Pane della Vita. Mistica della Visione e Fede
(Gv 6,35-40)
A fine primo secolo le chiese sentono il rischio del crollo. Lo sguardo ottuso dintorno alle prime fraternità sigillava già il Mistero.
Ma contrariamente al Primo Testamento (Es 33,22-23) per Fede ora si ‘vede’ Dio ‘e’ si vive, senza più paura (Es 3,6).
Chi «vede» il Figlio «ha» la stessa Vita dell’Eterno (v.40).
La Visione di Fede, la Visione del Figlio, la Visione dell’esito glorioso di colui che è stato rigettato dalle autorità religiose e considerato maledetto da Dio, fa divenire Uno con Lui.
È Risurrezione attuale, pur nell’esperienza rapida e greve dell’esistenza dispersiva.
L’Immagine considerata impossibile e che non si poteva reggere, cede il passo a un processo d’interpretazione, azione, riassetto, che attira futuro.
Cede il passo alla completezza del mondo umanizzante e diverso di Dio.
Lo spostamento di sguardo rompe la trama delle apparenze, delle convinzioni banali, ereditate o à la page.
Insomma: ‘coglierlo’ diventa motore di salvezza, fondamento che supera il pre-umano.
Percepirlo si fa Incontro; nella dimensione propria e perenne. Principio di eternità beata.
Secondo i credenti in Gesù la Sorgente della vita piena e indistruttibile [«Vita dell’Eterno»: v.40 testo greco] non è il pane materiale.
Già su questa terra l’Alimento totalizzante non sta in alcuna certezza banale.
Bisogna piuttosto «Vedere il Figlio» (v.40): cogliere nel Maestro una vicenda che non finisce nel fallimento.
Nonostante il rifiuto dei capi, l’esito della sua-nostra storia è la Gloria indistruttibile.
E «Credere in Lui» (v.40) non dipende dall’estrazione culturale o dalla posizione sociale concorde, ma da una elaborazione irripetibile.
‘Vedere’ e avere Fede è affidarsi alla luminosa [sembra assurda] Visione che si comunica nelle fibre più intime e fin dalla prima ‘Nascita’. Certi della piena sintonia e realizzazione in quella Figura sovreminente.
Si tratta di una Fede-Visione che legge il senso e abilita a un’appropriazione diretta: sorvola gli ostacoli insormontabili.
Una Fede-Gesto che zampilla, una Fede-Azione che diviene fermento di dilatazione, perché ha già suscitato acume, attenzione globale, intimo consenso.
Non aderiamo per entusiasmo o iniziative [la “Chiesa degli eventi”].
La vita dell’Eterno in noi inizia nell’occhio dell’anima; eco del Sogno primordiale.
Essa s’introduce nel cogliere la traiettoria del Padre. Egli vuole per i suoi minimi una pienezza d’impronta e carattere, senza conformismi.
Solo grazie al Dono nel quale ci riconosciamo fin dalle nostre radici e in essenza, intuiamo consonanze liete che identificano desideri, parole, azioni e tipo di cammino del Risorto stesso, che pulsa in noi.
La Persona del Cristo è l’unico Cibo senza omologazione.
Sostentati dal Pane-Persona possiamo evitare sia la ricerca di finte sicurezze che la smania di appoggi, preferendo il Pane Spezzato.
L’alimento della terra conserva la vita fisica, ma non può far rivivere attraverso Genesi personali uniche, né aprirci una strada valicando la morte.
Ciò conferisce valore ad ogni momento.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Cosa significa per te ‘vedere’ il Figlio e ‘credere’ in Lui?
[Mercoledì 3.a sett. di Pasqua, 7 maggio 2025]