Nel brano di oggi, dopo la condivisione dei pani, la folla insegue Gesù giunto all’altra riva, verso Cafarnao.
E subito il Signore mette il dito nella piaga sottolineando ch’esso Lo cerca non per i segni visti, bensì perché saziata.
Una ricerca spinta non dalla fede, ma forse dal bisogno.
E, a chi chiede cosa adempiere per fare le opere di Dio, il Signore sollecita all’opera per eccellenza: credere.
Gesù si smarca e sposta lo sguardo dalla legge alla Fede.
Meraviglioso contesto che ai tempi di Francesco e Chiara induceva i Poveri assisani a evolvere il loro cammino di fiducia e abbandono in Dio.
Nelle straordinarie Fonti francescane troviamo lo stesso Francesco chiamato dal Signore ad un balzo nella fede.
"Il Santo trovava grandissima consolazione nelle visite del Signore e da esse veniva assicurato che le fondamenta del suo Ordine sarebbero rimaste sempre stabili […]
Essendo turbato per i cattivi esempi, e avendo fatto ricorso un giorno, così amareggiato, alla preghiera, si sentì apostrofato a questo modo dal Signore:
«Perché tu, omiciattolo, ti turbi? Forse io ti ho stabilito pastore del mio Ordine in modo tale che tu dimenticassi che io ne rimango il patrono principale?
Per questo io ho scelto te, uomo semplice, perché quelli che vorranno, seguano le opere che compirò in te e che devono essere imitate da tutti gli altri.
Io vi ho chiamati: vi conserverò e pascolerò, supplirò con nuovi religiosi il vuoto lasciato dagli altri, al punto di farli nascere se non fossero già nati.
Non turbarti dunque, ma attendi alla tua salvezza, perché se l’Ordine si riducesse anche a soli tre frati, rimarrà il mio aiuto sempre stabile».
Da quel giorno era solito affermare che la virtù di un solo frate santo supera una quantità, sia pur grande, di imperfetti, come un solo raggio di luce dissipa le tenebre più fitte" (FF 742).
A chi crede in Colui che rende giusti, è la sua fede che gli viene calcolata a giustizia (cf. Rm 4,4-5).
S. Chiara, poi, visse alla lettera quanto Gesù suggerisce in questo brano evangelico: preoccupatevi del cibo che dura in eterno.
Infatti, papa Gregorio con la Bolla «Quo elongati» [Fino a che punto] del 28 settembre 1230, proibiva ai frati minori di accedere ai monasteri senza una speciale licenza della Santa Sede - e che potevano occuparsi delle Clarisse solo i frati a ciò deputati.
In tale contesto, ecco cosa attestano le Fonti:
"Una volta, avendo il signor Papa Gregorio proibito che qualsiasi frate si recasse ai monasteri delle Donne senza sua autorizzazione, la pia Madre si rammaricò che le sorelle avrebbero avuto più raramente il cibo della sacra dottrina e gemendo disse:
«Ce li tolga tutti, ormai, i frati, dopo che ci ha tolto quelli che ci davano il nutrimento di vita!».
E immediatamente rimandò tutti i frati al ministro, non volendo avere a disposizione i questuanti per provvedere il pane materiale, quando non avevano più chi provvedeva loro il pane dello spirito.
Ma quando lo venne a sapere papa Gregorio, subito rimise il divieto in potere del ministro generale" (FF 3232).
Solerzia di un’anima innamorata del cibo eterno e che per Esso è disposta a rinunciare a tutto.
«Operate non per il cibo che perisce, ma per il cibo che rimane per la vita dell’Eterno […]» (Gv 6,27).
«Questa è l’Opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato» (Gv 6,29).
Lunedì della 3.a sett. di Pasqua (Gv 6,22-29)