Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".
Il brano del Vangelo giovanneo di oggi attesta come la folla non avesse ancora compreso la valenza eterna del Pane che Gesù voleva dare ad essa. La gente pensa alla manna mangiata nel deserto dai loro padri, ma Cristo ferma l’attenzione sul Padre suo che assicura un cibo che non perisce: la sua stessa Persona.
Richiamo all’abbondanza inimmaginabile dell’Eucaristia, Pane di vita per tutti.
Francesco, che si definiva «semplice e idiota», aveva un cuore speciale, che gli permetteva di percepire le profondità del Mistero di totale donazione del Cristo.
Sottolinea il Celano nella Vita Prima:
”Amico della semplicità, dal cuore incomparabilmente sincero e nobile. E quanto gli si addice questo nome di «Francesco», a lui che ebbe cuore franco e nobile più di ogni altro” (FF 529).
La sua compassione verso la gente bisognosa e povera era viscerale:
“Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità, nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso” (FF 1142).
Infatti, dinanzi a Gesù, Pane disceso dal Cielo, così si esprime nelle sue Ammonizioni:
”Ecco, ogni giorno egli si umilia […] ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote […] e come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne […] e come essi con gli occhi del corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.
E in tal maniera il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» " (FF 144-145).
E nelle sue lettere:
«O umiltà sublime! O sublimità umile […] Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. NULLA, DUNQUE, DI VOI TRATTENETE PER VOI, AFFINCHÉ TOTALMENTE VI ACCOLGA COLUI CHE TOTALMENTE A VOI SI OFFRE» (FF 221).
Ma un esempio di ‘Pane donato’ ci viene non meno da Chiara d’Assisi:
“C’era un solo pane, in monastero, e già incalzavano l’ora del desinare e la fame. Chiamata la dispensiera, la Santa le comanda di dividere il pane e di mandarne una parte ai frati, di trattenere l’altra dentro, per le sorelle.
Da questa seconda metà serbata, ordina di tagliare cinquanta fette, quale era il numero delle Donne, e di presentarle loro sulla mensa della povertà.
E alla devota figlia, che le rispondeva: «Occorrerebbero gli antichi miracoli di Cristo, per poter tagliare così poco pane in cinquanta fette», la Madre replicò, dicendole:
«Fa’ sicura quello che ti dico figlia!».
Si affretta dunque la figlia ad eseguire il comando della Madre; e si affretta la Madre a rivolgere più sospiri al suo Cristo, per le sue figlie.
E per grazia divina quella scarsa materia cresce tra le mani di colei che la spezza, così che risulta una porzione abbondante per ciascun membro della comunità" (FF 3189).
«Il Pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (Gv 6,33).
Martedì 3.a sett. di Pasqua (Gv 6,30-35)
Nel brano di oggi, dopo la condivisione dei pani, la folla insegue Gesù giunto all’altra riva, verso Cafarnao.
E subito il Signore mette il dito nella piaga sottolineando ch’esso Lo cerca non per i segni visti, bensì perché saziata.
Una ricerca spinta non dalla fede, ma forse dal bisogno.
E, a chi chiede cosa adempiere per fare le opere di Dio, il Signore sollecita all’opera per eccellenza: credere.
Gesù si smarca e sposta lo sguardo dalla legge alla Fede.
Meraviglioso contesto che ai tempi di Francesco e Chiara induceva i Poveri assisani a evolvere il loro cammino di fiducia e abbandono in Dio.
Nelle straordinarie Fonti francescane troviamo lo stesso Francesco chiamato dal Signore ad un balzo nella fede.
"Il Santo trovava grandissima consolazione nelle visite del Signore e da esse veniva assicurato che le fondamenta del suo Ordine sarebbero rimaste sempre stabili […]
Essendo turbato per i cattivi esempi, e avendo fatto ricorso un giorno, così amareggiato, alla preghiera, si sentì apostrofato a questo modo dal Signore:
«Perché tu, omiciattolo, ti turbi? Forse io ti ho stabilito pastore del mio Ordine in modo tale che tu dimenticassi che io ne rimango il patrono principale?
Per questo io ho scelto te, uomo semplice, perché quelli che vorranno, seguano le opere che compirò in te e che devono essere imitate da tutti gli altri.
Io vi ho chiamati: vi conserverò e pascolerò, supplirò con nuovi religiosi il vuoto lasciato dagli altri, al punto di farli nascere se non fossero già nati.
Non turbarti dunque, ma attendi alla tua salvezza, perché se l’Ordine si riducesse anche a soli tre frati, rimarrà il mio aiuto sempre stabile».
Da quel giorno era solito affermare che la virtù di un solo frate santo supera una quantità, sia pur grande, di imperfetti, come un solo raggio di luce dissipa le tenebre più fitte" (FF 742).
A chi crede in Colui che rende giusti, è la sua fede che gli viene calcolata a giustizia (cf. Rm 4,4-5).
S. Chiara, poi, visse alla lettera quanto Gesù suggerisce in questo brano evangelico: preoccupatevi del cibo che dura in eterno.
Infatti, papa Gregorio con la Bolla «Quo elongati» [Fino a che punto] del 28 settembre 1230, proibiva ai frati minori di accedere ai monasteri senza una speciale licenza della Santa Sede - e che potevano occuparsi delle Clarisse solo i frati a ciò deputati.
In tale contesto, ecco cosa attestano le Fonti:
"Una volta, avendo il signor Papa Gregorio proibito che qualsiasi frate si recasse ai monasteri delle Donne senza sua autorizzazione, la pia Madre si rammaricò che le sorelle avrebbero avuto più raramente il cibo della sacra dottrina e gemendo disse:
«Ce li tolga tutti, ormai, i frati, dopo che ci ha tolto quelli che ci davano il nutrimento di vita!».
E immediatamente rimandò tutti i frati al ministro, non volendo avere a disposizione i questuanti per provvedere il pane materiale, quando non avevano più chi provvedeva loro il pane dello spirito.
Ma quando lo venne a sapere papa Gregorio, subito rimise il divieto in potere del ministro generale" (FF 3232).
Solerzia di un’anima innamorata del cibo eterno e che per Esso è disposta a rinunciare a tutto.
«Operate non per il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita dell’Eterno […]» (Gv 6,27).
«Questa è l’Opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato» (Gv 6,29).
Lunedì della 3.a sett. di Pasqua (Gv 6,22-29)
Nel brano odierno Gesù chiede a Pietro se davvero Lo ama e, alla risposta affermativa del discepolo, soggiunge di iniziare a pascere i suoi agnelli, di incominciare dai più piccoli.
In Francesco è dato ai frati e al mondo un autentico testimone del Signore, che apre una strada nuova per ogni uomo di buona volontà. Nel Poverello s’incarna concretamente la richiesta di Gesù.
In tal senso, il Prologo della Leggenda maggiore è illuminante:
"La Grazia di Dio, nostro Salvatore, in questi ultimi tempi è apparsa nel suo servo Francesco, a tutti coloro che sono veramente umili e veramente amici della santa povertà.
Essi, infatti, mentre venerano in lui la sovrabbondanza della misericordia di Dio, vengono istruiti dal suo esempio a rinnegare radicalmente l’empietà e i desideri mondani, a vivere in conformità con Cristo e a bramare, con sete e desiderio insaziabili, la beata speranza.
Su di lui, veramente poverello e contrito di cuore, Dio posò il suo sguardo con grande accondiscendenza e bontà; non soltanto lo sollevò, mendico, dalla polvere della vita mondana, ma lo rese campione, guida e araldo della perfezione evangelica e lo scelse come luce per i credenti, affinché, divenuto testimone della luce, preparasse per il Signore la via della luce e della pace nel cuore dei fedeli" (FF 1020).
Dunque in Francesco sulle orme di Gesù, si aprì una strada di salvezza per ciascuno, presenza preziosa per i frati e l’umanità intera.
Quante volte rassicurò i suoi con la sua benevola presenza!
Dinanzi al forte vento delle prove, sempre li confortò, aiutandoli a superarle, esortandoli a non temere.
In lui Dio era presente in modo tangibile, speciale e poliedrico, offrendo un itinerario di novità e redenzione.
La leggenda maggiore ricorda:
"Da architetto avveduto, egli volle edificare se stesso sul fondamento dell’umiltà, come aveva imparato da Cristo" (FF 1103).
Per questo la sua figura acquistò autorevolezza semplicemente nel farsi piccolo, attestando con la vita la Presenza divina in lui, che operava mirabilmente.
La stessa Chiara, piena dell’amore divino, ormai vicina alla sua dipartita, giunse a dire alla sua anima:
«Va’ sicura - le dice - perché hai buona scorta, nel viaggio.
Va’ perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore» (FF 3252).
Come dire: non temere, poiché il Signore ti ha già condotta sulla strada della redenzione, Lui è con te!
Con Gesù ogni vento contrario viene superato “dal basso” - e l’orizzonte mostra propaggini di salvezza aggiornati.
3.a Domenica di Pasqua, anno C (Gv 21,1-19)
Il brano di Giovanni ci riporta alla distribuzione dei pani e dei pesci da parte di Gesù.
Il Signore dinanzi alla grande folla che lo segue, mette alla prova i suoi discepoli.
Rivoltosi a Filippo chiede dove poter comprare pane per sfamare tanta gente, pur sapendo cosa stava per compiere: la “moltiplicazione” di cinque pani d’orzo e due pesci, in vicinanza della Pasqua dei Giudei.
Richiamo all’abbondanza inimmaginabile dell’Eucaristia, Pane di vita per tutti.
Francesco, che si definiva «semplice e idiota», aveva un cuore speciale, che gli permetteva di percepire le profondità del Mistero di totale donazione del Cristo.
Sottolinea il Celano nella Vita Prima:
”Amico della semplicità, dal cuore incomparabilmente sincero e nobile. E quanto gli si addice questo nome di «Francesco», a lui che ebbe cuore franco e nobile più di ogni altro” (FF 529).
La sua compassione verso la gente bisognosa e povera era viscerale:
“Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità, nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso” (FF 1142).
Infatti, dinanzi a Gesù, Pane disceso dal Cielo, così si esprime nelle sue Ammonizioni:
“Ecco, ogni giorno egli si umilia […] ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote […] e come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne […] e come essi con gli occhi del corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.
E in tal maniera il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» " (FF 144-145).
E nelle sue lettere:
«O umiltà sublime! O sublimità umile […] Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. NULLA, DUNQUE, DI VOI TRATTENETE PER VOI, AFFINCHÉ TOTALMENTE VI ACCOLGA COLUI CHE TOTALMENTE A VOI SI OFFRE» (FF 221).
Ma un esempio di ‘Pane donato’ ci viene non meno da Chiara d’Assisi:
“C’era un solo pane, in monastero, e già incalzavano l’ora del desinare e la fame.
Chiamata la dispensiera, la Santa le comanda di dividere il pane e di mandarne una parte ai frati, di trattenere l’altra dentro, per le sorelle.
Da questa seconda metà serbata, ordina di tagliare cinquanta fette, quale era il numero delle Donne, e di presentarle loro sulla mensa della povertà.
E alla devota figlia, che le rispondeva: «Occorrerebbero gli antichi miracoli di Cristo, per poter tagliare così poco pane in cinquanta fette», la Madre replicò, dicendole:
«Fa’ sicura quello che ti dico figlia!».
Si affretta dunque la figlia ad eseguire il comando della Madre; e si affretta la Madre a rivolgere più sospiri al suo Cristo, per le sue figlie.
E per grazia divina quella scarsa materia cresce tra le mani di colei che la spezza, così che risulta una porzione abbondante per ciascun membro della comunità" (FF 3189).
«Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano» (Gv 6,11).
Venerdì 2a sett. di Pasqua (Gv 6,1-15)
Nella memoria di S. Giuseppe lavoratore la Liturgia utilizza un brano del Vangelo di Matteo.
In esso è messo in evidenza il rifiuto di Gesù da parte degli abitanti di Nazareth, tanto che il Signore non può operarvi nessun prodigio per la loro sorprendente incredulità.
Francesco affrontava con coraggio le avversità, sapendo che sono inevitabili per chi ama il Regno.
Il Poverello le incontrava ad ogni dove, ma si relazionava con le prove cantando, poiché Gesù aveva trionfato su di esse.
Le Fonti raccontano di un episodio avvenuto presso Caprignone:
"Vestito di cenci, colui che un tempo si adornava di abiti purpurei, se ne va per una selva, cantando le lodi di Dio in francese.
Ad un tratto, alcuni manigoldi si precipitano su di lui, domandandogli brutalmente chi sia.
L’uomo di Dio risponde impavido e sicuro:
«Sono l’araldo del gran Re; vi interessa questo?».
Quelli lo percuotono e lo gettano in una fossa piena di neve, dicendo:
«Stattene lì, zotico araldo di Dio!».
Ma egli, rivoltandosi di qua e di là, scossasi di dosso la neve, appena i briganti sono spariti, balza fuori dalla fossa e, tutto giulivo, riprende a cantare a gran voce, riempiendo il bosco con le lodi al Creatore di tutte le cose" (FF 346).
Esempio di coraggio e di fiducia nel Signore!
Francesco, il cui nome viene dall’antico tedesco e significa «libero», appunto liberamente continuava il suo cammino tra i marosi del mondo.
Il coraggio cui Gesù chiamava, lo chiedeva nella preghiera.
Nella Leggenda maggiore si narra:
"I concittadini, al vederlo squallido in volto e mutato nell’animo, ritenendolo uscito di senno, gli lanciavano contro il fango e i sassi delle strade, e, strepitando e schiamazzando, lo insultavano come un pazzo, un demente.
Ma il servo di Dio, senza scoraggiarsi o turbarsi per le ingiurie, passava in mezzo a loro, come se fosse sordo" (FF 1041).
«Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua» (Mt 13,57)
S. Giuseppe Lavoratore (Mt 13,54-58)
Il Vangelo odierno proclama che Dio ha mandato il suo Figlio per salvare gli uomini, non per umiliare.
Il discrimine è: chi crede ha la stessa vita dell’Eterno, ma chi preferisce le tenebre alla Luce si esclude dalla Relazione fondante e felice.
Francesco, nella Lettera ai Fedeli, si esprime così:
«Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore e preferiscono le tenebre alla luce, rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti» (FF 186).
La vita del Povero d’Assisi, illuminata da Cristo, era luce nella Luce:
"Era questo il modo in cui egli prevedeva infallibilmente anche la caduta di molti, che sembravano star dritti, come pure la conversione a Cristo di molti peccatori.
Perciò sembrava che egli contemplasse ormai da vicino lo specchio della luce eterna, nel cui mirabile splendore l’occhio del suo spirito poteva vedere le cose fisicamente lontane come se fossero presenti" (FF 1198).
L’uomo nuovo, reso tale dalla Grazia, faceva la ‘verità’ riflessa nelle sue stesse opere.
"In questo modo molti incominciarono a riconoscere la verità della dottrina, che l’uomo di Dio con semplicità predicava, e della sua vita. Alcuni incominciarono a sentirsi invitati a penitenza dal suo esempio e ad unirsi a lui, nell’abito e nella vita, lasciando ogni cosa.
Il primo di loro fu il «venerabile Bernardo», che, reso partecipe della vocazione divina, meritò di essere il primogenito del beato padre, primo nel tempo e nella santità" (FF 1053).
Sulle orme del Signore, la vita del Poverello divenne luce per il tempo tenebroso in cui visse.
"Il suo intelletto, libero dalla nebbia densa delle cose terrene […] saliva leggero alle altezze celesti e si immergeva puro nella luce.
Irradiato in tal modo dallo splendore della luce eterna, attingeva alla Parola increata ciò che riecheggiava nelle parole.
Oh, quanto siamo diversi oggi, noi che avvolti dalle tenebre ignoriamo anche le cose necessarie!” (FF 640).
Francesco trasformato dalla Luce, se ne era innamorato: le sue opere lo attestavano.
I bagliori del Verbo giunsero a conformarlo alla sua specifica connotazione: comunicare agli altri la Verità confitta in croce, perché il mondo fosse redento e si accorgesse del Dono ricevuto.
"Con i raggi fulgentissimi della sua vita e della sua dottrina attrasse verso la luce coloro che giacevano nell’ombra della morte, come l’arcobaleno che brilla tra le nubi luminose, portando in se stesso il segno del patto con il Signore, annunziò agli uomini il Vangelo della Pace e della salvezza" (FF 1021).
«Ma chi fa la verità viene verso la luce, perché siano manifeste le sue opere, poiché sono state operate in Dio» (Gv 3,21)
Mercoledì 2.a sett. di Pasqua (Gv 3,16-21)
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, poiché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate agli infanti» (Mt 11,25).
Gesù è l’unico che può veramente chiamare Padre il Signore del cielo e della terra, ma in questa familiarità egli introduce tutti.
Chiara, pianticella del beato padre Francesco, con la sua speciale caratura di semplicità e piccolezza aveva raggiunto, per Grazia, una familiarità così grande con il Signore, da muoversi in totale sintonia con Lui.
Consultando le Fonti, nella Leggenda leggiamo del grado di unione intima della Santa con lo Sposo divino.
"Quanta forza e sostegno riceveva nella fornace della preghiera ardente, quanto le sia dolce la bontà divina in quella fruizione, lo testimoniano comprovati indizi.
Allorché infatti ritornava nella gioia della santa orazione, riportava dal fuoco dell’altare del Signore parole ardenti, tali da infiammare il cuore delle sorelle.
Esse constatavano infatti con ammirazione che si irradiava dal suo volto una certa dolcezza e che la sua faccia pareva più luminosa del solito" (FF 3199).
In una lettera ad Ermentrude di Bruges* raccomanda:
«Sii sempre attenta e vigile nella preghiera. Porta alla sua consumazione il bene che hai incominciato, e adempi il mistero che hai abbracciato in santa povertà ed umiltà sincera» (FF 2916).
Tale era Chiara, creatura semplice e piccola, capace di gioire di ogni dono ricevuto, di ogni minuscola realtà che le parlava dell’Eterno.
"Accoglieva con grande letizia i frammenti di elemosina, i tozzi di pane che i questuanti riportavano e, quasi triste per i pani interi, era felice invece per quei pezzetti" (FF 3188).
Donna conformata a Cristo in tutto, si riteneva un nulla davanti a Dio.
Nel suo Testamento esortava alla mitezza ed umiltà del cuore, quale Madre amorevole:
«Ancora prego colei che sarà al governo delle sorelle, che si studi di presiedere alle altre più con le virtù e la santità della vita che per la dignità, affinché, animate dal suo esempio, le sorelle le prestino obbedienza, non tanto per l’ufficio che occupa, ma per amore.
Sia essa, inoltre, provvida e discreta verso le sue sorelle, come una buona madre verso le sue figlie […]
Sia ancora tanto affabile e alla portata di tutte, che le sorelle possano manifestarle con fiducia le loro necessità e ricorrere a lei ad ogni ora con confidenza […]» (FF 2848).
Mansuetudine ed umiltà: statura dei piccoli, a cui sono rivelati i Misteri del Regno, trovando consolazione nell’amare con i sentimenti di Cristo.
*Ermentrude di Bruges: a lei si deve la diffusione dell’Ordine delle Clarisse nelle Fiandre.
S. Caterina da Siena, 29 aprile (Mt 11,25-30)
Nei versetti d’esordio di Gv 3 Gesù sottolinea al fariseo Nicodemo, che lo interrogava, l’urgenza di rinascere dall’alto per opera dello Spirito Santo.
Nelle Fonti Francesco dimostra una speciale affezione allo Spirito di Dio, lasciando che sia Lui ad agire nella sua vita. Il Dito di Dio lo ricambia con frequenti visite e la sua santa operazione in ogni vicissitudine.
Esplorando i documenti francescani, sono molti gli episodi che attestano l’azione sorprendente dello Spirito nel Poverello. Essi evidenziando Francesco quale creatura nuova, rinata dall’acqua e dal Datore dei doni, seminati nel suo percorso di trasformazione.
Le Fonti attestano:
"Francesco voleva un giorno recarsi ad un eremo* per dedicarsi più liberamente alla contemplazione; ma, poiché era assai debole, ottenne da un povero contadino di poter usare del suo asino.
Si era d’estate, e il campagnuolo che seguiva il Santo arrampicandosi per sentieri di montagna, era stanco morto per l’asprezza e la lunghezza del viaggio.
Ad un tratto, prima di giungere all’eremo, si sentì venir meno riarso dalla sete. Si mise a gridare dietro al Santo, supplicandolo di avere misericordia di lui, perché senza il conforto di un po’ d’acqua sarebbe certamente morto.
Il Santo, sempre compassionevole verso gli afflitti, balzò dall’asino, e inginocchiato a terra alzò le mani al cielo e non cessò di pregare fino a quando si sentì esaudito.
«Su, in fretta - gridò al contadino - là troverai acqua viva, che Cristo misericordioso ha fatto scaturire ora dalla roccia per dissetarti».
Mirabile compiacenza di Dio, che si piega così facilmente ai suoi servi!
L’uomo bevve l’acqua scaturita dalla roccia per merito di chi pregava e si dissetò alla durissima selce. Non vi era mai stato in quel luogo un corso d’acqua, né si trovò dopo, per quante ricerche siano state fatte.
Quale meraviglia, se un uomo ripieno di Spirito Santo riunisce in sé le opere mirabili di tutti i giusti? Non è certo cosa straordinaria, se ripete azioni simili a quelle di altri Santi chi ha il dono di essere unito a Cristo per una grazia particolare" (FF 632).
Chi crede diventa lui stesso Acqua viva che zampilla a beneficio di tutti, perché rinato dall’alto.
«In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel Regno di Dio» (Gv 3,5)
Lunedì 2a sett. di Pasqua (Gv 3,1-8)
If penance today moves from the material to the spiritual side, let's say, from the body to the soul, from the outside to the inside, it is no less necessary and less feasible (Pope Paul VI)
Se la penitenza si sposta oggi dalla parte, diciamo, materiale a quella spirituale, dal corpo all’anima, dall’esterno all’interno, non è meno necessaria e meno attuabile (Papa Paolo VI)
“Love is an excellent thing”, we read in the book the Imitation of Christ. “It makes every difficulty easy, and bears all wrongs with equanimity…. Love tends upward; it will not be held down by anything low… love is born of God and cannot rest except in God” (III, V, 3) [Pope Benedict]
«Grande cosa è l’amore – leggiamo nel libro dell’Imitazione di Cristo –, un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo» (III, V, 3) [Papa Benedetto]
For Christians, non-violence is not merely tactical behaviour but a person's way of being (Pope Benedict)
La nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere (Papa Benedetto)
But the mystery of the Trinity also speaks to us of ourselves, of our relationship with the Father, the Son and the Holy Spirit (Pope Francis)
Ma il mistero della Trinità ci parla anche di noi, del nostro rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (Papa Francesco)
Jesus contrasts the ancient prohibition of perjury with that of not swearing at all (Matthew 5: 33-38), and the reason that emerges quite clearly is still founded in love: one must not be incredulous or distrustful of one's neighbour when he is habitually frank and loyal, and rather one must on the one hand and on the other follow this fundamental law of speech and action: "Let your language be yes if it is yes; no if it is no. The more is from the evil one" (Mt 5:37) [John Paul II]
Gesù contrappone all’antico divieto di spergiurare, quello di non giurare affatto (Mt 5, 33-38), e la ragione che emerge abbastanza chiaramente è ancora fondata nell’amore: non si deve essere increduli o diffidenti col prossimo, quando è abitualmente schietto e leale, e piuttosto occorre da una parte e dall’altra seguire questa legge fondamentale del parlare e dell’agire: “Il vostro linguaggio sia sì, se è sì; no, se è no. Il di più viene dal maligno” (Mt 5, 37) [Giovanni Paolo II]
And one thing is the woman before Jesus, another thing is the woman after Jesus. Jesus dignifies the woman and puts her on the same level as the man because he takes that first word of the Creator, both are “God’s image and likeness”, both; not first the man and then a little lower the woman, no, both. And the man without the woman next to him - both as mother, as sister, as bride, as work partner, as friend - that man alone is not the image of God (Pope Francis)
E una cosa è la donna prima di Gesù, un’altra cosa è la donna dopo Gesù. Gesù dignifica la donna e la mette allo stesso livello dell’uomo perché prende quella prima parola del Creatore, tutti e due sono “immagine e somiglianza di Dio”, tutti e due; non prima l’uomo e poi un pochino più in basso la donna, no, tutti e due. E l’uomo senza la donna accanto – sia come mamma, come sorella, come sposa, come compagna di lavoro, come amica – quell’uomo solo non è immagine di Dio (Papa Francesco)
Only one creature has already scaled the mountain peak: the Virgin Mary. Through her union with Jesus, her righteousness was perfect: for this reason we invoke her as Speculum iustitiae. Let us entrust ourselves to her so that she may guide our steps in fidelity to Christ’s Law (Pope Benedict)
don Giuseppe Nespeca
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