Mag 4, 2025 Scritto da 

Si può e si deve uscire

«Io Sono la Porta delle pecore»

(Gv 10,1-10)

 

Nei pascoli, durante la notte le pecore venivano ricoverate in recinti di pietra su un declivio e i pastori (a turno) si ponevano a difesa del gregge rannicchiandosi nella posizione dell’uscio in basso, armati di bastone, come fossero una porta, invalicabile per ladri e predatori.

La consuetudine di vita consentiva al gregge - anche di differenti proprietari - di riconoscere il richiamo tipico e la voce del pastore corrispondente. Non di rado egli designava ciascuna con un nomignolo individuale [irripetibile secondo carattere].

In Gerusalemme le grandi Porte della città venivano aperte al mattino e chiuse al tramonto. Erano punti fondamentali della vita sociale urbana, passaggi obbligati per entrare e uscire dalle mura.

Dopo decenni di deportazione, la fine dell’impero babilonese e l’editto di Ciro, la Porta delle Pecore fu la prima a essere restaurata e l’unica consacrata, perché attraverso di essa affluivano gli armenti da sacrificare al Tempio.

Gesù prende posizione e denuncia in modo esplicito la situazione di degrado del vero ‘gregge’ sacrificato all’interesse e alla logica dell’istituzione cui non interessa la felicità delle persone ma solo la difesa dei privilegi.

 

Egli è Pastore che cammina innanzi (v.4); non si nasconde dietro le quinte: rischia in prima persona. Non viene per prendere, ma per dare in abbondanza. Perché Dio cerca il suo popolo in penuria.

La sua è una Chiamata per Nome (v.3): rispetta l’identità personale, non impone ritmi astratti o insostenibili, non forza i tempi; valuta le condizioni di ciascuno.

Per il Pastore autentico non esistono folle anonime.

Quindi non racchiude dentro gli antichi ‘recinti sacri’ (v.1 testo greco) ove si annidano ossessioni di massa. Steccati muniti di guardiano e gendarmi, dove si viene omologati - e l’anima sensibile non respira più, sequestrata da opportunisti (v.8).

Dalla sua Porta si può uscire (vv.3-9). Anzi, è Lui che ci costringe a superarla (v.3 testo greco).

La Guida autentica conduce verso una differente ricchezza, pascoli più sostanziosi, inattesi stupori.

Il Pastore vero obbliga a fare Esodo, spingendoci [con forza] fuori dagli ovili ristretti.

 

L’autorevolezza della guida è avvalorata sia dalla conoscenza diretta del «guardiano-portinaio» (v.3) che da quella del popolo, il quale ne riconosce la Parola, e lo segue - spinto da quel Richiamo come da un fremito dentro.

Cristo mette in rilievo l’autorità che ha sul popolo, presentandosi con la formula non transitoria «Io Sono» [colma di risonanze eminenti e profonde].

E attualizzando, precisa tale espressione con la metafora della Porta - non tanto per chiuderla, ma anzitutto per spalancarla e lasciar passare.

In tal guisa e a differenza delle vecchie guide, il gregge minuto lo segue non per timore o calcolo, come farebbe con un padrone inflessibile, bensì spontaneamente.

 

Mettendo in conto la presenza di ostacoli senza i quali non si cresce, nel cammino anche concitato sperimenteremo l’Amico invisibile quale Maestro di chiarezza, decisione, costanza, flessibilità, introspezione.

Riconosciuto nel volto ignoto che si cela dentro ciascuno di noi, saremo resi consapevoli ‘da vicino’, motivati e liberi - affinché veniamo resi alla vita.

 

 

[Lunedì 4.a sett. di Pasqua, 12 maggio 2025]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Jesus, Good Shepherd and door of the sheep, is a leader whose authority is expressed in service, a leader who, in order to command, gives his life and does not ask others to sacrifice theirs. One can trust in a leader like this (Pope Francis)
Gesù, pastore buono e porta delle pecore, è un capo la cui autorità si esprime nel servizio, un capo che per comandare dona la vita e non chiede ad altri di sacrificarla. Di un capo così ci si può fidare (Papa Francesco)
In today’s Gospel passage (cf. Jn 10:27-30) Jesus is presented to us as the true Shepherd of the People of God. He speaks about the relationship that binds him to the sheep of the flock, namely, to his disciples, and he emphasizes the fact that it is a relationship of mutual recognition […] we see that Jesus’ work is explained in several actions: Jesus speaks; Jesus knows; Jesus gives eternal life; Jesus safeguards (Pope Francis)
Nel Vangelo di oggi (cfr Gv 10,27-30) Gesù si presenta come il vero Pastore del popolo di Dio. Egli parla del rapporto che lo lega alle pecore del gregge, cioè ai suoi discepoli, e insiste sul fatto che è un rapporto di conoscenza reciproca […] vediamo che l’opera di Gesù si esplica in alcune azioni: Gesù parla, Gesù conosce, Gesù dà la vita eterna, Gesù custodisce (Papa Francesco)
To enter into communion with God, before observing the laws or satisfying religious precepts, it is necessary to live out a real and concrete relationship with him […] And this “scandalousness” is well represented by the sacrament of the Eucharist: what sense can there be, in the eyes of the world, in kneeling before a piece of bread? Why on earth should someone be nourished assiduously with this bread? The world is scandalized (Pope Francis)
Per entrare in comunione con Dio, prima di osservare delle leggi o soddisfare dei precetti religiosi, occorre vivere una relazione reale e concreta con Lui […] E questa “scandalosità” è ben rappresentata dal sacramento dell’Eucaristia: che senso può avere, agli occhi del mondo, inginocchiarsi davanti a un pezzo di pane? Perché mai nutrirsi assiduamente di questo pane? Il mondo si scandalizza (Papa Francesco)
What is meant by “eat the flesh and drink the blood” of Jesus? Is it just an image, a figure of speech, a symbol, or does it indicate something real? (Pope Francis)
Che significa “mangiare la carne e bere il sangue” di Gesù?, è solo un’immagine, un modo di dire, un simbolo, o indica qualcosa di reale? (Papa Francesco)
What does bread of life mean? We need bread to live. Those who are hungry do not ask for refined and expensive food, they ask for bread. Those who are unemployed do not ask for enormous wages, but the “bread” of employment. Jesus reveals himself as bread, that is, the essential, what is necessary for everyday life; without Him it does not work (Pope Francis)
Che cosa significa pane della vita? Per vivere c’è bisogno di pane. Chi ha fame non chiede cibi raffinati e costosi, chiede pane. Chi è senza lavoro non chiede stipendi enormi, ma il “pane” di un impiego. Gesù si rivela come il pane, cioè l’essenziale, il necessario per la vita di ogni giorno, senza di Lui la cosa non funziona (Papa Francesco)
In addition to physical hunger man carries within him another hunger — all of us have this hunger — a more important hunger, which cannot be satisfied with ordinary food. It is a hunger for life, a hunger for eternity which He alone can satisfy, as he is «the bread of life» (Pope Francis)
Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame – tutti noi abbiamo questa fame – una fame più importante, che non può essere saziata con un cibo ordinario. Si tratta di fame di vita, di fame di eternità che Lui solo può appagare, in quanto è «il pane della vita» (Papa Francesco)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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