Giu 23, 2025 Scritto da 

Ss. Pietro e Paolo

(Mt 16,13-19)

Matteo 16:13 Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».

Matteo 16:14 Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti».

Matteo 16:15 Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».

Matteo 16:16 Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

Matteo 16:17 E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.

Matteo 16:18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.

Matteo 16:19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

 

I Vangeli non sono opere scritte di getto, ma la meticolosità con cui sono stati composti e strutturati dice che essi sono stati studiati e composti a tavolino da persone veramente esperte e capaci nell'arte della narrativa e della comunicazione. Sono opere di alto spessore intellettuale, ed hanno finalità squisitamente teologiche, dottrinali e pastorali.

In questo brano viene riportata in modo solenne ed elaborato - per bocca di Pietro - la confessione di Gesù come vero Messia e vero Figlio di Dio. Tuttavia, il brano è anche uno dei più discussi e contestati nell'ambito della storia del cristianesimo dalla Riforma protestante in poi, per le parole che Gesù proferì a Pietro e che gli conferirono un'incredibile autorità. Vi è, dunque, da una parte, il mondo cattolico, che vede in essa il fondamento teologico e divino del papato; dall'altra, il mondo protestante che cerca di sminuirne la portata, arrampicandosi spesso sugli specchi. Tempo e spazio, purtroppo, non permettono di trattare questa tematica.

Gesù introdurrà i suoi discepoli nella verità della sua Persona, attraverso una domanda in apparenza semplice che sembra buttata lì. Egli chiede cosa la gente dice del Figlio dell’uomo, cioè di lui, Gesù. I vv. 13-14 riportano le voci che ricorrevano sulla sua persona, una sorta di indagine statistica casereccia, da cui risulta un condensato di titoli che mette in rilievo il complesso e multiforme mistero della sua persona: Giovanni Battista, Elia, Geremia, un profeta. Siamo nel cuore della questione cristologica del Vangelo di Matteo, che vede a confronto due gruppi di persone: gli uomini, estranei al gruppo dei discepoli, e i discepoli stessi. I primi propongono delle soluzioni secondo lo schema veterotestamentario; i secondi indicano una nuova prospettiva. Un confronto, quindi, che si svolge tra un gruppo che fonda la sua comprensione di Gesù sull'Antico Testamento, che tende quindi a spiegare Gesù secondo gli schemi del passato; e un gruppo, che staccandosi e contrapponendosi al primo, indica in Gesù il nuovo evento salvifico del Padre. Un confronto che avviene a Cesarea di Filippo.

La città sorgeva ai piedi del monte Hermon, nei pressi della sorgente di Nahr Banyas, una delle tre sorgenti del fiume Giordano,  una delle quali si riteneva che fosse l’accesso al regno della  morte. In epoca ellenistica, la grotta, da cui scaturiva il fiume, era sacra al dio greco Pan. Gesù porta i discepoli nel posto più lontano possibile dall’influsso dei farisei e sadducei, e la confessione di Pietro avviene in zona pagana.

La gente, vedendo i miracoli che Gesù faceva, pensava che fosse uno di quei personaggi straordinari che dovevano preparare il popolo alla venuta del Messia. Gesù è considerato un uomo del passato, e se è un uomo del passato di certo compirà le stesse opere che hanno compiuto in passato tutti quei servi del Signore. La risposta della gente indica la sua incapacità di staccarsi dai canoni veterotestamentari, non riesce a leggere la realtà se non attraverso il filtro della Legge mosaica.

Anche oggi si vorrebbe Gesù uguale a tutti gli altri uomini. Se è uguale a tutti gli altri uomini, non potrà fare nulla di speciale. Farà ciò che fanno tutti gli altri uomini, alla maniera di tutti gli altri uomini. L'uomo, istintivamente, è abituato a pensare Dio, il Signore Gesù, in tutte le proprie categorie religiose, trovandogli un posto nello schedario.

“Ma voi chi dite che io sia?”. A Gesù non interessa cosa pensa la gente. A Gesù interessa che i suoi discepoli sappiano chi Lui sia, perché ogni falsità da loro introdotta nella sua Persona e nella sua missione avrà conseguenze per tutta l’umanità. La salvezza dell’umanità è legata alla verità su Gesù.

Pietro dà una risposta immediata: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Tu sei il Messia di Dio. Il Messia di Dio è il Figlio del Dio vivente. Siamo nel vertice della fede cristologica: Gesù non è il Battista risuscitato dai morti, non è Elia, né Geremia o uno degli antichi profeti, visione che tende a ricondurre l'evento Gesù all'interno della più comprensibile e tranquilla fede giudaica, ma egli è “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Gesù non è un uomo del passato. In Cristo c’è un mistero che va ben oltre tutto il passato di Israele. In Cristo c’è una novità assoluta. Gesù non è solo il Messia di Israele. È il Messia di Israele perché è il Figlio del Dio vivente.

Chiamare Gesù «Figlio di Dio», fa compiere una riqualificazione al termine stesso di Messia, in cui si riconosce non semplicemente un uomo inviato da Dio, ma Dio stesso, che si fa incarnazione in Gesù e del quale se ne riconosce la natura divina, così che Gesù diviene il “Davar” del Padre. Il termine ebraico «davar» significa “parola”, ma non nel senso di semplice voce o suono, ma come una parola che è anche azione, in cui il parlare e l'agire coincidono. Il Davar, quindi, designa un evento che si compie per mezzo della Parola e nella stessa Parola; una Parola che si fa evento. Per questo Gesù può essere definito e ritenuto come l'agire stesso del Padre.

Il legare insieme i due titoli “Cristo e Figlio di Dio”, costituisce il vertice della fede cristologica, poiché significa far convergere le attese messianiche nella novità sconvolgente della figliolanza divina dell'uomo Gesù, che in tal modo viene anche confessato Dio. Significa attribuire al Messia, concepito sempre come un uomo, la divinità stessa di Yahweh.

A fronte della professione di fede, che svela la vera identità di Gesù, Pietro viene dichiarato beato. La beatitudine delineava sempre lo stretto rapporto che intercorre tra l'uomo e Dio. L'uomo viene dichiarato beato perché è adombrato dalla presenza di Dio. Beato indica, quindi, una sorta di elezione che Dio pone sul suo fedele, ma dice anche la scelta che quell'uomo ha operato a favore di Dio, ponendosi dalla sua parte. Si tratta, comunque, di un rapporto e di una condizione di privilegio in cui il beato viene posto. La dichiarazione di beatitudine di Pietro, dunque, inserisce Pietro nella sacralità stessa di Dio e lo definisce una sorta di persona a Lui consacrata.

La beatitudine di Pietro, quindi, dipende da una elezione divina, che gli ha consentito di accedere ai misteri del disegno salvifico, che si sta compiendo in Gesù. Per questo Pietro è beato, perché viene reso partecipe del progetto salvifico e, pertanto, posto in una condizione di privilegio divino. Particolarmente interessante è la contrapposizione delle due espressioni “carne e sangue” e “Padre mio nei cieli”. Come dire che il mistero della persona di Gesù non può essere raggiunto con le forze umane, poiché tale mistero le supera ampiamente in quanto si pone nel segreto stesso del Padre che è nei cieli. La comprensione di Gesù è, dunque, dono dall'alto, è rivelazione, che si realizza  soltanto se l'uomo si pone nei confronti di Dio in un umile atteggiamento di fede accogliente, senza avere la pretesa di capire, poiché Dio dona, ma non si lascia derubare. 

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

(Disponibili su Amazon)

         

160 Ultima modifica il Lunedì, 23 Giugno 2025 21:26
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

Email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
The invitation has three characteristics: freely offered, breadth and universality. Many people were invited, but something surprising happened: none of the intended guests came to take part in the feast, saying they had other things to do; indeed, some were even indifferent, impertinent, even annoyed (Pope Francis)
L’invito ha tre caratteristiche: la gratuità, la larghezza, l’universalità. Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa, dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio (Papa Francesco)
Those who are considered the "last", if they accept, become the "first", whereas the "first" can risk becoming the "last" (Pope Benedict)
Proprio quelli che sono considerati "ultimi", se lo accettano, diventano "primi", mentre i "primi" possono rischiare di finire "ultimi" (Papa Benedetto)
St Clement of Alexandria commented: “Let [the parable] teach the prosperous that they are not to neglect their own salvation, as if they had been already foredoomed, nor, on the other hand, to cast wealth into the sea, or condemn it as a traitor and an enemy to life, but learn in what way and how to use wealth and obtain life” (Who is the Rich Man That Shall Be Saved, 27, 1-2) [Pope Benedict]
Così commenta San Clemente di Alessandria: «La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita» (Quale ricco si salverà?, 27, 1-2) [Papa Benedetto]
The dialogue of Jesus with the rich young man, related in the nineteenth chapter of Saint Matthew's Gospel, can serve as a useful guide for listening once more in a lively and direct way to his moral teaching [Veritatis Splendor n.6]
Il dialogo di Gesù con il giovane ricco, riferito nel capitolo 19 del Vangelo di san Matteo, può costituire un'utile traccia per riascoltare in modo vivo e incisivo il suo insegnamento morale [Veritatis Splendor n.6]
The Gospel for this Sunday (Lk 12:49-53) is part of Jesus’ teachings to the disciples during his journey to Jerusalem, where death on the cross awaits him. To explain the purpose of his mission, he takes three images: fire, baptism and division [Pope Francis]
Il Vangelo di questa domenica (Lc 12,49-53) fa parte degli insegnamenti di Gesù rivolti ai discepoli lungo la sua salita verso Gerusalemme, dove l’attende la morte in croce. Per indicare lo scopo della sua missione, Egli si serve di tre immagini: il fuoco, il battesimo e la divisione [Papa Francesco]
«And they were certainly inspired by God those who, in ancient times, called Porziuncola the place that fell to those who absolutely did not want to own anything on this earth» (FF 604)
«E furono di certo ispirati da Dio quelli che, anticamente, chiamarono Porziuncola il luogo che toccò in sorte a coloro che non volevano assolutamente possedere nulla su questa terra» (FF 604)
It is a huge message of hope for each of us, for you whose days are always the same, tiring and often difficult. Mary reminds you today that God calls you too to this glorious destiny (Pope Francis)
È un grande messaggio di speranza per ognuno noi; per te, che vivi giornate uguali, faticose e spesso difficili. Maria ti ricorda oggi che Dio chiama anche te a questo destino di gloria (Papa Francesco)

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.