Gesù mette in chiaro che è necessario prendere la propria croce per seguirLo ed essere degni di Lui.
Parimenti sottolinea che chi accoglie i suoi discepoli in verità accoglie Lui stesso.
Francesco vedeva davvero nell’accoglienza sincera l’incontro con Cristo povero. Da qui il suo umile e cordiale spirito di ospitalità e amorevole apertura verso tutti.
Le Fonti sono uno scrigno prezioso che documentano numerosi episodi legati a quanto detto.
Leggiamo:
«E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente.
E ciascuno manifesti con fiducia all’altro la sua necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?» (FF 91).
Ancora:
«Quando veniva da loro qualche ricco di questo mondo, lo ricevevano lieti e affettuosi, lo invitavano a strapparsi dal male e lo incitavano a penitenza» (FF1452).
Inoltre:
“Il beato Francesco Poverello parecchie volte domandava ospitalità al monastero di San Verecondo.
L’Abate e i monaci l’accoglievano con grande delicatezza e devozione” (FF 2249).
Il Povero assisano viveva il Vangelo alla lettera e si studiava di riconoscere il passaggio di Cristo ad ogni dove.
• Il monastero di S. Verecondo è ubicato sulla strada di Gubbio.
«E chi avrà dato da bere a uno di questi piccoli un bicchiere solo di [acqua] fresca a titolo di discepolo, in verità vi dico non perderà la sua ricompensa» (Mt 10,42)
Lunedì 15.a sett. T.O. (Mt 10,34-11,1)