Mar 16, 2025 Scritto da 

Esito amaro

Nella Liturgia di oggi il Vangelo racconta la prima predicazione di Gesù nel suo paese, Nazaret. L’esito è amaro: anziché ricevere consensi, Gesù trova incomprensione e anche ostilità (cfr Lc 4,21-30). I suoi compaesani, più che una parola di verità, volevano miracoli, segni prodigiosi. Il Signore non ne opera e loro lo rifiutano, perché dicono di conoscerlo già da bambino, è il figlio di Giuseppe (cfr v. 22) e così via. Così Gesù pronuncia una frase diventata proverbiale: «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria» (v. 24).

Queste parole rivelano che l’insuccesso per Gesù non era del tutto imprevisto. Egli conosceva i suoi, conosceva il cuore dei suoi, sapeva il rischio che correva, metteva in conto il rifiuto. Allora possiamo chiederci: ma se la cosa era così, se prevede un fallimento, perché va lo stesso al suo paese? Perché fare del bene a gente che non è disposta ad accoglierti? È una domanda che ci poniamo spesso anche noi. Ma è una domanda che ci aiuta a capire meglio Dio. Egli, davanti alle nostre chiusure, non si tira indietro: non mette freni al suo amore. Davanti alle nostre chiusure, Lui va avanti. Ne vediamo un riflesso in quei genitori che sono consapevoli dell’ingratitudine dei figli, ma non per questo smettono di amarli e di fare loro del bene. Dio è così, ma a un livello molto più alto. E oggi invita anche noi a credere nel bene, a non lasciare nulla di intentato nel fare il bene.

In ciò che avviene a Nazaret troviamo però dell’altro: l’ostilità nei confronti di Gesù da parte dei “suoi” ci provoca: loro non furono accoglienti, e noi? Per verificarlo, guardiamo ai modelli di accoglienza che Gesù oggi propone, ai suoi compaesani e a noi. Sono due stranieri: una vedova di Sarepta di Sidone e Naamàn, il Siro. Tutti e due accolsero dei profeti: la prima Elia, il secondo Eliseo. Ma non fu un’accoglienza facile, passò attraverso delle prove. La vedova ospitò Elia, nonostante la carestia e benché il profeta fosse perseguitato (cfr 1 Re 17,7-16), era un perseguitato politico-religioso. Naamàn, invece, pur essendo una persona di altissimo livello, accolse la richiesta del profeta Eliseo, che lo portò a umiliarsi, a bagnarsi per sette volte in un fiume (cfr 2 Re 5,1-14), come se fosse un bambino ignorante. La vedova e Naamàn, insomma, accolsero attraverso la disponibilità e l’umiltà. Il modo di accogliere Dio è sempre essere disponibili, accoglierlo ed essere umili. La fede passa di qua: disponibilità e umiltà. La vedova e Naamàn non hanno rifiutato le vie di Dio e dei suoi profeti; sono stati docili, non rigidi e chiusi.

Fratelli e sorelle, anche Gesù percorre la via dei profeti: si presenta come non ce l’aspetteremmo. Non lo trova chi cerca miracoli – se noi cerchiamo dei miracoli non troveremo Gesù –,  chi cerca sensazioni nuove, esperienze intime, cose strane; chi cerca una fede fatta di potenza e segni esteriori. No, non lo troverà. Soltanto lo trova, invece, chi accetta le sue vie e le sue sfide, senza lamentele, senza sospetti, senza critiche e musi lunghi. Gesù, in altre parole, ti chiede di accoglierlo nella realtà quotidiana che vivi; nella Chiesa di oggi, così com’è; in chi hai vicino ogni giorno; nella concretezza dei bisognosi, nei problemi della tua famiglia, nei genitori, nei figli, nei nonni, accogliere Dio lì. Lì c’è Lui, che ci invita a purificarci nel fiume della disponibilità e in tanti salutari bagni di umiltà. Ci vuole umiltà per incontrare Dio, per lasciarci incontrare da Lui.

E noi, siamo accoglienti o assomigliamo ai suoi compaesani, che credevano di sapere tutto su di Lui? “Io ho studiato teologia, ho fatto quel corso di catechesi… Io conosco tutto su Gesù!”. Sì, come uno scemo! Non fare lo scemo, tu non conosci Gesù. Magari, dopo tanti anni che siamo credenti, pensiamo di conoscere bene il Signore, con le nostre idee e i nostri giudizi, tante volte. Il rischio è di abituarci, abituarci a Gesù. E così come ci abituiamo? Chiudendoci, chiudendoci alle sue novità, al momento in cui Lui bussa alla tua porta e ti dice una cosa nuova, vuole entrare in te. Noi dobbiamo uscire da questo rimanere fissi sulle nostre posizioni. Il Signore chiede una mente aperta e un cuore semplice. E quando una persona ha una mente aperta, un cuore semplice, ha la capacità di sorprendersi, di stupirsi. Il Signore sempre ci sorprende, è questa la bellezza dell’incontro con Gesù. La Madonna, modello di umiltà e disponibilità, ci mostri la via per accogliere Gesù.

[Papa Francesco, Angelus 30 gennaio 2022]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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In addition to physical hunger man carries within him another hunger — all of us have this hunger — a more important hunger, which cannot be satisfied with ordinary food. It is a hunger for life, a hunger for eternity which He alone can satisfy, as he is «the bread of life» (Pope Francis)
Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame – tutti noi abbiamo questa fame – una fame più importante, che non può essere saziata con un cibo ordinario. Si tratta di fame di vita, di fame di eternità che Lui solo può appagare, in quanto è «il pane della vita» (Papa Francesco)
The Eucharist draws us into Jesus' act of self-oblation. More than just statically receiving the incarnate Logos, we enter into the very dynamic of his self-giving [Pope Benedict]
L'Eucaristia ci attira nell'atto oblativo di Gesù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logos incarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione [Papa Benedetto]
Jesus, the true bread of life that satisfies our hunger for meaning and for truth, cannot be “earned” with human work; he comes to us only as a gift of God’s love, as a work of God (Pope Benedict)
Gesù, vero pane di vita che sazia la nostra fame di senso, di verità, non si può «guadagnare» con il lavoro umano; viene a noi soltanto come dono dell’amore di Dio, come opera di Dio (Papa Benedetto)
Jesus, who shared his quality as a "stone" in Simon, also communicates to him his mission as a "shepherd". It is a communication that implies an intimate communion, which also transpires from the formulation of Jesus: "Feed my lambs... my sheep"; as he had already said: "On this rock I will build my Church" (Mt 16:18). The Church is property of Christ, not of Peter. Lambs and sheep belong to Christ, and to no one else (Pope John Paul II)
Gesù, che ha partecipato a Simone la sua qualità di “pietra”, gli comunica anche la sua missione di “pastore”. È una comunicazione che implica una comunione intima, che traspare anche dalla formulazione di Gesù: “Pasci i miei agnelli… le mie pecorelle”; come aveva già detto: “Su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,18). La Chiesa è proprietà di Cristo, non di Pietro. Agnelli e pecorelle appartengono a Cristo, e a nessun altro (Papa Giovanni Paolo II)
Praying, celebrating, imitating Jesus: these are the three "doors" - to be opened to find «the way, to go to truth and to life» (Pope Francis)
Pregare, celebrare, imitare Gesù: sono le tre “porte” — da aprire per trovare «la via, per andare alla verità e alla vita» (Papa Francesco)
In recounting the "sign" of bread, the Evangelist emphasizes that Christ, before distributing the food, blessed it with a prayer of thanksgiving (cf. v. 11). The Greek term used is eucharistein and it refers directly to the Last Supper, though, in fact, John refers here not to the institution of the Eucharist but to the washing of the feet. The Eucharist is mentioned here in anticipation of the great symbol of the Bread of Life [Pope Benedict]
Narrando il “segno” dei pani, l’Evangelista sottolinea che Cristo, prima di distribuirli, li benedisse con una preghiera di ringraziamento (cfr v. 11). Il verbo è eucharistein, e rimanda direttamente al racconto dell’Ultima Cena, nel quale, in effetti, Giovanni non riferisce l’istituzione dell’Eucaristia, bensì la lavanda dei piedi. L’Eucaristia è qui come anticipata nel grande segno del pane della vita [Papa Benedetto]
Work is part of God’s loving plan, we are called to cultivate and care for all the goods of creation and in this way share in the work of creation! Work is fundamental to the dignity of a person [Pope Francis]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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