Apr 11, 2025 Scritto da 

Pasqua indipendente: per noi, che scatta

I Vangeli non descrivono la cronaca della Risurrezione di Cristo, ma l’esperienza del Risorto nella chiesa delle origini.

Tutti gli evangelisti accennano al fatto che l’adempimento di legge e di massa (sabato) ritarda sia la comprensione irripetibile che la consapevolezza della forza della Vita sprigionatesi dalla Persona, dalla Parola, da tutta la vicenda e dalla proposta di Gesù.

Mc e in specie Mt ribadiscono l’appuntamento della «Galilea»: territorio teologico ed esistenziale contrapposto alla Giudea osservante.

Oggi parleremmo forse di “spirito delle origini” - esperienza primigenia del Signore - o di “quotidianità sommaria”; ovvero di assemblea «in uscita»...

Esodo verso periferie frammiste, distinte da un Centro identificato ma inerte e senza immaginazione, predisposto al solo giudizio [che non rispetta ciò che appartiene profondamente alla donna e all’uomo di ogni tempo].

 

Mt specifica che si tratta dell’evento de «il Monte»: sperimentiamo il Vivente nell’incarnare le Beatitudini, lo Spirito dell’Amore dimesso ma vitale.

Rovesciamento che talora butta all’aria gli idoli per costringerci all’incontro, nella dignità della propria impronta - portata dentro l’unicità, nello spirito di famiglia, per l’eternità.

Lc raccomanda di non cercare l’Amico (la nostra partenza, guida, brio e sapere silenzioso) fra «morti» che ingombrano.

Ai discepoli di Emmaus si rivela in una capacità d’interpretazione ribaltata degli eventi ingloriosi, e in una intesa ardente delle Scritture.

In specie si manifesta nello ‘spezzare la vita’: nella reciprocità di chi riceve e si fa alimento, senza inibire il carattere e le scelte eccezionali.

 

Gv insiste sul dover voltare lo sguardo piantato sulla tomba. Nella fossa d’un sepolcro non c’è nulla, se non una Nascita.

Il quarto Vangelo dona il criterio essenziale per riconoscere la manifestazione di Gesù vivo: la sua Pace.

Non il tipo della Pax Romana [l’impero era in pace] bensì Shalôm-pienezza. Oggi diremmo: Gioia completa; realizzazione totale, poliedrica.

 

Codice per la comprensione dei Vangeli è la fioritura e la Felicità delle persone così come sono.

Criterio assoluto - vera età dell’oro.

Quindi il Mandato missionario che il Signore ci lancia non proclama una dottrina diversa, da “altre”.

È l’invito a essere in Lui se stessi pienamente, e così poter incarnare la medesima Tenerezza del Padre - vasta, difforme, inclusiva.

 

Cosa è cambiato per noi con la Risurrezione? Ci sono prove che vive? Perché non appare? Quali sarebbero i segni? E i grandi benefici?

O. Wilde affermava: «Quando gli dèi vogliono punirci, esaudiscono le nostre preghiere».

Di questo genere di richieste, dobbiamo sbarazzarci.

Le orazioni arenate da aspettative o propositi comuni sono a volte come le «donne» dei Vangeli della mattina di Pasqua.

Ancora piantate su lamenti funebri, esse cercano Vita in posti sbagliati: luoghi infecondi, perché legati a idee accette [di passato o conformiste] e cadaveri.

C’è un diverso binario caratterizzante, per ciascuno, che trascina da dentro, e crescente; per una vetta decisiva, non esterna.

Vittoria della vita significa: smettere di legarsi a idolatrie inattive, calzanti però di ripiego.

Facciamo volare l’Appello innato dell’essenza che ancora non vediamo ma che pulsa ardente, inestinguibile.

Non sarà l’obbiettivo convenzionale, condizionato, conforme, a tono e “come si conviene” ma unilaterale, scadente - a darci Letizia.

Esso cattura l’energia inedita, «per nome». Che vuole germogliare dai lati oscuri e opposti.

 

Nascita e morte sono esperienze di molte volte: perché? Per ininterrotte “Genesi”, e altre possibilità.

A motivo d’una sana crescita verso la realizzazione umanizzante, nella generosità e nell’attitudine battesimale, bisogna librare l’anima incagliata.

La nostra inusualità si sente sperduta nei circoli viziosi delle aspettative normali.

E ciò che avevamo immaginato inesorabilmente uguale, quindi vano e stagnante - infanga lo stupore delle sorprese che travalicano attese e intenzioni.

Eliminando i propositi convenzionali e altrui in favore di Sogni personali che esagerano, conosceremo l’atipicità di Dio che balza fra le macerie e dal caos degli schemi.

I missionari lo sanno: non è dalla Giudea che viene la certezza, ma dalla Galilea ossia dall’incertezza. La loro sicurezza è nell’insicurezza.

È il buio che fa rinascere.

 

Deponendo ciò che prima interpretavamo con senso di permanenza, sbalordiremo di Tesori che si celano dietro i lati malfermi.

E della Vita indipendente che scatta, fra segni di morte.

 

Forse non pochi restano ancora sorpresi dalla «tomba vuota»: ossia un Gesù Risorto solo ‘personale’, vissuto nell’amore, nel gratis normale, nel dono di sé che vince la morte. Ma senza ‘mausoleo’ alcuno.

 

 

Discepolo amato e Pietro

 

Per non affievolire l’Incontro personale

(Gv 20,2-8)

 

«Ora, correvano i due insieme, e l’altro discepolo corse avanti più presto di Pietro e venne per primo al sepolcro, e chinatosi vede i panni di lino ravvolti a parte; tuttavia non entrò» (Gv 20,4-5).

 

Nel quarto Vangelo, il discepolo amato è figura individuale ed ecclesiale: di ciascuno di noi, ai piedi della Croce insieme alla Madre - Israele credente, sensibile e fedele.

In aggiunta, lo stesso discepolo amato è icona più ampia, collettiva: della nuova comunità che nasce attorno a Gesù.

Sorge appunto la Chiesa; non sulla base d’una successione prevista, bensì per adesione piena e spontanea, impredicibile.

A fine primo secolo il Vangelo di Gv acquista la quarta-quinta e definitiva stesura, in un clima di conflitto crescente tra l’istituzione antica [ridotta ormai a sinagoga, senza Tempio] e la nuova, adorante assemblea dei figli.

Altre tensioni sorgono tra scuola giovannea - francamente profetica - e quella apostolica, che definiremmo da carisma petrino, ossia di governo.  Realtà più diplomatica, e attenuata negli spunti [con attriti evidenti in tutta la redazione di Gv, nonché nel testo che stiamo commentando].

 

Nell’Asia Minore gli amici del Signore, ellenisti meno legati alle consuetudini, intendevano contrapporsi all’atteggiamento incerto e compromissorio dei giudaizzanti.

Buona parte dei fedeli delle chiese giovannee pensavano di abbandonare sinagoga e Primo Testamento, che li attardavano.

In alternativa, essi desideravano abbracciare esclusivamente il Nuovo, mediante la Fede personale nel Cristo vivo, senza incertezze.

Il quarto Vangelo tenta di riequilibrare le posizioni estremiste.

“Figlio” e Madre - ossia il popolo del Patto antico [in ebraico «Israèl» è di genere femminile] - devono rimanere uniti (Gv 19,26-27).

Insomma, Fede e opere di legge vanno di pari passo.

 

La Fede è una relazione progressiva che si accende in una ricerca colma di tensione e passione [«correre»].

Essa trasmette percezioni progressive, le quali fanno accedere a un mondo nuovo [«entrare»], dove vediamo cose che non sappiamo.

Era già stata questa in parte la reazione costernata della Maddalena, che in Gv accorre sola alla tomba - non accompagnata da altre “donne” come narrano i sinottici.

Uno sgomento che però spinge all’Annuncio: il sepolcro (la condizione dello Sheôl, anfratto di tenebre) non era più nell’assetto in cui era stato lasciato dopo la sepoltura del Cristo.

E appunto, quel lenzuolo «ravvolto [con cura] a parte» dice che non avrà mai bisogno di alcun sudario. La morte non ha più potere su di Lui.

 

Così, sebbene il giovane sia più veloce del veterano e arrivi primo ad avvistare i segni della verità e del mondo nuovo, cede il passo.

Al pari d’un profeta che coglie tutto anzitempo, il discepolo schietto e la comunità genuina aspettano che anche gli attardati giungano alla medesima esperienza, all’identico acume delle cose; al credere nel misterioso processo che porta guadagno nella perdita e vita dalla morte.

L’occhio dell’innamorato percepisce immediatamente; ha lo sguardo intimo e acuto che afferra e fa propria la Novità del Risorto.

Prima dei semplici ammiratori, che attendono risultati e prevedono i favori prima di coinvolgersi, subito il fratello empatico e verace coglie Vita fra segni di morte.

Come se per relazione di Fede che ci anima, nell’attenzione degli accadimenti, fossimo già introdotti in una realtà che comunica sensi nuovi. E il distinguere-udire del cuore.

Un Ascolto che fa acuto l’occhio - proiettando l’Annuncio.

Sorge in tal guisa un nuovo Popolo, che “vede dentro”, che avverte l’Infinito affacciarsi nella finitezza, e vita completa che si svela nella fragilità dell’evento (persino oscuro).

 

Dice il Tao Tê Ching [LII]: «Chi accresce le sue imprese, per tutta la vita non ha scampo. Illuminazione è vedere il piccolo; forza è attenersi alla mollezza».

Commenta il maestro Ho-shang Kung: «Solo la chiara comprensione delle piccole cose appare come illuminazione. Chi si attiene alla debolezza, ogni dì diviene grande e forte».

Così il maestro Wang Pi: «L’opera meritoria di chi governa non sta nelle grandi cose: vedere le grandi cose non è illuminazione; è illuminazione vedere le piccole cose. Attenersi alla forza non è forza».

 

Per il transatlantico della Chiesa istituzionale e di governo, il motoscafo dell’appassionato è imprendibile; nella migliore delle ipotesi, lo tallona. O almeno, non dovrebbe perderlo di vista.

Nella sua sensibilità, il Discepolo Amato - sgorgato dal Cuore del Trafitto e che porta in vetta anche la Tradizione - avverte il Signore vivente ben prima di quello commemorato.

Ne viene rapito, e nella sua esperienza si accorge all’istante della potenza della Vita su qualsiasi legaccio.

Condizione divina, illuminante, dispiegata nella storia.

Ma bisognerà esercitare molta pazienza, affinché tra mille lungaggini e retromarce che rendono i figli stagnanti, almeno qua e là non svaporiamo il carisma dei battistrada e l’Incontro personale.

 

Coloro che giocano d’anticipo e fanno scattare il coinvolgimento del cuore a un livello nuovo, tracciano presente e futuro per l’intero settore dei responsabili che - incerti o ben volentieri - ancora si attardano.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

If penance today moves from the material to the spiritual side, let's say, from the body to the soul, from the outside to the inside, it is no less necessary and less feasible (Pope Paul VI)
Se la penitenza si sposta oggi dalla parte, diciamo, materiale a quella spirituale, dal corpo all’anima, dall’esterno all’interno, non è meno necessaria e meno attuabile (Papa Paolo VI)
“Love is an excellent thing”, we read in the book the Imitation of Christ. “It makes every difficulty easy, and bears all wrongs with equanimity…. Love tends upward; it will not be held down by anything low… love is born of God and cannot rest except in God” (III, V, 3) [Pope Benedict]
«Grande cosa è l’amore – leggiamo nel libro dell’Imitazione di Cristo –, un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo» (III, V, 3) [Papa Benedetto]
For Christians, non-violence is not merely tactical behaviour but a person's way of being (Pope Benedict)
La nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere (Papa Benedetto)
But the mystery of the Trinity also speaks to us of ourselves, of our relationship with the Father, the Son and the Holy Spirit (Pope Francis)
Ma il mistero della Trinità ci parla anche di noi, del nostro rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (Papa Francesco)
Jesus contrasts the ancient prohibition of perjury with that of not swearing at all (Matthew 5: 33-38), and the reason that emerges quite clearly is still founded in love: one must not be incredulous or distrustful of one's neighbour when he is habitually frank and loyal, and rather one must on the one hand and on the other follow this fundamental law of speech and action: "Let your language be yes if it is yes; no if it is no. The more is from the evil one" (Mt 5:37) [John Paul II]
Gesù contrappone all’antico divieto di spergiurare, quello di non giurare affatto (Mt 5, 33-38), e la ragione che emerge abbastanza chiaramente è ancora fondata nell’amore: non si deve essere increduli o diffidenti col prossimo, quando è abitualmente schietto e leale, e piuttosto occorre da una parte e dall’altra seguire questa legge fondamentale del parlare e dell’agire: “Il vostro linguaggio sia sì, se è sì; no, se è no. Il di più viene dal maligno” (Mt 5, 37) [Giovanni Paolo II]
And one thing is the woman before Jesus, another thing is the woman after Jesus. Jesus dignifies the woman and puts her on the same level as the man because he takes that first word of the Creator, both are “God’s image and likeness”, both; not first the man and then a little lower the woman, no, both. And the man without the woman next to him - both as mother, as sister, as bride, as work partner, as friend - that man alone is not the image of God (Pope Francis)
E una cosa è la donna prima di Gesù, un’altra cosa è la donna dopo Gesù. Gesù dignifica la donna e la mette allo stesso livello dell’uomo perché prende quella prima parola del Creatore, tutti e due sono “immagine e somiglianza di Dio”, tutti e due; non prima l’uomo e poi un pochino più in basso la donna, no, tutti e due. E l’uomo senza la donna accanto – sia come mamma, come sorella, come sposa, come compagna di lavoro, come amica – quell’uomo solo non è immagine di Dio (Papa Francesco)
Only one creature has already scaled the mountain peak: the Virgin Mary. Through her union with Jesus, her righteousness was perfect: for this reason we invoke her as Speculum iustitiae. Let us entrust ourselves to her so that she may guide our steps in fidelity to Christ’s Law (Pope Benedict)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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