Feb 17, 2024 Scritto da 

AIUTO O CONCORRENZA? RIFLESSIONI SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE (di Francesco Giovannozzi, psicologo e psicoterapeuta)

Da un po’ di tempo sento  parlare dai media di intelligenza artificiale. Apprendo che è una branca dell’informatica  che ha come scopo la costruzione di  macchine capaci di lavorare, di avere delle prestazioni simili a quelle dell’uomo. Qualche giorno fa ho sentito che è stato tradotto un antico manoscritto grazie all’intelligenza artificiale.

So che l’idea di realizzare  macchinari in grado di riprodurre l’intelligenza umana ci ha sempre  attratti  fin dall’antichità. 

Kerenyi nei miti della Grecia ci parla  della figura di Talo (o Talos) di Creta.  Era una statua vivente, un gigantesco automa invulnerabile, incaricato da Minosse  di sorvegliare l’isola. Il gigante era invincibile tranne in un punto della caviglia dove era visibile una vena. La leggenda narra che fu ucciso con una freccia che lo colpì nel punto debole. Altra versione narra che morì per la perdita del sangue, però non per una freccia, ma perché aveva urtato la caviglia contro una roccia, dopo che Medea lo aveva stregato con le sue arti magiche.

L’intelligenza artificiale: non so se siano più i vantaggi o i pericoli. Forse in campo scientifico o medico essa può risultare preziosa, ma nella vita pratica, quotidiana, temo una disumanizzazione.

Oltretutto: e i posti di lavoro?

Per fare un banale esempio, immaginate quando domani in un ristorante vi servirà un robot? Credo che tutti preferiamo un essere umano, con i suoi pregi, difetti, con il suo ingegno.  

O ancora, ho sentito da un telegiornale che l’intelligenza artificiale sarà impiegata nel campo della psicologia e della psicoterapia. 

Qui tutto il mio essere si ribella!

La psicologia si occupa dell’anima e la psicoterapia è una forma di aiuto attraverso il rapporto interpersonale. Come può un automa aiutare un essere umano nella sofferenza interiore? Quale vissuto può trasmettere e comunicare all’altro?

Non basta dare linee guida; lo psicoterapeuta studia per anni e nel caso dell’analisi si sottopone egli stesso ad analisi per poter conoscere il proprio inconscio e cercare di aiutare l’altro. Ma anche nell’applicare un test, il professionista si serve di solito di un computer al fine di valutare i dati statistici, ma è sempre lo stesso professionista a valutare il test in base alle sue conoscenze e alla storia del soggetto. Può un automa fare questo?

Penso che l’intelletto sia una prerogativa umana. Esistono comportamenti animali che fanno supporre  l’attività conseguente a un fine, anche se basate sull’istinto.

La definizione  di intelligenza si è evoluta negli anni, passando da un’abilità generale ad una competenza cognitiva congiunta con componenti ambientali, emozionali, esperienziali.

La prima definizione di essa fu data da Spermann  che la considerava come “fattore  g“ - cioè una capacità generale astratta, al di sopra di altre abilità. Poteva essere misurata attraverso dei test e questo la rendeva scientifica.

Poi sono state elaborate altre teorie  sull’intelligenza: Thurstone ipotizzò sette abilità primarie,   Guilford ci ha parlato di 120 abilità primarie e autonome fra di loro, Cattell  distinse tra intelligenza fluida e cristallizzata. La fluida è la parte strutturale funzionale, innata - cioè la capacità di cogliere relazioni tra elementi, indipendentemente da apprendimenti; quella cristallizzata scaturisce dall’esperienza.

Un tipo di intelligenza oggi molto studiata è l’intelligenza emotiva. Consiste nel riconoscere e regolamentare le propria vita emozionale. 

Questo elenco non è esaustivo. Ho solo citato qualche teoria. 

Quella che personalmente mi  piace di più è la teoria di Jean Piaget: l’autore parla di ‘assimilazione  e accomodamento’. Essi accompagnano la vita di un individuo; più flessibile in giovinezza, più rigido nella senescenza.

L’assimilazione: abbiamo esperienza dl mondo esterno per mezzo di schemi già in nostro possesso. Ne è un esempio il neonato con il riflesso di suzione, che gli permette di esplorare la realtà circostante. L’accomodamento è il cambiamento di questi schemi in base a nuove esperienze, che forniscono ulteriori informazioni. Questi due momenti si alternano in cerca di un equilibrio.  

Questo equilibrio fa sì che l’individuo organizzi una forma di adattamento all’ambiente.

I due momenti sono quasi sempre presenti in ogni attività umana; a volte prevale l’assimilazione, a volte l’accomodamento.  Ad esempio, quando un bimbo stringe il pugno senza tenere nulla in mano o fa i movimenti della suzione senza avere niente in bocca, è l’ assimilazione a dominare; mentre l’accomodamento primeggia quando ad esempio un bimbo imita un gesto che ha visto o tenta di portare la mano alla bocca. O ancora se un bambino prende una penna deve eseguire dei movimenti con le dita diversi da quando prende un pallone. Accomoda i suoi gesti.

Per Piaget lo sviluppo mentale comincia con il periodo sensomotorio. Sinteticamente è una fase che va dalla nascita ai due anni circa. Dai soli riflessi, passa a dei comportamenti, per vedere le conseguenze sul proprio corpo e poi su oggetti del mondo esterno, scoprendo nuove azioni efficaci per raggiungere uno scopo. Verso i diciotto mesi compare l’attività rappresentativa: il bambino è in grado di immaginarsi delle azioni.

Nella fase preconcettuale [2- 4 anni] prevale l’egocentrismo e aumenta il linguaggio, ma il bimbo  non sa passare dal modo di pensare generale a quello particolare, e contrariamente.

Dai quattro ai sette anni circa abbiamo la fase del pensiero intuitivo. Con la scuola materna il bambino  acquisisce nuove informazioni, ma ancora non  c’è  reversibilità. Quest’ultima consiste nel mettere in relazione col pensiero più azioni, e saperle ricostruire al contrario.

Nella fase delle operazioni concrete, cresce l’accordo fra le azioni. Il pensiero passa dal particolare al generale, e viceversa; ma si è  ancora legati alle azioni.  

Nella fase delle operazioni formali [dagli undici ai quattordici anni circa] il ragionamento ipotetico deduttivo permette di fare delle ipotesi. Il preadolescente comincia a pensare al proprio futuro, e riflette sui valori del proprio ambiente culturale. 

Questo piccolo schema riassuntivo non è completo né esaustivo. La teoria “piagetiana“  è molto più articolata. Oltre alla teoria di Piaget ci sono stati  Wygotskij e Bruner, che hanno avuto i loro punti di vista.

Tenendo conto di questi piccoli dati sullo sviluppo umano, reminiscenze degli studi universitari, mi sono chiesto: l’intelligenza artificiale sarà in grado di trovare un accomodamento per adattarsi al meglio? Saprà trovare nuove soluzioni? O si avvarrà solo del momento di assimilazione? E soprattutto: sarà un aiuto, o si metterà in concorrenza con l’essere umano?

Francesco Giovannozzi, psicologo-psicoterapeuta.  

467 Ultima modifica il Sabato, 17 Febbraio 2024 20:36
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Praying, celebrating, imitating Jesus: these are the three "doors" - to be opened to find «the way, to go to truth and to life» (Pope Francis)
Pregare, celebrare, imitare Gesù: sono le tre “porte” — da aprire per trovare «la via, per andare alla verità e alla vita» (Papa Francesco)
In recounting the "sign" of bread, the Evangelist emphasizes that Christ, before distributing the food, blessed it with a prayer of thanksgiving (cf. v. 11). The Greek term used is eucharistein and it refers directly to the Last Supper, though, in fact, John refers here not to the institution of the Eucharist but to the washing of the feet. The Eucharist is mentioned here in anticipation of the great symbol of the Bread of Life [Pope Benedict]
Narrando il “segno” dei pani, l’Evangelista sottolinea che Cristo, prima di distribuirli, li benedisse con una preghiera di ringraziamento (cfr v. 11). Il verbo è eucharistein, e rimanda direttamente al racconto dell’Ultima Cena, nel quale, in effetti, Giovanni non riferisce l’istituzione dell’Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi. L’Eucaristia è qui come anticipata nel grande segno del pane della vita [Papa Benedetto]
Work is part of God’s loving plan, we are called to cultivate and care for all the goods of creation and in this way share in the work of creation! Work is fundamental to the dignity of a person. Work, to use a metaphor, “anoints” us with dignity, fills us with dignity, makes us similar to God, who has worked and still works, who always acts (cf. Jn 5:17); it gives one the ability to maintain oneself, one’s family, to contribute to the growth of one’s own nation [Pope Francis]
Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione [Papa Francesco]
God loves the world and will love it to the end. The Heart of the Son of God pierced on the Cross and opened is a profound and definitive witness to God’s love. Saint Bonaventure writes: “It was a divine decree that permitted one of the soldiers to open his sacred wide with a lance… The blood and water which poured out at that moment was the price of our salvation” (John Paul II)
Il mondo è amato da Dio e sarà amato fino alla fine. Il Cuore del Figlio di Dio trafitto sulla croce e aperto, testimonia in modo profondo e definitivo l’amore di Dio. Scriverà San Bonaventura: “Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza” (Giovanni Paolo II))
[Nicodemus] felt the fascination of this Rabbi, so different from the others, but could not manage to rid himself of the conditioning of his environment that was hostile to Jesus, and stood irresolute on the threshold of faith (Pope Benedict)
[Nicodemo] avverte il fascino di questo Rabbì così diverso dagli altri, ma non riesce a sottrarsi ai condizionamenti dell’ambiente contrario a Gesù e resta titubante sulla soglia della fede (Papa Benedetto)
Those wounds that, in the beginning were an obstacle for Thomas’s faith, being a sign of Jesus’ apparent failure, those same wounds have become in his encounter with the Risen One, signs of a victorious love. These wounds that Christ has received for love of us help us to understand who God is and to repeat: “My Lord and my God!” (Pope Benedict)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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