francesco, l’araldo di Cristo, è degno di venerazione per la missione ricevuta, autentico nella dottrina insegnata, ammirabile per la santità e che, perciò, egli ha predicato il Vangelo di Cristo come un vero inviato di Dio” (FF 1221).

Per questo incontrò anche lui persecuzione.

Ma ai suoi frati, nella Regola non bollata, ricorda:

«E tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che si sono donati e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo.

E per il  suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore:

“Colui che perderà l’anima sua per causa mia la salverà per la vita eterna” » (FF 45).

Francesco sacrificò sull’altare della carità e povertà tutto di sé per il Regno, lasciando un fulgido esempio.

 

«Erode, volendo ucciderlo, ebbe paura della folla, perché lo consideravano come un profeta» (Mt 14,5)

 

 

Sabato della 17.a sett. T.O.  (Mt 14,1-12)

Giovedì, 24 Luglio 2025 03:25

Altra visione, nel dileggio

Nel capitolo tredici del Vangelo di Matteo si evidenzia il rifiuto di Gesù da parte degli abitanti di Nazareth.

Il Signore è meravigliato dell’incredulità riscontrata nella sua patria e del disprezzo riservatogli, tanto da non potervi operare alcun prodigio.

Come Gesù, così il suo discepolo.

Sulle orme di Cristo, anche Francesco d’Assisi avrebbe voluto che la gente del suo tempo fosse stata edificatrice e corifea di altri sogni.

Ma nella sua vita ha incontrato (e con lui i suoi frati) uomini in cui abitava spesso l’incapacità di riconoscere la cifra del divino nell’umano.

Una durezza che andava a braccetto con quel disprezzo del profetico e che tende ad annullare quanto di rivoluzionario c’era nello spirito del Poverello: l’intuizione felice della valorizzazione della persona.

Troviamo nelle Fonti autorevoli sorgenti:

“Se Guido [un benefattore] li trattava con tanto riguardo, altri invece li coprivano di disprezzo. Gente di alta e modesta condizione li dileggiava e malmenava, fino a togliere loro di dosso i miserabili indumenti.

I servi di Dio restavano nudi poiché, secondo l’ideale evangelico, non portavano che quel solo vestito, e inoltre non chiedevano la restituzione di ciò che loro veniva portato via […]

Certuni gettavano loro addosso il fango; altri mettevano dei dadi nelle loro mani, invitandoli a giocare; altri ancora, afferrandoli da dietro per il cappuccio, se li trascinavano sospesi sul dorso.

Queste e altre cattiverie del genere venivano loro inflitte, poiché erano ritenuti degli esseri così meschini, da poterli strapazzare a piacimento.

Insieme con la fame e la sete, con il freddo e la nudità, pativano tribolazioni e sofferenze d’ogni sorta.

Ma tutto sopportavano con imperturbabile pazienza, secondo l’ammonizione di Francesco” (FF 1444).

 

«Non c’è profeta disprezzato se non nella patria e nella sua casa» (Mt 13,57).

 

Non più un bambinone del luogo:

Figlio di Pietro di Bernardone (ricco mercante) e Monna Pica, Francesco aveva lasciato ogni appartenenza mondana e di luogo per seguire Cristo e la sua Parola.

Per questo lui e i suoi frati furono scherniti e messi a margine dalla supponenza di molti, increduli verso il modello di vita che la loro testimonianza forniva.

Leggiamo nelle Fonti a riguardo di Francesco:

“Lo Spirito del Signore che lo aveva unto e inviato, assisteva il suo servo Francesco, ovunque si dirigesse lo assisteva Cristo stesso, potenza e sapienza di Dio” (FF 1210).

Nonostante la poca fede degli astanti Gesù lo conformò a sé a tal punto da rivivere nella sua carne tutti i suoi misteri.

 

 

Venerdì 17.a sett.T.O. (Mt 13,54-58)

Mercoledì, 23 Luglio 2025 05:01

Pesci nei canestri

Nei Vangeli il Regno dei Cieli viene paragonato ad una rete che raccoglie ogni sorta di pesci, selezionati poi dai pescatori.

 

Un giorno Francesco, in cammino con Egidio, gli confidò quanto segue:

" «Il nostro movimento religioso sarà simile al pescatore, che getta le sue reti nell’acqua e cattura una moltitudine di pesci; poi, lasciando cadere nell’acqua quelli piccoli, ammucchia nelle ceste quelli grossi».

Profetava con questa similitudine l’espansione del suo Ordine" (FF 1436).

Al tempo stesso mai dimenticava il giudizio di Dio che discerne il Bene e il Male, e i Signori che abbiamo servito. Da qui il giudizio finale sul nostro operato.

Francesco visse tutta la sua esistenza nel timore di Dio e altrettanto fece Chiara; impegnati a far sì che nel proprio Ordine ci fossero pesci buoni.

E ancora, nella Leggenda dei tre compagni:

"La Grazia divina lo aveva profondamente cambiato. Pur non indossando un abito religioso, bramava trovarsi sconosciuto in qualche città, dove barattare i suoi abiti con gli stracci di un mendicante e provare lui stesso a chiedere l’elemosina per amor di Dio" (FF 1405).

 

Il Minimo sapeva che quanto riceveva un povero era rivolto a Cristo stesso e che un solo bicchiere d’acqua dato a quei piccoli ed emarginati era offerto a Gesù.

L’incontro con il lebbroso nella piana d’Assisi, infatti, aveva trasformato in lui l’amaro in vera dolcezza.

Francesco temeva il giudizio divino e desiderava corrispondere a quanto la Parola di Dio gli chiedeva.

Voleva essere quel pesce buono al servizio del Regno dei cieli attraverso un’esistenza spesa per il prossimo.

 

«Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando fu piena e avendola tirata sulla riva, sedutisi [i pescatori] raccolsero i pesci belli in canestri ma gettarono fuori i guasti» (Mt 13,47-48)

 

 

Giovedì della 17.a sett. T.O.  (Mt 13,47-53)

Martedì, 22 Luglio 2025 04:29

Nel campo di Madonna Povertà

Gesù parla in parabole del Regno dei cieli, paragonato ad un Tesoro nascosto in un campo per il quale chi lo trova vende tutto.

Oggetto della parabola sul Regno è anche la perla di enorme valore per la quale il mercante che ne va in cerca vende tutto per acquistarla.

Come le stesse Fonti rivelano, il Tesoro nascosto di Francesco era la povertà non fine a se stessa, ma per il Regno; conformazione al Cristo Povero.

Per lui, Tesoro nascosto per cui vendere tutto era l’incontro con i lebbrosi, rivelazione concreta di Dio e con i quali volle stare spesso, curandoli e amandoli più di se stesso.

Tesoro nascosto era pure la preghiera e le sofferenze condivise con Gesù.

Attestano le Fonti:

“Queste visite ai lebbrosi accrebbero la sua bontà. Conducendo un suo compagno, che aveva molto amato, in una località fuori mano, gli diceva di avere scoperto un grande e prezioso tesoro […] 

Spesso lo conduceva in una grotta, presso Assisi, ci entrava da solo, lasciando fuori l’amico, impaziente di impadronirsi del tesoro” (FF 1409).

“Poi, amante di ogni forma d’umiltà, si trasferì presso i lebbrosi, restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura.

Lavava loro i piedi, fasciava le piaghe, toglieva dalle piaghe la marcia e le ripuliva dalla purulenza.

Baciava anche, spinto da ammirevole devozione, le loro piaghe incancrenite, lui che sarebbe ben presto diventato il buon samaritano del Vangelo” (FF 1045).

Ancora: “E veramente sposa immacolata di Dio è la vera religione che egli abbracciò; e il Regno dei Cieli è il tesoro nascosto che egli cercò così ardentemente” (FF 330).

Continua il suo biografo Celano, nella Vita Prima:

“Si apparta un poco dal tumulto del mondo […] e cerca di custodire Gesù Cristo nell’intimità del cuore.

Come un mercante avveduto, sottrae allo sguardo degli scettici la perla trovata, e segretamente si adopra a comprarla con la vendita di tutto il resto” (FF 328).

La scoperta del grande tesoro evangelico è attestato anche in un breve passo della Leggenda dei Tre compagni.

"Francesco unitamente a Egidio andò nella Marca di Ancona, gli altri due si posero in cammino verso un’altra regione.

Andando verso la Marca, esultavano giocondamente nel Signore. Francesco, a voce alta e chiara, cantava in francese le lodi del Signore, benedicendo e glorificando la bontà dell’Altissimo.

Tanta era la loro gioia, che pareva avessero scoperto un magnifico tesoro nel podere evangelico della signora Povertà, per amore del quale si erano generosamente e spontaneamente sbarazzati di ogni avere materiale, considerandolo alla stregua dei rifiuti» (FF 1436).

 

«Il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; che un uomo avendo trovato nascose; e nella sua gioia va, e vende quanto ha e compra quel campo» (Mt 13,44)

 

 

Mercoledì della 17.a sett. T.O.  (Mt 13,44-46)

Lunedì, 21 Luglio 2025 03:21

Chi crede vive!

Il brano giovanneo narra la rianimazione di Lazzaro.

Dinanzi alla morte, l’umanità del Signore attesta il suo amore per noi, suoi amici.

 

Anche Francesco d’Assisi, sensibile ai mali della gente, in vita e in morte si adoperò come strumento di Dio, seminatore di vita vera.

Le Fonti, nella Leggenda maggiore, ci regalano perle di vita trasmessa.

"Nel paese di Pomaranico, situato fra i monti della Puglia, due coniugi avevano un’unica figlia, di tenera età, teneramente amata. Ma una grave malattia la condusse alla tomba.

I suoi genitori, disperando di avere altri eredi, si ritenevano morti con lei.

Vennero i parenti e gli amici per quel funerale troppo degno di pianto; ma la madre infelice, giacendo ricolma d’indicibili dolori e sommersa d’infinità tristezza, nulla avvertiva di quanto si stava facendo.

Intanto San Francesco, in compagnia di un solo frate, si degnò di visitare con un’apparizione la desolata donna, che ben conosceva come sua devota.

Pietosamente parlandole:

«Non piangere le disse, perché il lume della tua lucerna, che tu piangi come spento, ti sarà restituito per mia intercessione».

Si alzò immediatamente la donna e raccontando a tutti quanto il Santo le aveva detto, proibì che si procedesse alla sepoltura; poi, invocando con grande fede il nome di San Francesco, prese per mano la figlia morta, e, viva, sana e salva, la fece alzare, fra lo stupore universale" (FF 1264).

Il Supertestimone della fede, Francesco, operò in modo da rendere gloria all’Eterno al cospetto di tutti, attestando che Gesù è davvero

la resurrezione e la vita, poiché chi crede in Lui anche se muore vivrà.

 

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se morisse, vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Credi questo?» (Gv 11,25-26)

 

 

Ss. Marta, Maria e Lazzaro  (Gv 11,19-27)

Domenica, 20 Luglio 2025 03:46

Granelli di senapa e crescita esponenziale

Gesù nel Vangelo odierno narra parabole sul Regno di Dio, prendendo lo spunto dagli elementi della natura: granello di senape e lievito.

Con agganci naturali e reali spiega la fisionomia del Regno.

Francesco e Chiara d’Assisi sono stati due granelli di senapa che crescendo nell’umiltà e nascondimento sono divenuti alberi talmente grandi che sui loro rami hanno trovato riparo tante creature.

Nello specifico, di Chiara così parla la  Bolla papale di canonizzazione "Clara Claris praeclara":

«Questo fu l’albero alto, proteso verso il cielo, dai rami dilatati, che nel campo della Chiesa produsse soavi frutti […] e alla cui ombra piacevole e amena molte seguaci accorsero da ogni parte, e tuttora accorrono per gustarne i frutti» (FF 3294).

Il Regno di Dio trova sviluppo in queste singolari metafore di cui il Povero d’Assisi e Chiara reclusa sono testimonianze plastiche e concrete.

Ma pure Francesco, come Gesù, parlava ai suoi frati in parabole. Le Fonti lo attestano in vari passi.

Quando voleva far intendere loro il cammino che li attendeva per accogliere il Regno di Dio, richiamava alla mente varie parabole, attraversate dal tessuto evangelico.

Ne ricordiamo una fra le tante, con le quali annunciava la Parola che il Signore gli affidava.

Presentandosi al Papa Gesù gli aveva fatto comprendere come doveva esprimersi.

"Egli, infatti, raccontò al Pontefice come Dio gliel’aveva suggerita, la parabola di un ricco re che con gran gioia aveva sposato una donna bella e povera e ne aveva avuto dei figli che avevano la stessa fisionomia del re, loro padre e che, perciò, vennero allevati alla mensa stessa del re.

Diede, poi, l’interpretazione della parabola, giungendo a questa conclusione:

«Non c’è da temere che muoiano di fame i figli ed eredi dell’eterno Re; perché essi, a somiglianza di Cristo, sono nati da una madre povera, per virtù dello Spirito Santo e sono stati generati, per virtù dello spirito di povertà, in una religione poverella.

Se, infatti, il Re del cielo promette ai suoi imitatori il Regno eterno, quanto più provvederà per loro quelle cose che elargisce senza distinzione ai buoni e ai cattivi».

Il Vicario di Cristo ascoltò attentamente questa parabola e la sua interpretazione e, pieno di meraviglia, riconobbe senza ombra di dubbio che, in quell’uomo, aveva parlato Cristo.

Ma si sentì rassicurato anche da una visione, da lui avuta in quella circostanza, nella quale lo Spirito di Dio gli aveva mostrato la missione a cui Francesco era destinato.

Infatti, come egli raccontò, in sogno vedeva che la Basilica del Laterano ormai stava per rovinare e che, un uomo poverello, piccolo e di aspetto spregevole, la sosteneva, mettendoci sotto le spalle, perché non cadesse.

«Veramente - concluse il Pontefice - questi è colui che con la sua opera e la sua dottrina sosterrà la Chiesa di Cristo» (FF1064).

"Contando sulla grazia divina e sull’autorità papale, Francesco, pieno di fiducia, si diresse verso la valle Spoletana, pronto a praticare e insegnare il Vangelo" (FF 1065).

Anche queste parabole sono la narrazione dell’avvento del Regno di Dio, la sua espansione nel chicco di senapa di Francesco e di Chiara, e i loro incredibili sviluppi.

 

 

Lunedì 17.a sett. T.O.  (Mt 13,31-35)

Sabato, 19 Luglio 2025 05:08

È bussando che si riceve

Gesù, dopo aver insegnato ai suoi a pregare, li sprona a chiedere nelle necessità, e a bussare perché sarà loro aperto.

Per Francesco d’Assisi donare a chi era nel bisogno costituiva legge di vita. Questo verbo: "donare" era spesso sostituito da un altro tipicamente francescano: "restituire".

Per lui consegnare il mantello ad un povero, che bussava alla porta del suo cuore, significava restituirgli quanto dato in prestito.

D’altra parte, come dice il Vangelo, quanto desideriamo sia fatto a noi, anche noi dobbiamo farlo al prossimo (cfr. Mt 7,12).

Al tempo stesso, riteneva importante e segno di umiltà il saper chiedere.

Dopo il suo cambiamento di vita, obbedendo alla voce del Crocifisso di S. Damiano e vincendo se stesso, si diede a innumerevoli fatiche.

Le Fonti narrano:

"Francesco, uomo di Dio, nudo delle cose del mondo, si consacra al culto divino e, non facendo più caso del proprio tornaconto, s’impegna nel servire Dio in tutti i modi possibili.

Di ritorno alla chiesa di S. Damiano, tutto felice e fervente, si confezionò un abito da eremita e confortò il prete di quella chiesa con le stesse parole d’incoraggiamento rivolte a lui dal vescovo.

Indi, rientrando in città, incominciò ad attraversare piazze e strade, elevando lodi al Signore con l’anima inebriata.

Come finiva le lodi, si dava da fare per ottenere le pietre necessarie al restauro della chiesa. Diceva:

«Chi mi dà una pietra, avrà una ricompensa; chi due pietre, due ricompense; chi tre, altrettante ricompense!».

Con ardente entusiasmo rivolgeva questo e simili appelli pieni di ingenuità, poiché questo eletto di Dio aveva un animo candido e fanciullo, non faceva ricorso al dotto linguaggio della sapienza umana, ma era semplice e immediato in tutto» " (FF 1420).

Secondo il Poverello, chiedere l’elemosina per amore di Dio era il gesto più nobile e dignitoso davanti al Signore e al mondo.

"E infatti, tutto ciò che il Padre celeste ha creato per l’utilità degli uomini, continua a donarcelo gratuitamente anche dopo il peccato, ai degni come agli indegni, per l’amore ch’Egli porta al suo Figlio diletto" (FF 1610).

 

«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto» (Lc 11,9)

 

 

Domenica 17.a T.O. anno C, (Lc 11,1-13)

Pagina 1 di 11
The fool in the Bible, the one who does not want to learn from the experience of visible things, that nothing lasts for ever but that all things pass away, youth and physical strength, amenities and important roles. Making one's life depend on such an ephemeral reality is therefore foolishness (Pope Benedict)
L’uomo stolto nella Bibbia è colui che non vuole rendersi conto, dall’esperienza delle cose visibili, che nulla dura per sempre, ma tutto passa: la giovinezza come la forza fisica, le comodità come i ruoli di potere. Far dipendere la propria vita da realtà così passeggere è, dunque, stoltezza (Papa Benedetto)
We see this great figure, this force in the Passion, in resistance to the powerful. We wonder: what gave birth to this life, to this interiority so strong, so upright, so consistent, spent so totally for God in preparing the way for Jesus? The answer is simple: it was born from the relationship with God (Pope Benedict)
Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio (Papa Benedetto)
Christians are a priestly people for the world. Christians should make the living God visible to the world, they should bear witness to him and lead people towards him (Pope Benedict)
I cristiani sono popolo sacerdotale per il mondo. I cristiani dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente, testimoniarLo e condurre a Lui (Papa Benedetto)
The discovery of the Kingdom of God can happen suddenly like the farmer who, ploughing, finds an unexpected treasure; or after a long search, like the pearl merchant who eventually finds the most precious pearl, so long dreamt of (Pope Francis)
La scoperta del Regno di Dio può avvenire improvvisamente come per il contadino che arando, trova il tesoro insperato; oppure dopo lunga ricerca, come per il mercante di perle, che finalmente trova la perla preziosissima da tempo sognata (Papa Francesco)
Christ is not resigned to the tombs that we have built for ourselves (Pope Francis)
Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti (Papa Francesco)
We must not fear the humility of taking little steps, but trust in the leaven that penetrates the dough and slowly causes it to rise (cf. Mt 13:33) [Pope Benedict]
Occorre non temere l’umiltà dei piccoli passi e confidare nel lievito che penetra nella pasta e lentamente la fa crescere (cfr Mt 13,33) [Papa Benedetto]
The disciples, already know how to pray by reciting the formulas of the Jewish tradition, but they too wish to experience the same “quality” of Jesus’ prayer (Pope Francis)
I discepoli, sanno già pregare, recitando le formule della tradizione ebraica, ma desiderano poter vivere anche loro la stessa “qualità” della preghiera di Gesù (Papa Francesco)
Saint John Chrysostom affirms that all of the apostles were imperfect, whether it was the two who wished to lift themselves above the other ten, or whether it was the ten who were jealous of them (“Commentary on Matthew”, 65, 4: PG 58, 619-622) [Pope Benedict]
San Giovanni Crisostomo afferma che tutti gli apostoli erano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro (cfr Commento a Matteo, 65, 4: PG 58, 622) [Papa Benedetto]

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