Ott 19, 2025 Scritto da 

Gesù e l'umanità curva

I teatranti e la neutralità

(Lc 13,10-17)

 

La passione per l’esistenza piena vorrebbe guidarci chissà dove, ma c’è talora una forza esterna che trattiene. Potenza tenebrosa, la quale impedisce persino di scoprire la nostra vera natura.

L’opinione altrui, le dottrine, i costumi o le idee comuni vecchie e nuove si frappongono alla vita che chiama, che fa scoprire altro, che accende passioni, che vuole totalità, e attiva la trasformazione.

Nel frattempo, la percezione che forse stiamo mancando di percorrere la strada “giusta”, crea contrapposizioni esterne; intimidisce, fa soffrire, colpevolizza, e talora blocca proprio le anime più sensibili.

Chi poi ci accusa… fa leva sul timore di dover pagare il prezzo della libertà (caratteriale e vocazionale), per gli eventuali “errori” cui si rischia di andare incontro stando fuori dei binari prescritti.

Medesime dinamiche investono da un lato l’ossequio alle consuetudini, dall’altro l’adesione alle mode, anche le più sofisticate e “aggiornate”.

In specie nelle culture o religioni senza il balzo della Fede, tutto questo si radica e mette disagio; fa credere che siamo molto meno di ciò che ci corrisponde.

Viceversa - anche dovesse sembrare che percorriamo sentieri temerari (ma che ci appartengono) i rischi potrebbero recarci gioie, maggiore completezza, e realizzazione.

 

Come sempre, Gesù si fa Presente in “sinagoga” non per fare orazioni codificate: è tra la sua gente ad «istruire» (v.10).

In particolare, Egli insegna che il Padre non è in conflitto con dei sudditi. Anzi, sostiene tutti i suoi figli, e dona una postura diversa da quella del mondo “animale” - cui le credenze normali potrebbero forse ridurci.

A quel tempo nessuna donna poteva partecipare direttamente a una liturgia, ma nei Vangeli le figure femminili sono parabola del popolo stesso [in ebraico il termine Israel è di genere femminile].

Lc mette in scena una ‘donna’ per alludere anche a tutte le figure oppresse, cui talora la comunità in preghiera non porge conforto alcuno, né concede un’azione concreta di emancipazione.

Persone sottomesse al paradigma “culturale” dell’ambiente particolare e al potere condizionante della tradizione famigliare.

A quei tempi tale cappa trasmetteva a forza una spiritualità paradigmatica, pur rassicurante, ma assolutamente conforme.

La gente minuta era sottoposta in tutto al capofamiglia; in più, suddita del potere politico, e asservita perfino al fondamentalismo delle autorità religiose.

Un panorama umiliante, perfino atroce, “bestiale” appunto.

 

Il Signore sta educando i suoi intimi, in modo assai deciso.

Nel luogo di culto il Maestro trova un’umanità subalterna, un panorama di minimi ancora vessati dall’ossessione religiosa antica - quindi ripiegati su di sé, fiaccati, incapaci di sollevare la testa.

Lo spirito di debolezza che quello stesso ambiente iniettava proprio ai malfermi, rendeva i fedeli dell’assemblea (o gli abitudiari in essa) totalmente passivi.

Un’esistenza ricurva, trascinata alla meno peggio; senza orizzonti.

L’azione di Cristo estrae dalla folla assuefatta, libera dal conformismo e dalla massificazione; rimette in piedi la “donna” vacillante, che prende a lodare Dio sul serio, con gioia, immediatamente (vv.12-13).

Ella era figura pur “partecipe” del rito, e sempre in mezzo al popolo riunito, ma prima d’incontrare personalmente il Signore non glorificava il Padre in modo reale - né onorava la sua stessa esistenza.

 

Nessuna espressione lieta per la guarigione, da parte dei leaders religiosi - abituati a inoculare nelle anime un clima soporifero - anzi, solo condanna. Illustri e distanti.

Individualisti negoziatori del potere di turno, incapaci di vicinanza. Ciò anche per vari interessi di cerchia, dottrina, di supremazia, e prestigio istituzionale.

Poi - nell’idea comune - sembrava che in termini legalistici o di rubrica la santificazione del giorno dedicato al Signore escludesse qualsiasi coinvolgimento, e le opere di bene!

In aggiunta a tale credenza malsana, anche toccare una “carne” ferita s’immaginava potesse rendere impuri!

Insomma, lo spirito del comandamento che imponeva il riposo del sabato [nato storicamente per la tutela di vaste esigenze sociali, cultuali, identitarie] era stato completamente manipolato e rovesciato.

 

La logica del giovane Rabbi è opposta ai protocolli: solo la trascuratezza dei marginali e asserviti disonora Dio.

Unico principio non negoziabile è il bene della donna e dell’uomo reali: questa l’unica chiave di lettura dei Vangeli.

E il rito deve celebrare proprio una vita fraterna d’accoglienza e condivisione, di felicità, personalizzazione, cura, amore.

Il resto è per Gesù una commedia insopportabile, dalla quale i suoi responsabili di chiesa devono tenersi alla larga: «Teatranti» (v.15) li definirebbe anche oggi - altrimenti - nostro Signore.

 

Valiamo ben più di buoi e asini (vv.15-16).

Il rapporto con Dio è festa, guarigione, salvezza: tutto concreto - frutto di scelta, perfino sociale.

E finalmente anche il nuovo Magistero si distacca dalla mentalità precedente, spesso diplomatica e neutrale:

«La conclusione di Gesù è una richiesta: Va’ e anche tu fa’ così (Lc 10,37). Vale a dire, ci interpella perché mettiamo da parte ogni differenza e, davanti alla sofferenza, ci facciamo vicini a chiunque. Dunque, non dico più che ho dei “prossimi” da aiutare, ma che mi sento chiamato a diventare io un prossimo degli altri» [Fratelli Tutti, n.81].

«Ora costei essendo figlia di Abramo […] non doveva essere sciolta da questo legame il giorno di sabato?» (Lc 13,16).

 

Spiritualità non vuota, e qualsiasi - dove i piccoli sono costretti a delegare ad altri i loro sogni.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Christianity cannot be, cannot be exempt from the cross; the Christian life cannot even suppose itself without the strong and great weight of duty [Pope Paul VI]
Il Cristianesimo non può essere, non può essere esonerato dalla croce; la vita cristiana non può nemmeno supporsi senza il peso forte e grande del dovere [Papa Paolo VI]
The horizon of friendship to which Jesus introduces us is the whole of humanity [Pope Benedict]
L’orizzonte dell’amicizia in cui Gesù ci introduce è l’umanità intera [Papa Benedetto]
However, the equality brought by justice is limited to the realm of objective and extrinsic goods, while love and mercy bring it about that people meet one another in that value which is man himself, with the dignity that is proper to him (Dives in Misericordia n.14)
L'eguaglianza introdotta mediante la giustizia si limita però all’ambito dei beni oggettivi ed estrinseci, mentre l'amore e la misericordia fanno si che gli uomini s'incontrino tra loro in quel valore che è l'uomo stesso, con la dignità che gli è propria (Dives in Misericordia n.14)
The Church invites believers to regard the mystery of death not as the "last word" of human destiny but rather as a passage to eternal life (Pope John Paul II)
La Chiesa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna (Papa Giovanni Paolo II)
The saints: they are our precursors, they are our brothers, they are our friends, they are our examples, they are our lawyers. Let us honour them, let us invoke them and try to imitate them a little (Pope Paul VI)
I santi: sono i precursori nostri, sono i fratelli, sono gli amici, sono gli esempi, sono gli avvocati nostri. Onoriamoli, invochiamoli e cerchiamo di imitarli un po’ (Papa Paolo VI)
Man rightly fears falling victim to an oppression that will deprive him of his interior freedom, of the possibility of expressing the truth of which he is convinced, of the faith that he professes, of the ability to obey the voice of conscience that tells him the right path to follow [Dives in Misericordia, n.11]
L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire [Dives in Misericordia, n.11]
We find ourselves, so to speak, roped to Jesus Christ together with him on the ascent towards God's heights (Pope Benedict)
Ci troviamo, per così dire, in una cordata con Gesù Cristo – insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio (Papa Benedetto)
Church is a «sign». That is, those who looks at it with a clear eye, those who observes it, those who studies it realise that it represents a fact, a singular phenomenon; they see that it has a «meaning» (Pope Paul VI)
La Chiesa è un «segno». Cioè chi la guarda con occhio limpido, chi la osserva, chi la studia si accorge ch’essa rappresenta un fatto, un fenomeno singolare; vede ch’essa ha un «significato» (Papa Paolo VI)
Let us look at them together, not only because they are always placed next to each other in the lists of the Twelve (cf. Mt 10: 3, 4; Mk 3: 18; Lk 6: 15; Acts 1: 13), but also because there is very little information about them, apart from the fact that the New Testament Canon preserves one Letter attributed to Jude Thaddaeus [Pope Benedict]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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