Mag 26, 2025 Scritto da 

Ascensione del Signore (anno C)

(Lc 24,46-53;  At 1,1-11)

 

Luca 24:46 «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno

Luca 24:47 e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme.

Luca 24:48 Di questo voi siete testimoni.

Luca 24:49 E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».

Luca 24:50 Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse.

Luca 24:51 Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo.

 

Atti 1:4 Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me:

Atti 1:5 Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».

Atti 1:8 ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».

 

Da Gerusalemme, in modo espansivo, si diffonde l'annuncio della salvezza, che abbraccia l'intera umanità. La centralità di Gerusalemme è evidente in Luca fin dagli inizi del suo Vangelo, che si apre nel cuore stesso di Gerusalemme, il Tempio, e nel momento più sacro, quello del culto, e attorno alla quale gira l'intera infanzia di Gesù. Ora, con il v. 48 vi è l'investitura dell'intero gruppo apostolico a testimone ufficiale degli eventi della salvezza, di cui essi sono costituiti depositari. In altri termini, il gruppo apostolico riceve il mandato per la sua missione, venendo costituito in autorità dal Risorto stesso. Una investitura da cui si genera non solo la missione, ma funge anche da fondamento costitutivo della Chiesa stessa, che trae origine proprio dal mandato del Risorto.

A fronte dell'affidamento della missione, posta a fondamento della Chiesa, costituendola in autorità presso Dio e presso gli uomini, il v. 49 preannuncia come tale missione assumerà piena efficacia con l'unzione dello Spirito Santo: “E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso”. Gesù non accenna allo Spirito Santo, ma soltanto alla “promessa del Padre mio”.

Luca definisce lo Spirito Santo quale “promessa del Padre”, benché da nessuna parte nel Vangelo di Luca compaia in termini espliciti una simile promessa. Per poter comprendere a quale promessa Luca faccia riferimento e dove questa sia stata menzionata nel suo Vangelo, è necessario proseguire la ricerca in At 1,4-5 dove dice che “Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre quella, disse, che voi avete udito da me: Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni”. Il riferimento qui è a Lc 3,16: “Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Una promessa, che vedrà il suo attuarsi in At 1,8 dove si parla dell'investitura dello Spirito Santo sui discepoli. 

La fine del Vangelo di Luca sta qui toccando gli inizi degli Atti degli Apostoli e congiungendosi con questi. Gli estremi, quindi, si toccano tra loro e tra loro si congiungono, creando una sorta di vasi comunicanti in cui l'evento Gesù, ora Risorto, travasa se stesso nella Chiesa, continuando in essa la sua azione salvifica. 

Alla promessa del Padre - il dono dello Spirito Santo - segue la raccomandazione: “restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto”. La città di cui si parla è chiaramente Gerusalemme, il luogo del compiersi del mistero della salvezza, attuatosi nella morte-risurrezione di Gesù, ma la cui efficacia trova il suo pieno compimento soltanto nel dono dello Spirito Santo, che è potenza di Dio che opera in coloro che credono. 

 

Luca chiude il suo Vangelo in modo inconsueto rispetto alla tradizione evangelica, raccontando dell'ascensione di Gesù al cielo. Unico tra gli evangelisti che ne faccia una trattazione specifica a parte. 

L'ascensione mette fine all'attività di Gesù a Gerusalemme, per lasciarla in eredità ai suoi. Per questo Gesù compie un'azione benedicente (v. 50), il cui senso è trasmettere la sua eredità spirituale sulla comunità apostolica, che dovrà proseguire la sua missione, proprio partendo da Gerusalemme. La benedizione posta sul gruppo apostolico richiama da vicino l'immagine genesiaca della creazione dell'uomo, sul quale Dio pose la sua benedizione, accompagnata dal comando di essere fecondi e di moltiplicarsi, riempendo tutta la terra. È questa la missione di cui è stato investito l'intero gruppo apostolico, e la benedizione non va intesa quindi come un semplice e commovente gesto di saluto, ma imprime su quel gruppo germinale della chiesa nascente il segno della fecondità divina. Il termine benedizione in ebraico è, infatti, “berakah”, che deriva da “berek”, che significa “ginocchio”, un eufemismo per indicare gli organi genitali, che sono gli organi preposti alla generazione e quindi, per loro natura e funzione, sinonimi di fecondità. 

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
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Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Unity is not made with glue [...] The great prayer of Jesus is to «resemble» the Father (Pope Francis)
L’Unità non si fa con la colla […] La grande preghiera di Gesù» è quella di «assomigliare» al Padre (Papa Francesco)
Divisions among Christians, while they wound the Church, wound Christ; and divided, we cause a wound to Christ: the Church is indeed the body of which Christ is the Head (Pope Francis)
Le divisioni tra i cristiani, mentre feriscono la Chiesa, feriscono Cristo, e noi divisi provochiamo una ferita a Cristo: la Chiesa infatti è il corpo di cui Cristo è capo (Papa Francesco)
The glorification that Jesus asks for himself as High Priest, is the entry into full obedience to the Father, an obedience that leads to his fullest filial condition [Pope Benedict]
La glorificazione che Gesù chiede per se stesso, quale Sommo Sacerdote, è l'ingresso nella piena obbedienza al Padre, un'obbedienza che lo conduce alla sua più piena condizione filiale [Papa Benedetto]
All this helps us not to let our guard down before the depths of iniquity, before the mockery of the wicked. In these situations of weariness, the Lord says to us: “Have courage! I have overcome the world!” (Jn 16:33). The word of God gives us strength [Pope Francis]
Tutto questo aiuta a non farsi cadere le braccia davanti allo spessore dell’iniquità, davanti allo scherno dei malvagi. La parola del Signore per queste situazioni di stanchezza è: «Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33). E questa parola ci darà forza [Papa Francesco]
The Ascension does not point to Jesus’ absence, but tells us that he is alive in our midst in a new way. He is no longer in a specific place in the world as he was before the Ascension. He is now in the lordship of God, present in every space and time, close to each one of us. In our life we are never alone (Pope Francis)
L’Ascensione non indica l’assenza di Gesù, ma ci dice che Egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell’Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli (Papa Francesco)
The Magnificat is the hymn of praise which rises from humanity redeemed by divine mercy, it rises from all the People of God; at the same time, it is a hymn that denounces the illusion of those who think they are lords of history and masters of their own destiny (Pope Benedict)
Il Magnificat è il canto di lode che sale dall’umanità redenta dalla divina misericordia, sale da tutto il popolo di Dio; in pari tempo è l’inno che denuncia l’illusione di coloro che si credono signori della storia e arbitri del loro destino (Papa Benedetto)
This unknown “thing” is the true “hope” which drives us, and at the same time the fact that it is unknown is the cause of all forms of despair and also of all efforts, whether positive or destructive, directed towards worldly authenticity and human authenticity (Spe Salvi n.12)
Questa « cosa » ignota è la vera « speranza » che ci spinge e il suo essere ignota è, al contempo, la causa di tutte le disperazioni come pure di tutti gli slanci positivi o distruttivi verso il mondo autentico e l'autentico uomo (Spe Salvi n.12)
«When the servant of God is troubled, as it happens, by something, he must get up immediately to pray, and persevere before the Supreme Father until he restores to him the joy of his salvation. Because if it remains in sadness, that Babylonian evil will grow and, in the end, will generate in the heart an indelible rust, if it is not removed with tears» (St Francis of Assisi, FS 709)

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