Lug 14, 2025 Scritto da 

16a Domenica T.O.  anno C  (Sal 14)

Sal 14)

Salmi 14:1 Salmo. Di Davide.

Signore, chi abiterà nella tua tenda?

Chi dimorerà sul tuo santo monte?

Salmi 14:2 Colui che cammina senza colpa,

agisce con giustizia e parla lealmente,

Salmi 14:3 non dice calunnia con la lingua,

non fa danno al suo prossimo

e non lancia insulto al suo vicino.

Salmi 14:4 Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,

ma onora chi teme il Signore.

Anche se giura a suo danno, non cambia;

Salmi 14:5 presta denaro senza fare usura,

e non accetta doni contro l'innocente.

Colui che agisce in questo modo

resterà saldo per sempre.

 

Il salmo è di Davide. Per mezzo di lui lo Spirito Santo ha espresso queste parole. Questo salmo elenca undici azioni che fanno di un uomo un giusto. Alcune di queste azioni, come il divieto del prestito a interesse o della corruzione in tribunale, sono previste dalla Torah, ma altre no, a dimostrazione che Davide è profeta, va oltre la linea di giustizia tracciata dalla Torah. Da un punto di vista cultuale, è un salmo liturgico, un vero e proprio “atto penitenziale” perché il pellegrino per entrare nel tempio doveva avere 1'animo purificato. Si tratta di un gesto che si compie anche all'inizio della Messa ("Confesso a Dio onnipotente... ") che precede la celebrazione vera e propria del rito.

Per entrare nel tempio, la Torah richiedeva una purità esteriore, che era legata all'osservanza di determinate pratiche. Il salmista va oltre: Dio esige la purità interiore. A Dio interessa il cuore dell'uomo, la purezza del cuore. Davide manifesta quella legge scritta nei cuori che sarà portata a compimento da Gesù. Il salmo esprime il camminare verso Dio, il giungere nella tenda del Signore, e qui sostare. Il pellegrino va al tempio, ma alla fine vi dimora anche, non nel senso di abitare nel tempio ma nel senso che incontra il Signore ed ha comunione con Lui. È quello che sperimentiamo nell'Eucarestia.

Le domande del salmista - Chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte? - sono domande che riguardano il futuro dell'uomo. L'uomo non vive solo di presente o di futuro storico. Vive anche di un futuro eterno, dopo la sua morte. Questo futuro lo si potrà vivere sul monte della vita che è del Signore, oppure nella valle della perdizione e della morte senza il Signore. Chi abiterà con il Signore per l'eternità? Chi dimorerà per sempre nella sua casa? A questa domanda bisogna dare una risposta. Il Salmo dà la risposta con molta chiarezza.

Per vivere in eterno con Dio occorre che vengano osservate delle leggi ben precise: camminare senza colpa, praticare la giustizia, dire la verità (v. 2). La prima richiesta ("Colui che cammina senza colpa") condiziona tutte le altre. L'ebraico «tāmîm» significa "rettamente". Cammina senza colpa (cioè rettamente) e pratica la giustizia… colui che osserva la Parola di Dio e vive nell'osservanza dei comandamenti. Dice la verità… colui che è giusto, perché solo il giusto ha nel cuore Dio che è la verità. Se l’uomo mette Dio nel suo cuore, sempre parlerà con verità. Se Dio però non è nel cuore, o addirittura si pensa che non esista, quale verità potrà proferire con la bocca se è assente dal cuore? 

Per salire e abitare sul monte del Signore si deve avere sempre una lingua pura, santa (v. 3). Mai con essa si devono spargere calunnie, falsità, diffamazioni. Non si deve fare alcun danno al prossimo, né fisico e né spirituale. Non si devono lanciare insulti al proprio vicino. Il vicino deve essere aiutato, mai calpestato, mai insultato. Con il vicino si deve vivere in serena fraternità.

Chi vuole salire sul monte del Signore non deve avere alcuna connivenza con il malvagio (v. 4). Il malvagio deve essere ritenuto spregevole ai suoi occhi. Nessuna comunione con lui. Piuttosto si deve sempre onorare chi teme il Signore. Chi vuole abitare con Dio deve starsene lontano dagli empi, e deve frequentare chi teme il Signore.

Altra cosa necessaria che deve essere fatta: dovrà osservare i giuramenti. Deve mantenere sempre la parola data, anche se è a suo danno, anche se contro i propri interessi. Il giusto dovrà essere sempre giusto. Poiché dovrà abitare nel regno della luce, il suo dovrà essere un cammino di luce. Quanto distante è oggi la concezione di molti cristiani da quella del salmista. È come se avessimo distrutto in pochi anni un patrimonio di verità costruito in millenni.

L'usura è un peccato condannato severamente dalla Chiesa, che è stata sempre contraria agli usurai, tanto è vero che nel Medio Evo questo tipo di prestito era praticato soltanto dagli ebrei. Il v. 5 sembra scritto oggi. Per gli usurai non c'è posto sul monte santo del Signore. Essi si sono nutriti, come vampiri assetati, del sangue dei loro simili, per loro non ci potrà essere posto presso Dio perché nel loro cuore non c'è stato posto per i bisognosi.

Non salirà sul monte santo di Dio neanche chi si lascia corrompere da doni e regali, contro l’innocente. Chi condanna gli innocenti, qualunque sia il motivo, sappia che per lui non c'è posto sul monte di Dio. Il problema della corruzione della magistratura era di attualità anche nella Bibbia. I giudici che ricevevano compensi davano ragione al forte e torto al debole. Il giusto, invece, abbraccia la causa dell'innocente senza incentivi monetari. Se il cristiano avesse il coraggio di annunciare queste antiche verità, il mondo respirerebbe di una luce diversa. Purtroppo il cristiano predica una salvezza a basso prezzo, anzi senza alcun prezzo, addirittura al prezzo del peccato, e il mondo sta precipitando nel caos per mancanza di verità e moralità.

Il salmo, con tutte le sue richieste molto concrete, evidenzia che liturgia e vita, preghiera ed esistenza, non devono mai essere separate. Un cristiano che si limita soltanto ad andare alla Messa domenicale non è un buon cristiano, perché la pratica del culto non può essere separata dalle opere. Ci sarebbe una frattura grandissima tra la sua preghiera (liturgia) e la sua vita (esistenza).

Il contenuto del salmo ci induce a non avere una visione magica della liturgia e della preghiera; il salmista vuole inculcare il concetto che la liturgia-preghiera senza la coerenza di vita è vuota. Gli atti indicati in questi versetti non si devono compiere al momento dell'ingresso nel tempio; piuttosto sono comportamenti che devono contraddistinguere la vita del credente. Inoltre, la nostra non può essere una fede intimistica [io e il mio Dio] per il fatto che il nostro rapporto con Dio vale proprio in quanto ci sono gli altri. Se non si vive in una dimensione comunitaria, non si può nemmeno amare il Signore. 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

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81 Ultima modifica il Lunedì, 14 Luglio 2025 14:11
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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We see this great figure, this force in the Passion, in resistance to the powerful. We wonder: what gave birth to this life, to this interiority so strong, so upright, so consistent, spent so totally for God in preparing the way for Jesus? The answer is simple: it was born from the relationship with God (Pope Benedict)
Noi vediamo questa grande figura, questa forza nella passione, nella resistenza contro i potenti. Domandiamo: da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte, così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto con Dio (Papa Benedetto)
Christians are a priestly people for the world. Christians should make the living God visible to the world, they should bear witness to him and lead people towards him (Pope Benedict)
I cristiani sono popolo sacerdotale per il mondo. I cristiani dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente, testimoniarLo e condurre a Lui (Papa Benedetto)
The discovery of the Kingdom of God can happen suddenly like the farmer who, ploughing, finds an unexpected treasure; or after a long search, like the pearl merchant who eventually finds the most precious pearl, so long dreamt of (Pope Francis)
La scoperta del Regno di Dio può avvenire improvvisamente come per il contadino che arando, trova il tesoro insperato; oppure dopo lunga ricerca, come per il mercante di perle, che finalmente trova la perla preziosissima da tempo sognata (Papa Francesco)
Christ is not resigned to the tombs that we have built for ourselves (Pope Francis)
Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti (Papa Francesco)
We must not fear the humility of taking little steps, but trust in the leaven that penetrates the dough and slowly causes it to rise (cf. Mt 13:33) [Pope Benedict]
Occorre non temere l’umiltà dei piccoli passi e confidare nel lievito che penetra nella pasta e lentamente la fa crescere (cfr Mt 13,33) [Papa Benedetto]
The disciples, already know how to pray by reciting the formulas of the Jewish tradition, but they too wish to experience the same “quality” of Jesus’ prayer (Pope Francis)
I discepoli, sanno già pregare, recitando le formule della tradizione ebraica, ma desiderano poter vivere anche loro la stessa “qualità” della preghiera di Gesù (Papa Francesco)
Saint John Chrysostom affirms that all of the apostles were imperfect, whether it was the two who wished to lift themselves above the other ten, or whether it was the ten who were jealous of them (“Commentary on Matthew”, 65, 4: PG 58, 619-622) [Pope Benedict]
San Giovanni Crisostomo afferma che tutti gli apostoli erano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro (cfr Commento a Matteo, 65, 4: PG 58, 622) [Papa Benedetto]
St John Chrysostom explained: “And this he [Jesus] says to draw them unto him, and to provoke them and to signify that if they would covert he would heal them” (cf. Homily on the Gospel of Matthew, 45, 1-2). Basically, God's true “Parable” is Jesus himself, his Person who, in the sign of humanity, hides and at the same time reveals his divinity. In this manner God does not force us to believe in him but attracts us to him with the truth and goodness of his incarnate Son [Pope Benedict]
Spiega San Giovanni Crisostomo: “Gesù ha pronunciato queste parole con l’intento di attirare a sé i suoi ascoltatori e di sollecitarli assicurando che, se si rivolgeranno a Lui, Egli li guarirà” (Comm. al Vang. di Matt., 45,1-2) [Papa Benedetto]

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