Apr 10, 2025 Scritto da 

Amore sino alla fine

La Passione del Signore narrata dall’evangelista Giovanni, ripropone alla nostra attenzione l’arresto e il tradimento del Figlio di Dio, il suo essere condotto davanti ai sommi sacerdoti Anna e Caifa.

Quest’ultimo pronunciò quella cruda espressione:

«Conviene che muoia un solo uomo per il popolo» (Gv 18,14).

Quindi condotto nel pretorio di Pilato che lo consegna ai capi dei sacerdoti e guardie per essere crocifisso.

Dramma d’Amore del nostro Dio per l’uomo da Lui amato!

 

Francesco trascorreva il venerdì santo unendosi alla Passione del Signore, immedesimato in essa.

Il digiuno, in coerenza con quanto Gesù dice nel Vangelo [quando sarà tolto loro lo Sposo, allora digiuneranno] era di certo rispettato in quel giorno da tutti i frati e dalle sorelle di San Damiano.

Nella Regola non bollata (1221), così Francesco si esprime:

«La santa Quaresima, invece, che comincia dall’Epifania e dura ininterrottamente per quaranta giorni, quella che il Signore consacrò con il suo santo digiuno, coloro che volontariamente la digiunano siano benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non siano obbligati. Ma l’altra, fino alla Resurrezione del Signore, la digiunino.

Negli altri tempi non siano tenuti a digiunare, se non il venerdì» (FF 84).

Così pure Chiara e le sue sorelle erano fedeli al digiuno, specie la Madre:

"Finché fu in salute, infatti, digiunava a pane e acqua la quaresima maggiore e la quaresima di San Martino vescovo, gustando solo la domenica un po’ di vino, se ne aveva […]" (FF 3194).

Le sorelle, preoccupate per la sua salute, deploravano con lacrime quelle morti quotidiane a cui si sottoponeva, finché Francesco le ordinò di non far passare giorno senza mangiare almeno un’oncia e mezza di pane.

L’unione alla Passione di Cristo era vissuta anzitutto interiormente, ma pure il corpo viveva il lutto per lo Sposo tradito, vilipeso e ucciso per la salvezza di molti.

Francesco piangeva la Passione del Signore riempiendo i boschi di lacrime e gemiti, mentre Chiara, in monastero, con tutta sé stessa prendeva parte al martirio di Cristo nell’orazione continua.

Nella Vita seconda del Celano, a riguardo degli ultimi momenti di vita del Poverello, viene riportato quanto segue:

"Trascorse i pochi giorni che gli rimasero in un inno di lode, invitando i suoi compagni dilettissimi* a lodare con lui Cristo. Egli poi, come gli fu possibile, proruppe in questo salmo:

«Con la mia voce ho gridato al Signore, con la mia voce ho chiesto soccorso al Signore».

Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio, e con certi versi, che aveva composto un tempo, le esortava all’amore divino. Perfino la morte, a tutti terribile e odiosa, esortava alla lode, e andandole incontro lieto, la invitava ad essere sua ospite:

«Ben venga, mia sorella morte!» " (FF 809).

E ancora:

"Si rivolse poi al medico*: «Coraggio, frate medico, dimmi pure che la morte è imminente: per me sarà la porta della vita!».

E ai frati:

«Quando mi vedrete ridotto all’estremo, deponetemi nudo sulla terra, come mi avete visto ieri l’altro, e dopo che sarò morto, lasciatemi giacere così per il tempo necessario a percorrere comodamente un miglio».

Giunse infine la sua ora, ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio" (FF 810).

Chiara, innamorata del suo Signore e pianticella del Serafico padre, passò altresì il giovedì santo e tutto il venerdì fra le piaghe di Cristo:

"Tutta quella notte e per tutto il giorno seguente rimane come assorbita, così fuori di sé stessa che, con gli occhi assenti, sempre fissa ad un’unica visione, sembra inchiodata con Cristo e del tutto insensibile.

Torna più volte da lei una figlia familiare, per vedere se per caso desideri qualche cosa, e sempre la trova immobile nella stessa posizione" (FF 3217).

L’amore per Cristo crocifisso fu per Chiara e Francesco fonte di ogni ragione di vita, di ogni gesto compiuto nel segno della croce, fiorita il mattino di Pasqua.

 

* frate Angelo e frate Leone.

* Il medico: Bongiovanni, nativo di Arezzo secondo varie fonti, o forse di Assisi, figlio di Marangone Cristiano.

 

 

Venerdì santo «Passione del Signore»  (Gv 18,1-19,42)

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Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

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Praying, celebrating, imitating Jesus: these are the three "doors" - to be opened to find «the way, to go to truth and to life» (Pope Francis)
Pregare, celebrare, imitare Gesù: sono le tre “porte” — da aprire per trovare «la via, per andare alla verità e alla vita» (Papa Francesco)
In recounting the "sign" of bread, the Evangelist emphasizes that Christ, before distributing the food, blessed it with a prayer of thanksgiving (cf. v. 11). The Greek term used is eucharistein and it refers directly to the Last Supper, though, in fact, John refers here not to the institution of the Eucharist but to the washing of the feet. The Eucharist is mentioned here in anticipation of the great symbol of the Bread of Life [Pope Benedict]
Narrando il “segno” dei pani, l’Evangelista sottolinea che Cristo, prima di distribuirli, li benedisse con una preghiera di ringraziamento (cfr v. 11). Il verbo è eucharistein, e rimanda direttamente al racconto dell’Ultima Cena, nel quale, in effetti, Giovanni non riferisce l’istituzione dell’Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi. L’Eucaristia è qui come anticipata nel grande segno del pane della vita [Papa Benedetto]
Work is part of God’s loving plan, we are called to cultivate and care for all the goods of creation and in this way share in the work of creation! Work is fundamental to the dignity of a person. Work, to use a metaphor, “anoints” us with dignity, fills us with dignity, makes us similar to God, who has worked and still works, who always acts (cf. Jn 5:17); it gives one the ability to maintain oneself, one’s family, to contribute to the growth of one’s own nation [Pope Francis]
Il lavoro fa parte del piano di amore di Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione [Papa Francesco]
God loves the world and will love it to the end. The Heart of the Son of God pierced on the Cross and opened is a profound and definitive witness to God’s love. Saint Bonaventure writes: “It was a divine decree that permitted one of the soldiers to open his sacred wide with a lance… The blood and water which poured out at that moment was the price of our salvation” (John Paul II)
Il mondo è amato da Dio e sarà amato fino alla fine. Il Cuore del Figlio di Dio trafitto sulla croce e aperto, testimonia in modo profondo e definitivo l’amore di Dio. Scriverà San Bonaventura: “Per divina disposizione è stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza” (Giovanni Paolo II))
[Nicodemus] felt the fascination of this Rabbi, so different from the others, but could not manage to rid himself of the conditioning of his environment that was hostile to Jesus, and stood irresolute on the threshold of faith (Pope Benedict)
[Nicodemo] avverte il fascino di questo Rabbì così diverso dagli altri, ma non riesce a sottrarsi ai condizionamenti dell’ambiente contrario a Gesù e resta titubante sulla soglia della fede (Papa Benedetto)
Those wounds that, in the beginning were an obstacle for Thomas’s faith, being a sign of Jesus’ apparent failure, those same wounds have become in his encounter with the Risen One, signs of a victorious love. These wounds that Christ has received for love of us help us to understand who God is and to repeat: “My Lord and my God!” (Pope Benedict)

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