Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
Gesù chiama a riflettere su chi sono sua madre e i suoi fratelli: «questi che ascoltano la Parola di Dio e la fanno» (Lc 8,21).
Francesco, che si riteneva semplice e idiota, amava appassionatamente la Parola di Dio.
Infatti, imbattendosi a terra con le Lettere, le raccoglieva per averne il dovuto riguardo.
Lo attestano le Fonti, nella prima lettera (da lui scritta) ai Custodi:
«Anche gli scritti che contengono i nomi e le parole del Signore, ovunque fossero trovati in luoghi sconvenienti, siano raccolti e collocati in luogo degno» (FF 242).
La stessa Chiara, pianticella del Serafico Padre, nel suo Testamento, ricorda quanto Francesco amasse e vivesse la Parola, dandone l’esempio:
«Il Figlio di Dio si è fatto nostra via; e questa con la parola e l’esempio ci indicò e insegnò il beato Padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di Lui» (FF 2824).
E a chi gli chiedeva se avesse piacere che le persone istruite entrassero nell’Ordine, rispondeva:
«Ne ho piacere; purché, però, sull’esempio di Cristo, di cui si legge non tanto che ha studiato quanto che ha pregato, non trascurino di dedicarsi all’orazione e purché studino non tanto per sapere come devono parlare, quanto per mettere in pratica le cose apprese, e, solo quando le hanno messe in pratica, le propongano agli altri.
Voglio che i miei frati siano discepoli del Vangelo e progrediscano nella conoscenza della verità, in modo tale da crescere contemporaneamente nella purezza della semplicità» (FF 1188).
“E la ragione principale per cui venerava i ministri della Parola di Dio era questa: che essi fanno rivivere la discendenza del loro fratello morto, cioè fanno rivivere il Cristo, che è stato crocifisso per i peccatori, quando li convertono, facendosi loro guida con pia sollecitudine e con sollecita pietà.
Affermava che questo ufficio della pietà è più gradito di ogni sacrificio al Padre delle misericordie, soprattutto se viene adempiuto con zelo dettato da carità perfetta, per cui ci si affatica in esso più con l’esempio che con la parola, più con le lacrime della preghiera che con la loquacità dei discorsi” (FF 1135).
“Egli infatti non era mai stato un ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando ad una encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di seguirlo alla lettera” (FF 357).
Martedì della 25.a sett. T.O. (Lc 8,19-21)
Il brano di Luca oggi proposto pone in evidenza la chiarità della lampada, che non va oscurata bensì esaltata per diffondersi.
Gesù insiste pure sulla necessità di disposizioni adeguate per ascoltare la Parola.
Il riverbero di tutto questo lo scopriamo anche nelle Fonti francescane.
Il Povero d’Assisi, luce dell’Ordine dei Minori, aveva compreso per grazia che da come ascoltiamo la Parola di Dio dipendono poi i frutti.
Per questo nei suoi scritti leggiamo:
”E poiché chi è da Dio ASCOLTA LE PAROLE DI DIO, perciò noi, che in modo tutto speciale siamo deputati ai divini uffici, dobbiamo non solo ascoltare e praticare quello che Dio dice, ma anche, per radicare in noi l’altezza del nostro Creatore e la nostra sottomissione a lui, custodire i vasi sacri e i libri liturgici, che contengono le sante parole” (Lettera a tutti i Chierici, FF 224).
Sapeva che l’ascolto incide sulla luminosità della testimonianza tanto che, nella Vita Seconda del Celano, viene rilevato:
“I frati minori sono stati mandati dal Signore in questo ultimo tempo per offrire esempi di luce a chi è avvolto dal buio dei peccati” (FF 739).
Altresì Chiara, fin dal grembo materno profetizzata come luce per il mondo, nella lettera d’introduzione della Leggenda è guardata come un dono speciale di Dio per l’umanità:
“Perciò Dio misericordioso suscitò la venerabile vergine Chiara e in lei fece splendere alle donne una chiarissima lampada” (FF 3151), questa sì da non mettere sotto il moggio, ma sul lucerniere per far luce a tutti noi.
Amava e cercava l’ascolto attento della Parola. Infatti:
“Provvede alle figlie, mediante devoti predicatori, l’alimento della Parola di Dio, della quale riserva per se stessa una larga porzione. Da tale gioia […] è pervasa nell’ascolto della santa predicazione” (FF 3230).
“Allorché, infatti, ritornava nella gioia della santa orazione, riportava dal fuoco dell’altare del Signore parole ardenti, tali da infiammare il cuore delle sorelle.
Esse constatavano infatti con ammirazione che si irradiava dal suo volto una certa dolcezza e che la sua faccia pareva più luminosa del solito.
Certamente, nella sua dolcezza, Dio aveva dato convito alla poverella e, dopo averle inondato l’animo nell’orazione con la sua LUCE VERA, lo manifestava al di fuori sensibilmente” (FF 3199).
Chiara luminosa per virtù risplende nella Chiesa come lampada sul candelabro, illuminando le tenebre di questo mondo.
«Ora, nessuno accesa una lucerna la copre con un vaso o mette sotto un letto, ma la pone su un lucerniere, perché quelli che entrano vedano la luce» (Lc 8,16)
Lunedì della 25.a sett. T.O. (Lc 8,16-18)
Colto in flagrante, prima di essere allontanato, l’amministratore disonesto sa farsi amici con la stessa disonesta ricchezza.
Gesù rivolto ai discepoli sottolinea che i figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce.
Francesco d’Assisi è colui che ha saputo farsi amici nel Cielo con la disonesta ricchezza, con trasparente accortezza.
Non la amava; infatti restituì tutto e pubblicamente, sposando Madonna Povertà.
Ma suo merito fu che seppe giovarsi dei beni terreni in modo sapiente, evangelico.
Nel nuovo itinerario intrapreso si distinse per quell’occhio interiore
che vede, in prospettiva, dove conduce l’appetito terreno.
Raccomandava sempre di donare i beni non ai parenti, ma ai più poveri,
perché in essi s’incontra il Povero per eccellenza: Cristo!
Esortava i suoi a farsi amici nei cieli con la disonestà ricchezza e ricevendo in cambio quella imperitura, che profuma di resurrezione.
Lui, che era vissuto in gioventù nello sfarzo, sapeva bene dove conduceva il cieco amore per i beni posseduti.
Le Fonti francescane, luogo di ricchezza spirituale, lo pongono in evidenza:
“Anche nelle feste principali, quando ve n’era l’opportunità, era solito andare per l’elemosina.
Perché, diceva, nei poveri di Dio si realizza la parola del profeta: l’uomo ha mangiato il pane degli Angeli.
Il pane degli Angeli è quello che la santa povertà raccoglie di porta in porta e che, domandato per amor di Dio, per amor di Dio viene elargito, per suggerimento degli Angeli santi” (Fonti 1129).
E nella Regola di Chiara vediamo come ella parla della povertà rivolta alle sorelle:
«Questa sia la vostra parte di eredità, che introduce nella terra dei viventi. Aderendo totalmente ad essa, non vogliate mai, sorelle dilettissime, avere altro sotto il cielo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre» (Fonti 2795).
Sapevano, infatti, che i beni donati a chi ha bisogno costituiscono la pietra miliare del seguire Gesù e la sua Santa Parola fatta carne.
Guidati dal Vangelo, quindi, non vollero mai seguire due padroni: Dio e la ricchezza, ma rivestirsi unicamente di Cristo, per beni più duraturi.
Più leggeri, per il Cielo!
«Fatevi degli amici dal mammona ingiusto, perché quando verrà a mancare, vi accolgano nelle tende eterne»
«Fatevi degli amici dal mammona ingiusto, perché quando verrà a mancare, vi accolgano nelle tende eterne» (Lc 16,9)
Domenica 25.a T.O. anno C (Lc 16,1-13)
In questa liturgia il brano lucano propone la parabola del Seminatore e la ricezione dei vari terreni; parallelo con la Parola di Dio assimilata in modo differente.
Il nuovo Evangelista di questo ultimo tempo, Francesco, era innamorato della Parola e il suo ascolto era costante, tanto da averla impressa nella sua memoria.
Era terreno buono che produceva il cento per uno.
Le Fonti c’informano:
”Irradiato dagli splendori della Luce eterna, scrutava le profondità delle Scritture con intelletto limpido e acuto. Il suo ingegno, puro da ogni macchia, penetrava il segreto dei misteri […]
Leggeva di tanto in tanto i libri sacri e riteneva tenacemente impresso nella memoria quanto aveva una volta assimilato: giacché ruminava continuamente con affettuosa devozione ciò che aveva ascoltato con mente attenta” (FF 1188).
“Con altrettanta cura e devozione si impegnava a compiere gli altri insegnamenti uditi.
Egli infatti non era mai stato ascoltatore sordo del Vangelo, ma, affidando ad una encomiabile memoria tutto quello che ascoltava, cercava con ogni diligenza di eseguirlo alla lettera” (FF 357).
Come lo chiama il Celano, nella Vita prima - «fiume di Paradiso» - Francesco, “il nuovo evangelista di questo ultimo tempo ha diffuso con amorosa cura le acque del Vangelo per il mondo intero, e con le opere ha additato la via e la vera dottrina del Figlio di Dio” (FF 475).
Nella Regola non bollata (1221):
«Manteniamoci dunque Fedeli alle parole, alla vita, alla dottrina e al Santo Vangelo di Colui che si è degnato di pregare per noi il Padre» (FF 62).
E “guardiamoci bene dall’essere la terra lungo la strada, o la terra sassosa, o quella invasa dalle spine secondo quanto dice il Signore nel Vangelo:
«Il seme è la Parola di Dio […] il seme affidato alla terra buona, sono coloro che, ascoltando la parola con buone, anzi ottime disposizioni, la intendono e la custodiscono e portano frutti con la perseveranza»” (FF 58).
«Uscì il Seminatore per seminare la sua semente […] La semente è la Parola di Dio» (Lc 8,5a.11b)
Sabato della 24.a sett. T.O. (Lc 8 4-15)
Il capitolo otto di Luca, all’inizio, parla di annuncio della Buona Novella del Regno da parte di Gesù e dei Dodici, e della sequela di donne che, sanate, seguono il Signore, mettendo quanto possiedono al loro servizio.
Aprendo la finestra francescana vediamo che, dopo aver conosciuto la volontà del Signore per divina ispirazione, Francesco, il Minimo, si dedica anima e corpo a compiere la missione affidatagli da Dio.
Suo compito: annunciare il Regno, far conoscere alla gente la Buona Novella in povertà, rinunciando a ogni cosa che non fosse indispensabile.
Le Fonti sono straordinariamente ricche in proposito.
“Un giorno, mentre ascoltava la Messa, udì le istruzioni date da Cristo quando inviò i suoi discepoli a predicare […] Comprese meglio queste consegne dopo, facendosi spiegare il brano al sacerdote.
Allora, raggiante di gioia, esclamò:
«È proprio quello che bramo realizzare con tutte le mie forze!».
E fissando nella memoria quelle direttive, s’impegnò ad eseguirle lietamente […]
Si sbarazzò di tutto quello che possedeva di doppio […] Si confezionò una tonaca misera e grossolana e, in luogo della cinghia di pelle, strinse i fianchi con una corda.
Ispirato da Dio, cominciò ad annunziare la perfezione del Vangelo, predicando a tutti la penitenza, con semplicità.
Le sue parole non erano frivole […] ma piene della virtù dello Spirito Santo penetravano nell’intimo delle coscienze, così da toccare vivamente gli ascoltatori” (FF 1427).
“L’uomo di Dio, Francesco, animato dallo Spirito dei profeti e seguendo il loro linguaggio, come echeggiando il suo precursore, annunziava la pace e predicava la salvezza” (FF 1428).
“Un numero crescente di persone veniva attirato dalla schiettezza e veracità dell’insegnamento e della vita di Francesco.
Due anni dopo la sua conversione, alcuni uomini si sentirono stimolati dal suo esempio a fare penitenza e a unirsi a lui, rinunziando a tutto, indossando lo stesso saio e conducendo la stessa vita” (FF 1429).
La prima donna che seguì Francesco fu Chiara, che abbandonata la casa paterna, prese a seguirlo per vivere il Vangelo.
“Nobile di nascita, più nobile per grazia […] Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù” (FF 351).
Sull’esempio di lei anche le altre sorelle mettevano a disposizione i loro beni spirituali a servizio del Vangelo.
«C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state curate […] Susanna e molte altre, che li servivano con i propri averi» (Lc 8,1b-2a.3b)
Venerdì 24.a sett. T.O. (Lc 8,1-3)
Dopo la sua conversione, Francesco diceva ai suoi frati:
«Un peccatore può digiunare, pregare, piangere e macerare la propria carne […] Dunque noi dobbiamo gloriarci solo in questo caso: se rendiamo a Dio la gloria che è sua» (FF 1105).
Cosa che ben fece la donna peccatrice in casa del fariseo e che questi non capì.
Francesco e Chiara, consapevoli della misericordia usata loro da Dio, passarono la vita ad amare senza misura, sapendo di essere stati graziati dall’Altissimo. Da qui il loro vivere facendo continui atti d’amore verso gli altri, baciando, chinandosi sui bisogni del prossimo, perdonando.
Le Fonti informano in proposito, e, nello specifico, così racconta S. Bonaventura nella Leggenda maggiore:
“Un uomo della contea di Spoleto, aveva una malattia orrenda che gli devastava la bocca [...]
Costui si era recato a Roma, per visitare la tomba degli Apostoli e impetrare loro la grazia. Tornando dal pellegrinaggio, incontrò il servo di Dio, al quale avrebbe voluto, per devozione, baciare i piedi. Ma l’umile Francesco non lo permise, anzi baciò in volto colui che avrebbe voluto baciargli i piedi.
Appena Francesco, il servitore dei lebbrosi, mosso dalla sua mirabile pietà, ebbe toccato con la sua sacra bocca quella piaga orrenda, questa scomparve completamente e il malato recuperò la sospirata salute.
Non so che cosa ammirare maggiormente, a ragion veduta, in questo fatto, se l’umiltà profonda, che spinse a quel bacio così benevolo, o la splendida potenza che operò un miracolo così stupendo” (FF 1046).
Ma pure Chiara, nella Bolla papale (Clara Claris praeclara) così viene contemplata:
“Spezzando duramente nell’angusta solitudine della sua cella l’alabastro del suo corpo, riempiva degli aromi della sua santità l’intero edificio della Chiesa” (FF 3285).
“Quel vaso veramente purissimo sì rivelò un vaso di grazie” (FF 3157).
E “molto spesso lavava i piedi delle servigiali* che tornavano da fuori e, lavatili, li baciava” (FF 3182).
A chi molto ama, molto verrà perdonato!
*sorelle addette al servizio esterno del Monastero.
In questo brano del Vangelo di Luca, Gesù paragona la generazione del suo tempo a quei bambini che gridano gli uni agli altri l’incapacità di accogliere i profeti e il Figlio dell’uomo, criticando ogni cosa fatta o proposta.
Giovanni Battista è stato trattato da indemoniato perché digiunava, il Figlio di Dio, che mangia e beve, come un amico dei pubblicàni e peccatori.
Ma chi ha La Sapienza che viene dall’alto sa riconoscere la natura delle cose.
Così Francesco d’Assisi!
Sulle orme di Cristo si faceva ‘uno’ con i peccatori, ritenendosi lui stesso il primo - e intrattenendosi con essi con amore.
Leggiamo nelle Fonti:
"Si guardino i frati, ovunque saranno, negli eremi o in altri luoghi, di non appropriarsi di alcun luogo e di non contenderlo ad alcuno.
E chiunque verrà da essi, amici o nemici, ladro o brigante, sia ricevuto con bontà.
E ovunque sono i frati e in qualunque luogo si incontreranno, debbano rivedersi volentieri e con gioia di spirito e onorarsi scambievolmente senza mormorazione" (FF 26).
Francesco possedeva la vera Sapienza che gli permetteva di stare con tutti, peccatori e non, di discernere e riconoscere l’opera del Signore in atto in qualunque contesto, poiché penetrava la radice delle cose, guardandole con l’occhio di Dio.
Così Chiara, sorella fra sorelle, con grande discernimento riconosceva il passaggio dello Spirito e della sua santa operazione, accogliendo tutti e conformandosi ai progetti divini.
«È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane né beve vino, e voi dite: "Ha un demonio".
È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e dite: "Ecco un uomo mangione e beone, amico dei pubblicani e dei peccatori!"» (Lc 7,33-34)
Mercoledì 24.a sett. T.O. (Lc 7,31-35)
Nel proseguo del capitolo sette di Luca viene narrata la rianimazione dell’unico figlio della vedova di Nain. Gesù, preso da grande compassione, lo richiama alla vita, tra lo stupore degli astanti.
Nelle Fonti francescane il Povero d’Assisi compì, per Grazia del Signore, tanti prodigi in vita e in morte.
Nella Leggenda maggiore troviamo questa vicenda davvero stupenda.
"Il figlioletto appena settenne d’un notaio di Roma, si era messo in testa, come usano i bambini, di seguire la mamma che stava andando alla chiesa di San Marco.
Siccome la mamma lo aveva costretto a restare a casa, si buttò dalla finestra del palazzo e, abbattendosi al suolo, spirò sul colpo.
La madre, che non era molto lontana, sospettando, dal rumore, che il suo bambino fosse precipitato, tornò in fretta e, vedendo che aveva improvvisamente perduto il figlio per quella caduta sciagurata, incominciò a straziarsi con le proprie mani, come per punirsi da se stessa, mentre con le sue grida di dolore eccitava al pianto tutto il vicinato.
Ma un frate dell’Ordine dei minori, di nome Rao, che si stava recando in quel luogo per predicare, si avvicinò al bambino e poi, pieno di fede, disse al padre:
«Credi tu che Francesco, il santo di Dio, può risuscitare dai morti tuo figlio, in forza dell’amore che ha sempre avuto verso Gesù Cristo, morto in croce per ridare la vita agli uomini?».
Il padre rispose che lo credeva fermamente e che da quel momento sarebbe stato per sempre un fedele servitore del Santo, se, per i suoi meriti, Dio gli avesse concesso un dono così grande.
Quel frate si prostrò in orazione con il frate suo compagno e incitò tutti i presenti a pregare.
Come fu terminata la preghiera, il bambino incominciò a sbadigliare un poco, aprì gli occhi e sollevò le braccia e, finalmente, si alzò da solo e subito, alla presenza di tutti, si mise a camminare, sano e salvo, restituito alla vita e, insieme, alla salvezza per la mirabile potenza del Santo" (FF 1266).
Francesco, sulle orme di Cristo, molto poté a beneficio di tanti.
Anche in questo caso una madre riebbe in vita il figlio morto.
Potenza della resurrezione di Cristo, anche attraverso i suoi profeti!
«E Gesù lo diede a sua madre» (Lc 7,15b)
La liturgia di questo giorno pone attenzione, sia nel Vangelo di Giovanni che in quello di Luca, alla figura della Vergine Maria, compresa nel mistero di dolore salvifico che l’attraversa.
A Maria era stato preannunciata la spada lacerante che l’avrebbe trafitta e fatta ritrovare ai piedi della Croce, unita al Figlio suo nel Mistero Pasquale, a vantaggio di molti.
Francesco amò d’indicibile amore la Santa Vergine e ne contemplò i misteri continuamente.
Altresì fece Chiara, spronando le sue figlie a vivere, come Maria, le speranze e le sofferenze.
Leggiamo nelle Fonti quanto scrive alla sua figlia spirituale Ermentrude di Bruges:
«Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui Cristo che ci precede. Poiché dopo molte e varie tribolazioni, è Lui che ci introdurrà nella sua gloria.
Ama con tutto il cuore Dio, e Gesù, suo Figlio Crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui.
MEDITA SENZA STANCARTI IL MISTERO DELLA CROCE E I DOLORI DELLA MADRE RITTA AI PIEDI DELLA CROCE […]» (FF 2915).
E ancora nella Regola di Chiara, a riguardo della povertà vissuta a tutti i livelli:
«Non vogliate mai, sorelle dilettissime, avere altro sotto il cielo, per amore del Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre» (FF 2795).
E lo stesso Francesco “circondava di indicibile amore la Madre del Signore Gesù, per il fatto che aveva reso nostro fratello il Signore della Maestà e ci ha ottenuto la misericordia.
In lei […] dopo Cristo, riponeva la sua fiducia” (FF 1165).
La Santa Vergine era sempre nella sua memoria e contemplava ininterrottamente i dolori e i disagi sofferti da Lei durante il suo pellegrinaggio terreno.
«Ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Clèopa e Maria di Màgdala» (Gv 19,25)
B.V. Maria Addolorata (Gv 19,25-27)
Christianity cannot be, cannot be exempt from the cross; the Christian life cannot even suppose itself without the strong and great weight of duty [Pope Paul VI]
Il Cristianesimo non può essere, non può essere esonerato dalla croce; la vita cristiana non può nemmeno supporsi senza il peso forte e grande del dovere [Papa Paolo VI]
The horizon of friendship to which Jesus introduces us is the whole of humanity [Pope Benedict]
L’orizzonte dell’amicizia in cui Gesù ci introduce è l’umanità intera [Papa Benedetto]
However, the equality brought by justice is limited to the realm of objective and extrinsic goods, while love and mercy bring it about that people meet one another in that value which is man himself, with the dignity that is proper to him (Dives in Misericordia n.14)
L'eguaglianza introdotta mediante la giustizia si limita però all’ambito dei beni oggettivi ed estrinseci, mentre l'amore e la misericordia fanno si che gli uomini s'incontrino tra loro in quel valore che è l'uomo stesso, con la dignità che gli è propria (Dives in Misericordia n.14)
The Church invites believers to regard the mystery of death not as the "last word" of human destiny but rather as a passage to eternal life (Pope John Paul II)
La Chiesa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna (Papa Giovanni Paolo II)
The saints: they are our precursors, they are our brothers, they are our friends, they are our examples, they are our lawyers. Let us honour them, let us invoke them and try to imitate them a little (Pope Paul VI)
I santi: sono i precursori nostri, sono i fratelli, sono gli amici, sono gli esempi, sono gli avvocati nostri. Onoriamoli, invochiamoli e cerchiamo di imitarli un po’ (Papa Paolo VI)
Man rightly fears falling victim to an oppression that will deprive him of his interior freedom, of the possibility of expressing the truth of which he is convinced, of the faith that he professes, of the ability to obey the voice of conscience that tells him the right path to follow [Dives in Misericordia, n.11]
L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire [Dives in Misericordia, n.11]
We find ourselves, so to speak, roped to Jesus Christ together with him on the ascent towards God's heights (Pope Benedict)
Ci troviamo, per così dire, in una cordata con Gesù Cristo – insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio (Papa Benedetto)
Church is a «sign». That is, those who looks at it with a clear eye, those who observes it, those who studies it realise that it represents a fact, a singular phenomenon; they see that it has a «meaning» (Pope Paul VI)
La Chiesa è un «segno». Cioè chi la guarda con occhio limpido, chi la osserva, chi la studia si accorge ch’essa rappresenta un fatto, un fenomeno singolare; vede ch’essa ha un «significato» (Papa Paolo VI)
Let us look at them together, not only because they are always placed next to each other in the lists of the Twelve (cf. Mt 10: 3, 4; Mk 3: 18; Lk 6: 15; Acts 1: 13), but also because there is very little information about them, apart from the fact that the New Testament Canon preserves one Letter attributed to Jude Thaddaeus [Pope Benedict]
don Giuseppe Nespeca
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