Il brano di Matteo, che la liturgia propone oggi, mette in rilievo un Gesù che sottolinea l’ascolto della Parola e l’apertura del cuore.
Le parabole da Lui illustrate non vengono comprese perché mancano queste due dimensioni esistenziali.
I Poveri assisani si distinsero per la loro grande capacità introspettiva e di accoglienza del messaggio del Regno.
Nello specifico, di Chiara così parla la Bolla papale di canonizzazione «Clara Claris praeclara»:
" «Questo fu l’albero alto, proteso verso il cielo, dai rami dilatati, che nel campo della Chiesa produsse soavi frutti […] e alla cui ombra piacevole e amena molte seguaci accorsero da ogni parte, e tuttora accorrono per gustarne i frutti» " (FF 3294).
Il Regno di Dio trova sviluppo in queste singolari metafore di cui il Minimo d’Assisi e Chiara reclusa sono testimonianze plastiche e concrete.
Ma pure Francesco, come Gesù, parlava ai suoi frati in parabole. Le Fonti lo attestano in vari passi.
Quando voleva fare intendere loro il cammino che li attendeva per accogliere il Regno di Dio, richiamava alla mente varie parabole, attraversate dal tessuto evangelico.
Ne ricordiamo una fra le tante, con le quali annunciava la Parola che il Signore gli affidava.
Presentandosi al Papa, Gesù gli aveva fatto comprendere come doveva esprimersi.
"Egli, infatti, raccontò al Pontefice come Dio gliel’aveva suggerita, la parabola di un ricco re che con gran gioia aveva sposato una donna bella e povera e ne aveva avuto dei figli che avevano la stessa fisionomia del re, loro padre e che, perciò, vennero allevati alla mensa stessa del re.
Diede, poi, l’interpretazione della parabola, giungendo a questa conclusione:
«Non c’è da temere che muoiano di fame i figli ed eredi dell’eterno Re; perché essi, a somiglianza di Cristo, sono nati da una madre povera, per virtù dello Spirito Santo e sono stati generati, per virtù dello spirito di povertà, in una religione poverella.
Se, infatti, il Re del cielo promette ai suoi imitatori il Regno eterno, quanto più provvederà per loro quelle cose che elargisce senza distinzione ai buoni e ai cattivi».
Il Vicario di Cristo ascoltò attentamente questa parabola e la sua interpretazione e, pieno di meraviglia, riconobbe senza ombra di dubbio che, in quell’uomo, aveva parlato Cristo.
Ma si sentì rassicurato anche da una visione, da lui avuta in quella circostanza, nella quale lo Spirito di Dio gli aveva mostrato la missione a cui Francesco era destinato.
Infatti, come egli raccontò, in sogno vedeva che la Basilica del Laterano ormai stava per rovinare e che, un uomo poverello, piccolo e di aspetto spregevole, la sosteneva, mettendoci sotto le spalle, perché non cadesse.
«Veramente - concluse il Pontefice - questi è colui che con la sua opera e la sua dottrina sosterrà la Chiesa di Cristo»" (FF1064).
"Contando sulla grazia divina e sull’autorità papale, Francesco, pieno di fiducia, si diresse verso la valle Spoletana, pronto a praticare e insegnare il Vangelo" (FF 1065).
Anche queste parabole sono la narrazione dell’avvento del Regno di Dio, la sua espansione su un terreno disponibile come quello di Francesco e Chiara e i loro incredibili sviluppi.
Loro compresero le parabole narrate da Gesù, poiché non avevano chiuso occhi ed orecchi, ma offerto a Dio un cuore in ascolto.
Giovedì della 16.a sett. T.O. (Mt 13,10-17)