Gen 14, 2025 Scritto da 

2a Domenica T.O. (1Cor 12,4-11)

(1Cor 12,4-11)

2a Domenica T.O. (C)

 

1Corinzi 12:4 Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito;

1Corinzi 12:5 vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;

1Corinzi 12:6 vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.

1Corinzi 12:7 E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune:

 

Si parla tre volte di diversità e tre volte di unità. L’unità è attribuita allo Spirito che è lo Spirito Santo, al Signore che è Gesù, e a Dio che è il Padre. Praticamente la Trinità fa da sottofondo alla nostra diversità e unità, perché la Trinità è il primo luogo della diversità e unità. La distinzione, la diversità è necessaria alla relazione, all’amore. La diversità, nell’amore diventa unità, che mantiene la diversità. Siccome Dio è amore, allora l’amore necessita della diversità; e la diversità è il luogo stesso dell’unione, mentre molto spesso per noi la diversità è il luogo del litigio, perché non accettiamo la diversità.

“C’è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito”. Qui abbiamo la parola charismatōn. Derivando dalla stessa radice del termine “grazia”, charis, significa “manifestazioni della grazia” e dunque “doni”. Il carisma è una particolare grazia attraverso la quale possiamo manifestare al mondo la ricchezza di Dio. Il carisma è grazia perché dato gratuitamente all’uomo. Nessuno può farsene un vanto personale.

Affermata questa prima verità, Paolo ne afferma subito un’altra. Se i carismi sono tanti, uno solo però è il suo autore: lo Spirito Santo di Dio. Perché Paolo tiene a precisare questa verità? I pagani credevano che le diverse doti di una persona dovessero attribuirsi a diversi dèi, l'uno dei quali dava la sapienza, l'altro la forza, ecc. Affinché i cristiani non pensassero che qualcosa di analogo avvenisse per i diversi doni loro dati, l'apostolo li avvisa che, benché i doni siano diversi, uno però è lo Spirito da cui procedono.

“Vi è diversità di ministeri”. Ministeri, diakoniōn, vuol dire: diaconie, servizi (quegli degli apostoli, dei vescovi, dei presbiteri, ecc.). Quindi introduce un altro concetto: ogni carisma, ogni dono che abbiamo è un servizio agli altri. Quindi c’è una diversità di servizi perché i doni si manifestano nel servizio che si fa ai fratelli.

“Non v’è che un medesimo Signore”. Tutti questi servizi sono stabiliti e regolati dalla volontà suprema dell’unico capo della Chiesa: il Signore Gesù. Quindi ogni servizio trova la sua origine in Gesù, che si è fatto servo di tutti, e ogni dono trova il modello in Gesù.

“E vi è varietà di operazioni”. Operazioni traduce il termine energēmàtōn, che deriva dalla parola normalmente usata per indicare “opera”. Le opere che facciamo per il servizio del Regno devono essere ricondotte a Dio Padre Onnipotente, il quale dall’alto dei cieli fortifica la nostra volontà, infonde energia e vigore al corpo, santità all’anima perché si possa operare secondo Dio.

“Ma non v’è che un medesimo Iddio”. Per la terza volta Paolo asserisce che non vi possono essere divisioni tra i cristiani in base ai “doni”, perché è lo stesso Dio che elargisce i doni in tutta la loro diversità. E appunto perché tutti i doni procedono da Dio, non possono essere diretti che ad un fine degno di Dio.

Ogni uomo è uno strumento nelle mani di Dio. Se Dio usa uno strumento per una cosa e un altro strumento per un’altra cosa, forse che lo strumento può entrare in gelosia, può comportarsi con invidia, può dire al Signore perché usi me e non l’altro, oppure perché usi l’altro e non me? Se Dio ha disposto che uno eserciti un ministero con un carisma particolare e un altro agisca secondo un altro ministero e con un carisma differente, chi è l’uomo perché possa dire a Dio perché mi hai fatto così e perché mi hai fatto in modo differente dagli altri?

Se è Dio che opera in noi, allora è giusto pregare Dio che agisca in noi secondo il dono di cui ci ha arricchiti, ma anche che dia vigore al dono con cui ha arricchito gli altri.

In questi versetti abbiamo l’impalcatura profonda della struttura di una vita comunitaria e anche di coppia, cioè la diversità e l’unità. Esse non sono una insidia l’una all’altra, ma sono necessarie l’una all’altra, se no, è impossibile vivere. Il discorso è grade perché vale sia al livello strettamente personale, sia a livello sociale. Sono valori di fondo nei quali è in gioco il destino dell’umanità, cioè come vivi ciò che sei. Oggi si cerca di abolire la diversità. C’è unità, ma nella stoltezza, nella non identità, nella distruzione della persona.

«Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l'utile comune». Questo è un criterio di discernimento dei doni: l’utilità comune. Tutto ciò che ho e sono, serve per amare Dio e il prossimo, e se non porta in questa direzione, me ne sto appropriando indebitamente, e quindi lo sto usando diabolicamente. Tutti i doni sono doni di Dio, ma possiamo farne un uso giusto o sbagliato. Un ministero, un dono, un carisma, una grazia non sono per la persona che li riceve, sono per l’utilità comune. Ognuno deve sentirsi arricchito dal carisma dell’altro, poiché l'altro, il suo carisma, Dio non gliel’ha dato per se stesso, ma per il bene della Chiesa.

Da questo principio enunciato da Paolo nasce per ogni cristiano un problema serio di coscienza. Se il carisma dell’altro è per la mia utilità, posso io trascurarlo, posso non servirmene se esso mi è necessario? Ignorare il carisma dell’altro, non servirsene, non volere che questo carisma porti frutto, è un peccato che si riversa contro di me. Se il carisma dell’altro è per me, privandomene, mi privo del nutrimento di cui necessito.

Il rifiuto del carisma dell’altro, e soprattutto il rifiuto per motivi di cattiva coscienza, mi pone in un serio pericolo di fallire nella mia vita cristiana, perché mi privo del sostegno e del nutrimento che il Signore mi ha posto accanto.

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede

 

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181 Ultima modifica il Martedì, 14 Gennaio 2025 07:49
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Praying, celebrating, imitating Jesus: these are the three "doors" - to be opened to find «the way, to go to truth and to life» (Pope Francis)
Pregare, celebrare, imitare Gesù: sono le tre “porte” — da aprire per trovare «la via, per andare alla verità e alla vita» (Papa Francesco)
In recounting the "sign" of bread, the Evangelist emphasizes that Christ, before distributing the food, blessed it with a prayer of thanksgiving (cf. v. 11). The Greek term used is eucharistein and it refers directly to the Last Supper, though, in fact, John refers here not to the institution of the Eucharist but to the washing of the feet. The Eucharist is mentioned here in anticipation of the great symbol of the Bread of Life [Pope Benedict]
Narrando il “segno” dei pani, l’Evangelista sottolinea che Cristo, prima di distribuirli, li benedisse con una preghiera di ringraziamento (cfr v. 11). Il verbo è eucharistein, e rimanda direttamente al racconto dell’Ultima Cena, nel quale, in effetti, Giovanni non riferisce l’istituzione dell’Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi. L’Eucaristia è qui come anticipata nel grande segno del pane della vita [Papa Benedetto]
Work is part of God’s loving plan, we are called to cultivate and care for all the goods of creation and in this way share in the work of creation! Work is fundamental to the dignity of a person. Work, to use a metaphor, “anoints” us with dignity, fills us with dignity, makes us similar to God, who has worked and still works, who always acts (cf. Jn 5:17); it gives one the ability to maintain oneself, one’s family, to contribute to the growth of one’s own nation [Pope Francis]
Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione [Papa Francesco]
God loves the world and will love it to the end. The Heart of the Son of God pierced on the Cross and opened is a profound and definitive witness to God’s love. Saint Bonaventure writes: “It was a divine decree that permitted one of the soldiers to open his sacred wide with a lance… The blood and water which poured out at that moment was the price of our salvation” (John Paul II)
Il mondo è amato da Dio e sarà amato fino alla fine. Il Cuore del Figlio di Dio trafitto sulla croce e aperto, testimonia in modo profondo e definitivo l’amore di Dio. Scriverà San Bonaventura: “Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza” (Giovanni Paolo II))
[Nicodemus] felt the fascination of this Rabbi, so different from the others, but could not manage to rid himself of the conditioning of his environment that was hostile to Jesus, and stood irresolute on the threshold of faith (Pope Benedict)
[Nicodemo] avverte il fascino di questo Rabbì così diverso dagli altri, ma non riesce a sottrarsi ai condizionamenti dell’ambiente contrario a Gesù e resta titubante sulla soglia della fede (Papa Benedetto)
Those wounds that, in the beginning were an obstacle for Thomas’s faith, being a sign of Jesus’ apparent failure, those same wounds have become in his encounter with the Risen One, signs of a victorious love. These wounds that Christ has received for love of us help us to understand who God is and to repeat: “My Lord and my God!” (Pope Benedict)

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don Giuseppe Nespeca

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