Ott 9, 2025 Scritto da 

L’Aldilà non è impreciso

Snaturarsi per avere consenso? No, c’è un grande destino dell’Unicità

(Lc 12,1-7))

 

«Intanto, essendosi radunata la folla a miriadi, da calpestarsi gli uni gli altri»... la critica del Signore alle autorità religiose che mettevano in scena teatrini esterni insopportabili, appare profonda, spietata.

Ma il richiamo di Gesù contro l’ipocrisia ovvero «teatralità» della religione ufficiale è «dapprima ai suoi discepoli» (v.1).

Parafrasando l’enciclica Fratelli Tutti, il Richiamo del Maestro punta a far cadere immediatamente «il trucco di quegli stereotipi» con cui mascheriamo il nostro «ego, sempre preoccupati dell’immagine [affinché emerga] quella benedetta appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli» [n.3].

In ogni tempo Cristo si contrappone a chi recita un ruolo, perde la sua natura, e diventa artificiale, usando Dio per essere temuto e rispettato - immaginando di accaparrarsi le masse, il consenso irresistibile che brama.

Invece il cuore dell’Altissimo è «senza confini, capace di andare al di là delle distanze» [3] e di qualsiasi manipolazione.

 

Tutta l’umanità è votata alla libertà dell’essere; procede con passione verso ciò che desidera - spontaneamente e semplicemente. Non si muove per cronicizzare situazioni “culturali” esterne che non ci fanno trovare la Via.

Anche nella relazione con Dio è importante non soffocare le proprie inclinazioni: non c’è dialogo di amicizia o amore, né stupore e gioia, senza rispetto della propria eccezionalità naturale, poliedrica in sé.

Così Egli non gradisce che qualcuno si metta a copiare (ancora oggi, ad es. i grandi santi o alcuni modelli del paradigma ecclesiale) smarrendo la propria essenza e personalità - e in esse la chiamata alla sua missione globale, irripetibile.

Il conformismo al paradigma socialmente narcisista, o devoto e di circostanza, non consente di dare all’anima e al mondo le svolte che sbloccano e attivano.

Ciò ben oltre le opzioni da nomenclatura conforme - e ci farebbero volare, anche per la rinascita dalla crisi.

 

Nel passo di Vangelo la gente sembra abbandonata a se stessa (v.1). Il tentativo medesimo [per timore] di accodarsi e imitare, ci attenua e snatura.

Del resto i leaders ufficiali non mostravano alcun interesse per la realizzazione, la letizia piena del popolo minuto: per loro solo una necessità di platea, e tutto il resto una seccatura.

Così, per tenere le masse a guinzaglio, volentieri inoculavano in esse inutili tumulti di coscienza.

Talora, per colpirne uno ed educarne cento… ecco restrizioni e ricatto personale o sociale violenti (v.4).

 

Il Vangelo di Mc identifica il «lievito dei farisei» con l’ideologia del potere.

Lc invece ne parla per denunciare l’enfasi e doppiezza interiore dei capitani d’ufficio religioso, comunitario; connubio che rovescia sia i princìpi che le apparenze.

L’evangelista teme l’insidioso atteggiamento d’incoerenze, nascoste da passerelle [pur di carattere pio] che incantano i semplici. Col trucco, esse possono infatti attecchire nella vita e nello stile dei responsabili delle prime comunità di credenti.

Donne e uomini di Fede sono in Cristo già abilitati e al centro della propria essenza; non devono piegarsi a inseguire voci artefatte del mondo fuori: non recano Eternità.

Piuttosto, i figli anelino a farsi trasparenti, limpidi, sinceri.

Principio non negoziabile è non nascondere la verità. Ciò a partire dalla propria inclinazione innata - carattere che vien prima del compito secondario assegnato da altri.

E i “dirigenti” devono incoraggiare affinché ciascuno riesca a trovare la strada, facendo pregustare il valore, il destino dell’irripetibilità di persona - non fare i grandi addetti ai lavori, con tutt’altro scopo.

Per questo motivo, nelle chiese risorte in Cristo tutte le maschere che attanagliano le persone dotate di poca energia, fuori dal giro, giunte per ultime, emarginate, incomprese, “inadeguate”, solitarie, devono cadere.

Nessuno ha facoltà di uccidere l’anima altrui.

Neanche può soggiogare la propria - senza perdere il seme vocazionale davvero puro, pregno d’un nome senza prezzo; sebbene in sembianza pitocca, minuscola.

Il recupero della dignità, e l’attenzione per la promozione umana spirituale dei minimi, di ciascuno, sfocia nell’ideale del Regno dalle porte spalancate: «fraternità aperta» e schietta di cui parla diffusamente la citata enciclica sociale.

Viceversa «il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia» (n.36).

Occorre insomma ricordare che «siamo tutti sulla stessa barca» [come pregava Francesco nella piazza s. Pietro deserta] compresi i lontani, deboli e ritenuti sconvenienti.

 

Anche la scena degli esempi spontanei che Gesù trae dalla natura - eco della vita conciliante sognata per noi dal Padre - introduce alla Felicità che fa consapevoli di esistere in tutta la personale realtà.

Il passo di Vangelo mostra infatti il valore delle cose genuine, silenti, poco eclatanti, le quali però ci abitano - non sono “ombre”. E le percepiamo senza sforzo né impegno cerebrale.

Nel tempo delle scelte epocali, delle emergenze che sembrano metterci in scacco ma intendono farci meno artificiali - tale consapevolezza può rovesciare il nostro giudizio di sostanza, sul ‘piccolo’ e il grande’.

Infatti, per l’avventura d’amore non c’è contabilità né clamore.

È in Dio e nella realtà il ‘posto’ per ciascuno di noi senza lacerazioni.

 

L’aldilà non è impreciso.

Non bisogna snaturarsi per avere consenso… tantomeno per il ‘Cielo’ che vince la morte.

Il destino dell’unicità non va in rovina: è prezioso e caro, come lo è in natura.

Bisogna scorgerne la Bellezza, futura e già attuale.

Emarginato il tornaconto immediato [qualsiasi garanzia sociale non attinente il valore della piccolezza], non ci sarà più bisogno di identificarsi con gli scheletri del pensiero e delle maniere assodati o alla moda.

Neppure conterà collocarsi sopra e davanti: piuttosto sullo sfondo, già ricchi e perfetti, nel senso intimo della pienezza di essere.

Così non dovremo calpestarci a vicenda (v.1)... anche per incontrare Gesù.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Christianity cannot be, cannot be exempt from the cross; the Christian life cannot even suppose itself without the strong and great weight of duty [Pope Paul VI]
Il Cristianesimo non può essere, non può essere esonerato dalla croce; la vita cristiana non può nemmeno supporsi senza il peso forte e grande del dovere [Papa Paolo VI]
The horizon of friendship to which Jesus introduces us is the whole of humanity [Pope Benedict]
L’orizzonte dell’amicizia in cui Gesù ci introduce è l’umanità intera [Papa Benedetto]
However, the equality brought by justice is limited to the realm of objective and extrinsic goods, while love and mercy bring it about that people meet one another in that value which is man himself, with the dignity that is proper to him (Dives in Misericordia n.14)
L'eguaglianza introdotta mediante la giustizia si limita però all’ambito dei beni oggettivi ed estrinseci, mentre l'amore e la misericordia fanno si che gli uomini s'incontrino tra loro in quel valore che è l'uomo stesso, con la dignità che gli è propria (Dives in Misericordia n.14)
The Church invites believers to regard the mystery of death not as the "last word" of human destiny but rather as a passage to eternal life (Pope John Paul II)
La Chiesa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna (Papa Giovanni Paolo II)
The saints: they are our precursors, they are our brothers, they are our friends, they are our examples, they are our lawyers. Let us honour them, let us invoke them and try to imitate them a little (Pope Paul VI)
I santi: sono i precursori nostri, sono i fratelli, sono gli amici, sono gli esempi, sono gli avvocati nostri. Onoriamoli, invochiamoli e cerchiamo di imitarli un po’ (Papa Paolo VI)
Man rightly fears falling victim to an oppression that will deprive him of his interior freedom, of the possibility of expressing the truth of which he is convinced, of the faith that he professes, of the ability to obey the voice of conscience that tells him the right path to follow [Dives in Misericordia, n.11]
L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire [Dives in Misericordia, n.11]
We find ourselves, so to speak, roped to Jesus Christ together with him on the ascent towards God's heights (Pope Benedict)
Ci troviamo, per così dire, in una cordata con Gesù Cristo – insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio (Papa Benedetto)
Church is a «sign». That is, those who looks at it with a clear eye, those who observes it, those who studies it realise that it represents a fact, a singular phenomenon; they see that it has a «meaning» (Pope Paul VI)
La Chiesa è un «segno». Cioè chi la guarda con occhio limpido, chi la osserva, chi la studia si accorge ch’essa rappresenta un fatto, un fenomeno singolare; vede ch’essa ha un «significato» (Papa Paolo VI)
Let us look at them together, not only because they are always placed next to each other in the lists of the Twelve (cf. Mt 10: 3, 4; Mk 3: 18; Lk 6: 15; Acts 1: 13), but also because there is very little information about them, apart from the fact that the New Testament Canon preserves one Letter attributed to Jude Thaddaeus [Pope Benedict]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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