Feb 26, 2025 Scritto da 

Reputazione: crocevia della Verità di Fede

(Lc 9,22-25)

 

Ieri abbiamo sottolineato come il tarlo della vanità nella ricerca della stima altrui spinga all’ipocrisia e all’ostentazione.

Ci chiediamo: Cosa rende intimi al Padre? Portare la Croce - nel senso di essere figlio devoto e obbediente? Bisogna rinunciare a vivere, accettando i vari mali?

No, la comunione con Dio consegue a un impegno liberamente assunto. Quel patibolo non è esigenza del Padre che vorrebbe essere ‘risarcito’ almeno da qualcuno.

Le vie tra cui scegliere non sono tante, ma solo due: vittoria o dono, e ogni istante è tempo di decisione.

I modelli non servono più.

 

Un confronto fra i testi paralleli in lingua greca (ad es.) di Mc 8,34; Mt 10,38; Lc 9,23 e 14,27 [Gv 12,26] fa comprendere il significato di «prendere» o «sollevare la croce» per un discepolo che rivive Cristo e lo dilata nella storia degli uomini.

Dio non dà croce alcuna, né i figli sono chiamati a “sopportarla” o addirittura “offrirla”! La Croce va ‘presa’ attivamente, perché l’amico di Gesù si gioca l’onore.

La sua onda vitale raggiunge il dono completo anche sotto il profilo della pubblica considerazione.

 

Dopo la sentenza di tribunale, il condannato al supplizio doveva caricarsi sulle spalle il braccio orizzontale del patibolo.

Era il momento più straziante, perché di massima solitudine e percezione di fallimento.

Lo sventurato e già svergognato doveva così procedere al luogo della crocifissione passando fra due ali di folla che per dovere religioso deridevano e malmenavano il disgraziato, ritenuto maledetto da Dio.

 

Gesù non ci propone la Croce nel senso corrivo d’una necessaria sopportazione delle inevitabili contrarietà della vita che attraverso l’ascesi cesella animi più capaci di abbozzare [oggi si dice: ‘resilienti’].

Rispetto alle solite proposte di sana disciplina - esteriore e interiore - uguali per tutti e utili solo per tenere buona la situazione (di privilegio altrui), il giovane Rabbi sta viceversa suggerendo un comportamento assai più radicale.

Il Signore propone un’ascetica totalmente differente da quella delle religioni - addirittura capovolta.

Il credente deve rinunciare alla reputazione’. È lo spunto essenziale e dirimente della persona di Fede.

Chi è legato alla sua buona fama, ai ruoli, al personaggio da recitare, alla mansione, al livello acquisito, non somiglierà mai al Figlio.

Neppure chi non dilata la dimensione tribale dell’interesse di “famiglia”.

 

Sin dai primi tempi, l’annuncio dell’autentico Messia creava divisioni: la ‘spada della sua Persona’ separava la vicenda di ciascuno dal mondo di valori del clan di appartenenza o dall’idea stessa di rispettabilità, anche nazionale.

Oggi capita la stessa cosa dove qualcuno annuncia il Vangelo com’è, e tenta di rinnovare i meccanismi inceppati della configurazione istituzionale abitudinaria.

In tal guisa, caricandosi della Croce di beffe conseguenti.

Una separazione e taglio nettissimo con i criteri di grandezza e successo, per l'Unità nuova; perseguitata: quella che fa da crocevia della Verità senza doppiezze.

Provare per credere.

 

Sembra un sogno privo di senso, ma questo è ciò che unisce la Chiesa al suo Signore.

Un cammino crocifiggente, dove si guadagna quello che si perde - anzitutto in considerazione.

 

 

[Giovedì dopo le Ceneri, 6 marzo 2025]

440 Ultima modifica il Giovedì, 06 Marzo 2025 12:00
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Jesus, who shared his quality as a "stone" in Simon, also communicates to him his mission as a "shepherd". It is a communication that implies an intimate communion, which also transpires from the formulation of Jesus: "Feed my lambs... my sheep"; as he had already said: "On this rock I will build my Church" (Mt 16:18). The Church is property of Christ, not of Peter. Lambs and sheep belong to Christ, and to no one else (Pope John Paul II)
Gesù, che ha partecipato a Simone la sua qualità di “pietra”, gli comunica anche la sua missione di “pastore”. È una comunicazione che implica una comunione intima, che traspare anche dalla formulazione di Gesù: “Pasci i miei agnelli… le mie pecorelle”; come aveva già detto: “Su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18). La Chiesa è proprietà di Cristo, non di Pietro. Agnelli e pecorelle appartengono a Cristo, e a nessun altro (Papa Giovanni Paolo II)
Praying, celebrating, imitating Jesus: these are the three "doors" - to be opened to find «the way, to go to truth and to life» (Pope Francis)
Pregare, celebrare, imitare Gesù: sono le tre “porte” — da aprire per trovare «la via, per andare alla verità e alla vita» (Papa Francesco)
In recounting the "sign" of bread, the Evangelist emphasizes that Christ, before distributing the food, blessed it with a prayer of thanksgiving (cf. v. 11). The Greek term used is eucharistein and it refers directly to the Last Supper, though, in fact, John refers here not to the institution of the Eucharist but to the washing of the feet. The Eucharist is mentioned here in anticipation of the great symbol of the Bread of Life [Pope Benedict]
Narrando il “segno” dei pani, l’Evangelista sottolinea che Cristo, prima di distribuirli, li benedisse con una preghiera di ringraziamento (cfr v. 11). Il verbo è eucharistein, e rimanda direttamente al racconto dell’Ultima Cena, nel quale, in effetti, Giovanni non riferisce l’istituzione dell’Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi. L’Eucaristia è qui come anticipata nel grande segno del pane della vita [Papa Benedetto]
Work is part of God’s loving plan, we are called to cultivate and care for all the goods of creation and in this way share in the work of creation! Work is fundamental to the dignity of a person. Work, to use a metaphor, “anoints” us with dignity, fills us with dignity, makes us similar to God, who has worked and still works, who always acts (cf. Jn 5:17); it gives one the ability to maintain oneself, one’s family, to contribute to the growth of one’s own nation [Pope Francis]
Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione [Papa Francesco]
God loves the world and will love it to the end. The Heart of the Son of God pierced on the Cross and opened is a profound and definitive witness to God’s love. Saint Bonaventure writes: “It was a divine decree that permitted one of the soldiers to open his sacred wide with a lance… The blood and water which poured out at that moment was the price of our salvation” (John Paul II)
Il mondo è amato da Dio e sarà amato fino alla fine. Il Cuore del Figlio di Dio trafitto sulla croce e aperto, testimonia in modo profondo e definitivo l’amore di Dio (Giovanni Paolo II))

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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