Veglia di Pentecoste alternativa
(Gv 7,37-39)
Durante la Festa delle Capanne - in occasione della raccolta dei frutti - i sacerdoti compivano il rito dell’acqua, portandola in una brocca d’oro dalla piscina di Siloè [«Inviato»] al Tempio (dove veniva versata per chiedere la pioggia d’autunno).
Il rito è personalizzato da Gesù, che invita le folle ad abbeverarsi alla Sapienza: chi lo accoglie avrà in sé una sorgente di vita, espressione dell’oro divino che viene elargito a tutti i suoi intimi - abilitati a rinnovare ogni cosa.
Invito a venire a Cristo e dissetarsi di Lui, e Promessa dello stesso Spirito divino per chi si abbevera alla sua Persona. Qui il Signore sostituisce la Torah.
A dire: non possiamo esistere completamente senza che l'umanità si disseti alla Bevanda che procura pienezza di essere.
Il Signore corrisponde a quanto cerchiamo, e lo supera, facendo di ciascuno un santuario che irriga.
Fonte personale, abbondantissima e portatrice di correnti vitali - persino nei deserti, per trasformarli in giardino.
Pentecoste è in Cristo un momento ultimo e sorgivo. Fuoco e Onda.
A differenza di At 2, per narrare la manifestazione viva di Dio nei credenti il Maestro non usa l’immaginario impressionante dei fenomeni naturali del Primo Testamento [tuoni, terremoti, uragani, fulmini, fuoco].
Onde raffigurare l’effusione dello Spirito, la caduta delle barriere e il progetto di una nuova Sapienza, Gesù adopera l’immagine quieta di un’Acqua che dev’essere assorbita, che fa crescere e - nel tempo - produce vita.
Il cammino di Rivelazione e Alleanza nello Spirito si rivela progressivo - sino a Lui, in cui trova il suo apice.
Coronamento che si trasfonde nel popolo rigenerato: esso da pavido diviene annunciatore e pioniere.
La nuova Creazione, i nuovi padri e madri espressione della sua vittoria sulla morte, non nascono dalla polvere, bensì dallo stesso «sangue misto ad acqua» del Cristo «innalzato».
Flusso che ora trascorre nei suoi - per farvi germogliare vita, in modo da provvedere e rallegrare il percorso altrui.
Nel rapporto di apertura fra Dio e l’uomo (che per grazia dà il suo contributo al progetto esuberante del Cielo) anche l’intera creazione si fa partecipe del Patto di Comunione.
Dopo una prima Alleanza cosmica e di pace con Noè, ecco quella personale con Abramo - in vista delle «moltitudini».
Il progetto di interiorizzazione e appello personale era già spostato verso l’umanità, ma con Mosè diventa energia, disegno di Liberazione.
In Cristo il popolo eletto e santo depone ogni privilegio: si rende autentico nel recupero dei lati opposti, e universale.
“Israele” passa dal comune sentimento religioso e dal miglioramento delle consapevolezze sulla storia vissuta a fianco dell’Eterno, alla profondità del suo Cuore - sino al nostro: ossia alla reinterpretazione e avventura inedita; propriamente, di Fede.
Dai Profeti a Cristo, l’Alleanza si fa globale.
Sotto Azione improvvisa o cadenzata dello Spirito, ‘Acqua’ che travalica e deborda, ma se assimilata fa crescere - tutto e anche la difformità diventa moto verso l'Unità: persino il caos attiva le nuove coesioni.
Il Patto antico dilata ben oltre i confini.
I suoi cerchi diventano sempre più ampi - senza per questo far temere che gli accadimenti possano fuggire di mano a Dio - nei momenti della quiete e delle pause, o perfino nei rivolgimenti senza posa.
L’acqua che i condottieri o i profeti del Primo Testamento avevano visto sgorgare da rocce o rupi spaccate, diventa Vivente - senza più corruzioni.
[Solennità di Pentecoste: Veglia, 7/8 giugno 2025]