Il brano proposto oggi dalla Liturgia evidenzia il meraviglioso discorso di Gesù ai suoi sull’Amore.
Inizia dicendo di rimanere nel suo amore; e il versetto conclusivo ribadisce quanto detto poco prima: di amarsi gli uni gli altri.
Sia Francesco che Chiara erano divorati dall’amore di Dio, tanto che nelle Fonti troviamo brani di notevole spessore in merito.
La Leggenda maggiore narra:
"Chi potrebbe descrivere degnamente il fervore di carità, che infiammava Francesco, amico dello Sposo? Poiché egli, come un carbone ardente, pareva tutto divorato dalla fiamma dell’amor divino.
Al sentir nominare l’amore del Signore, subito si sentiva stimolato, colpito, infiammato: quel nome era per lui come un plettro, che gli faceva vibrare l’intimo del cuore.
«Offrire, in compenso dell’elemosina, il prezioso patrimonio dell’amor di Dio - così egli affermava - è nobile prodigalità; e stoltissimi sono coloro che lo stimano meno del denaro, poiché soltanto il prezzo inapprezzabile dell’amor divino è capace di comprare il regno dei cieli. E molto si deve amare l’amore di Colui che molto ci ha amati» " (FF 1161).
Parimenti Chiara, nella terza lettera ad Agnese di Praga, si esprimeva così:
" «…è ormai chiaro che l’anima dell’uomo fedele, che è la più degna tra tutte le creature, è resa dalla Grazia di Dio più grande del cielo. Mentre, infatti, i cieli con tutte le altre cose create non possono contenere il Creatore, l’anima fedele invece, ed essa sola, è sua dimora e soggiorno, e ciò soltanto a motivo della carità, di cui gli empi sono privi. È la stessa Verità che lo afferma:
«Colui che mi ama, sarà amato dal Padre mio, e io pure l’amerò; noi verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora» " (FF 2892).
E ancora, riguardo l’amore scambievole, nella Leggenda dei tre compagni:
"Occupavano la giornata nell’orazione e lavorando con le loro mani, in maniera da evitare risolutamente l’ozio, nemico dell’anima. A mezzanotte si alzavano per la preghiera, animata da gemiti e lacrime.
Si amavano l’un l’altro con un affetto profondo, e a vicenda si servivano e procuravano il necessario, come farebbe una madre col suo unico figlio teneramente amato. Tale era l’affetto che ardeva loro in cuore, che erano pronti a consegnarsi alla morte senza esitare, non solo per amore di Cristo, ma anche per salvare l’anima o il corpo dei fratelli" (FF 1446).
La fraternità delle origini di Francesco è la più alta e concreta testimonianza di cosa vuol dire rimanere nell’Amore di Dono e riversarlo nelle relazioni con i fratelli.
Fatti eloquenti richiamano all’autenticità dei rapporti, senza usare la verità a proprio tornaconto.
È chiaro, infatti, che «chi fa la verità viene verso la luce, perché siano manifeste le sue opere, poiché sono state operate in Dio» (Gv 3,21).
«Queste cose vi comando: perché vi amiate gli uni gli altri» (Gv 15,17)
San Mattia, 14 maggio (Gv 15,9-17)