Teresa Girolami

Teresa Girolami

Teresa Girolami è laureata in Materie letterarie e Teologia. Ha pubblicato vari testi, fra cui: "Pellegrinaggio del cuore" (Ed. Piemme); "I Fiammiferi di Maria - La Madre di Dio in prosa e poesia"; "Tenerezza Scalza - Natura di donna"; co-autrice di "Dialogo e Solstizio".

Lampade: Chiara, Francesco, la Madre di Dio e Teresa.

 

Edhit Stein, di origine ebraica, in religione Suor Teresa Benedetta della Croce, andò incontro a Cristo quale vittima della Shoah, tenendo sempre davanti agli occhi il suo Oriente: Gesù!

Come lei anche S. Chiara è stata vergine sapiente e vigile che ha rinnovato la Chiesa con la sua vita, fecondata dalla potenza sempre nuova dello Spirito di Dio.

Vergine andata incontro allo Sposo spendendo, giorno dopo giorno, la sua vita per gli altri, senza risparmio.

Nelle Fonti leggiamo:

“Era solita, per Mattutino, prevenire le giovinette; svegliandole senza rumore con cenni, le invitava alle lodi di Dio.

Spesso, mentre tutte dormivano ancora, accendeva le lampade; spesso suonava lei stessa, con le sue mani, la campana.

Non c’era posto nel suo monastero per la tiepidezza, non c’era posto per l’accidia lì dove la pigrizia era scossa da un pungente impulso a pregare e a servire il Signore” (FF 3200).

All’inizio della Leggenda di S. Chiara, troviamo un passo illuminante:

“Perciò Dio misericordioso suscitò la venerabile vergine Chiara e in lei fece splendere alle donne una chiarissima lampada: e tu Padre beatissimo […] hai posto questa lampada sul candelabro, perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (FF 3151).

“Imitino le donne Chiara, impronta della Madre di Dio, nuova guida delle donne” (FF 3153).

Chiara durante tutta la sua breve esistenza fu vergine saggia in attesa solerte dello Sposo, facendo sì che “Chiara di nome e chiara per virtù” (FF 3154) rifulgesse quale donna nuova della valle Spoletana.

Infatti era tanto amorevole verso le sue figlie e sorelle tanto che “assai spesso nel freddo della notte di propria mano le ricopre mentre dormono e vuole che quelle che vede incapaci di osservare l’austerità comune, si accontentino di un regime meno severo.

Se qualcuna era turbata da una tentazione, se qualcuna, come può avvenire, era presa da mestizia, chiamandole da parte le consolava piangendo.

Talvolta si prostra ai piedi delle afflitte per alleviare con materne carezze la violenza del dolore” (FF 3233).

Lo stesso Francesco, racconta il suo biografo Celano, aveva “riguardo per le lucerne, lampade e candele, e non vuole spegnerne di sua mano lo splendore, simbolo della Luce eterna” (FF 750).

Aveva compreso, per rivelazione del Crocifisso di S. Damiano, il compito assegnatogli: riparare la Chiesa di Cristo, acquistata col suo Sangue, ed ora in rovina.

Da qui il suo gesto solerte di far porre dinanzi a quell’immagine una lampada ad olio, sollecita e immediata risposta del Poverello a farsi testimone concreto di una esistenza-attesa in trasparenza per Cristo: per Colui che si era degnato chiamarlo a vivere per Lui e di Lui.

 

«Ecco lo Sposo! Uscite incontro [a Lui]!» (Mt 25,6)

 

 

S. Teresa B. della Croce patr. d’Europa  (Mt 25,1-13)

Lug 31, 2025

Rinnegare, prendere, seguire

Pubblicato in Aforisma

Nel brano odierno di Matteo le condizioni per seguire Gesù sono riassunte in tre verbi e quindi in tre movimenti: rinnegare, prendere la croce, seguire Cristo.

Gesù sottolinea che non dal guadagno del mondo verrà a noi la vita, ma dalla perdita di ogni vantaggio e stima, per il Vangelo.

Francesco, all’inizio della Regola non bollata (1221), scrive che i frati desideravano vivere seguendo l’esempio del Signore Gesù.

Egli sottolinea varie espressioni del Vangelo, evidenziando l’importanza del rinnegare se stessi e del prendere la croce.

Il pio padre, spesso, raccoglieva intorno a sé i suoi figli e parlando a lungo del Regno di Dio "del disprezzo del mondo, della necessità di rinnegare la propria volontà" (FF 1058) li ammaestrava:

«Andate […] annunciate agli uomini la pace; predicate la penitenza per la remissione dei peccati. Siate pazienti nelle tribolazioni, vigilanti nell’orazione […]» (FF 1058).

Lasciare se stessi per abbracciare la chiamata in tutta la sua ampiezza, disposti a perdere la vita per ritrovarla nella Parola incarnata, costituiva il motivo conduttore del loro quotidiano.

Illuminante è un brano delle Fonti, tratto dalla Leggenda maggiore:

"Mentre un giorno pregava, così isolato dal mondo, ed era tutto assorto in Dio, nell’eccesso del suo fervore gli apparve Cristo Gesù, come uno confitto in croce.

Al vederlo, si sentì sciogliere l’anima. Il ricordo della passione di Cristo si impresse così vivamente nelle più intime viscere del suo cuore, che, da quel momento, quando gli veniva alla mente la crocifissione di Cristo, a stento poteva trattenersi, anche esteriormente, dalle lacrime e dai sospiri, come egli stesso riferì in confidenza più tardi, quando si stava avvicinando alla morte.

L’uomo di Dio comprese che, per mezzo di questa visione, Dio rivolgeva a lui quella  massima del Vangelo:

«Se vuoi venire dietro a me, rinnega te stesso, prendi la tua croce e seguimi» " (FF 1035).

E ancora, nella Vita seconda, il Celano sottolinea:

"Francesco era già morto a questo mondo, ma Cristo viveva in lui. Le delizie del mondo erano per lui una croce, perché portava radicata nel cuore la Croce di Cristo" (FF 800).

Ma pure Chiara, prima pianticella del beato padre, sempre si studiò di rinnegare se stessa, spronando la propria anima e quella delle sorelle con la meditazione assidua della Passione di Cristo.

"Per nutrire poi ininterrottamente la sua anima con le gioie ineffabili del Crocifisso, meditava assai frequentemente l’orazione delle cinque piaghe del Signore.

Imparò l’Ufficio della Croce, come l’aveva composto San Francesco, l’amante della croce, e fu solita recitarlo con pari amore" (FF 3216).

Nella stupenda lettera ad Ermentrude di Bruges*, Chiara si esprime così:

«Alza i tuoi occhi al cielo, o carissima, poiché è un invito per noi, e prendi la croce e segui Cristo che ci precede. Poiché dopo molte e varie tribolazioni, è Lui che ci introdurrà nella sua gloria.

Ama con tutto il cuore Dio, e Gesù, suo Figlio crocifisso per noi peccatori, e non cada mai dalla tua mente il ricordo di Lui.

Medita senza stancarti il mistero della croce e i dolori della Madre ritta ai piedi della croce» (FF 2915).

Chiara, sull’esempio di Francesco, visse la Parola del Vangelo chiusa in S.Damiano, per amore dello Sposo, ripudiando ogni velleità mondana.

Aveva sempre presente che lo Sposo, al suo ritorno, renderà a ciascuno secondo le sue azioni, secondo il proprio vissuto.

Nel tempo in cui visse, scelse di vivere reclusa per Colui che amava, e da cui si sentiva amata.

La dimensione penitenziale e di rinnegamento non è più così aspra e sconcertante, quando è la Carità a far trasudare dalle mura la bellezza dell’esperienza sponsale e rigenerativa da lei fatta, per Grazia, come pure da tante sue sorelle.

 

* Ad Ermentrude si deve la diffusione dell’Ordine delle Clarisse nelle Fiandre.

 

 

Venerdì della 18.a sett. T.O.  (Mt 16,24-28)

Gesù chiede ai suoi discepoli:

«Ma voi, chi dite che io sia?» (Mt 16,15).

Chi fosse per Francesco Gesù è evidente ad es. nei suoi scritti, in particolare nelle Lodi di Dio Altissimo, dove così si esprime:

“Tu sei Santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.

Tu sei Altissimo… Tu sei re onnipotente… Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei. Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero… Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore” (FF 261).

E altrettanto inculcò ai suoi frati, vivendo il Vangelo della carità e della concordia:

”Davvero su questa solida base edificarono, splendida, la costruzione della carità. E come pietre vive, raccolte, per così dire, da ogni parte del mondo, crebbero in tempio dello Spirito Santo” (FF 387).

E come avrebbero potuto crescere diversamente con una guida trasparente come Francesco? Egli che “esulta di gioia in tutte le opere delle mani del Signore, e attraverso questa visione letificante intuisce la causa e la ragione che le vivifica […]

Nelle cose belle riconosce la Bellezza somma, e da tutto ciò che per lui è buono sale un grido: Chi ci ha creati è infinitamente buono […]

Ha riguardo per le lucerne, lampade e candele, e non vuole spegnerne di sua mano lo splendore, simbolo della Luce eterna.

Cammina con RIVERENZA SULLE PIETRE, per riguardo a colui, che è detto PIETRA. E dovendo recitare il versetto che dice «Sulla pietra mi hai innalzato», muta così le parole per maggiore rispetto: «Sotto i piedi della Pietra tu mi hai innalzato»” (FF 750).

E vicino alla morte, Francesco, chiede di tornare a S. Maria degli Angeli, dove tutto era iniziato. Si fa porre sulla nuda terra, quale pietra miliare dell’Ordine Serafico:

“Nell’anno ventesimo della sua conversione, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola, per rendere a Dio lo spirito della vita là dove aveva ricevuto lo Spirito della grazia.

Quando vi fu condotto, per dimostrare che, sul modello di Cristo-Verità, egli non aveva nulla in comune con il mondo […] si prostrò in fervore di spirito, tutto nudo sulla nuda terra […]

Così disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al Cielo, secondo la sua abitudine, totalmente intento a quella Gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse.

E disse ai frati: «Io ho fatto la mia parte: la vostra, Cristo ve la insegni»” (FF 1239).

Francesco, a conclusione della vita, si rivela pietra su cui Cristo edifica la sua Chiesa.

Quella Chiesa che all’inizio del suo cammino il Poverello aveva “confuso” con la riparazione della chiesa di S. Damiano, nella cui opera le pietre avevano avuto il loro peso e significato.

“Infatti, così come furono riparati i tre edifici (S. Damiano, la Porziuncola, la chiesetta di S. Pietro, poco distante da Assisi), sotto la guida di quest’uomo Santo si sarebbe rinnovata la Chiesa in tre modi: secondo la forma di vita, secondo la Regola e secondo la dottrina di Cristo da lui proposte - e avrebbe celebrato i suoi trionfi una triplice milizia di eletti” (FF 1050).

Francesco: Pietra su cui Cristo edifica la sua Chiesa in rovina.

 

 

Giovedì della 18.a sett. T.O.  (Mt 16 13-23)

Lug 29, 2025

«Divenne altro»

Pubblicato in Aforisma

Il Vangelo lucano della Trasfigurazione sottolinea come il volto di Gesù «cambiò d’aspetto» in solitudine sul monte, davanti a Pietro, Giacomo, Giovanni e il  dialogo circa il suo esodo imminente con Mosè ed Elia, apparsi nella gloria.

Anche il Poverello visse nella sua parabola esistenziale la sua trasfigurazione.

Francesco aveva imparato che la presenza dello Spirito Santo si offre a chi lo invoca con familiarità quanto più lo trova lontano dal frastuono dei mondani.

Le Fonti raccontano che “l’uomo di Dio, restandosene tutto solo e in pace, riempiva i boschi di gemiti, cospargeva la terra di lacrime, si percuoteva il petto e, quasi avesse trovato un più intimo santuario, discorreva col suo Signore […]

Là pure dai frati, che piamente lo osservavano, fu udito interpellare con grida e gemiti la Bontà divina a favore dei peccatori; piangere, anche, ad alta voce la Passione del Signore, come se l’avesse davanti agli occhi.

Là, mentre pregava di notte, fu visto con le mani stese in forma di croce, sollevato da terra con tutto il corpo e circondato da una nuvoletta luminosa: luce straordinaria diffusa intorno al suo corpo, che meravigliosamente testimoniava la luce risplendente nel suo Spirito.

Là, inoltre, come testimoniano prove sicure, gli venivano svelati i misteri nascosti della Sapienza divina, che egli, però, non divulgava all’esterno, se non nella misura in cui ve lo sforzava la carità di Cristo e lo esigeva l’utilità del prossimo […]

Quando tornava dalle sue preghiere, che lo trasformavano quasi in un altro uomo, metteva la più grande attenzione per comportarsi in uniformità con gli altri, perché non avvenisse che il vento dell’applauso, a causa di quanto lui lasciava trapelare di fuori, lo privasse della ricompensa interiore” (FF 1180 - Leggenda maggiore).

Francesco custodiva con grande discrezione la sua trasformazione in «Alter Christus», quasi vivendo nella clausura del suo cuore.

Infatti le stesse Fonti attestano:

"Da principio, quando il vero amore di Cristo aveva già trasformato nella sua stessa immagine l’amante, cominciò a celare e ad occultare il Tesoro con tanta cautela, da non farlo scoprire per lungo tempo neppure ai suoi intimi.

Ma la divina Provvidenza non permise che rimanesse sempre nascosto e non giungesse agli occhi dei suoi cari […]

Uno dei compagni una volta, vedendo le stimmate nei piedi, gli disse: «Cosa è ciò, buon fratello?».

«Pensa ai fatti tuoi» - gli rispose" (FF 719 - Vita Seconda del Celano) con la schiettezza e semplicità che lo contraddistingueva.

 

«E mentre pregava, l’aspetto del suo volto divenne altro, e il suo abito bianco, sfolgorante» (Lc 9,29)

 

 

Trasfigurazione del Signore  (Lc 9,28b-36)

Il brano di Vangelo proposto da Matteo presenta Gesù che, dopo aver pregato in disparte, sul finire della notte si avvicina ai discepoli sulla barca, camminando sulle acque.

Dopo la traversata, la gente si accosta a Lui per trovare guarigione nel corpo e nell’anima.

Anche il Poverello di Assisi cercava la Relazione solitaria col Padre, prima d’incontrare la folla, che chiedeva guarigione nel corpo e nell’anima, magari toccando la sua rude tonaca.

La folla accorreva devotamente, perché desiderava “stare” con Dio.

Francesco, servo del Cristo, era persona semplice ma desiderosa di "dimorare" presso il Signore, per conformarsi al suo Vangelo e fiorire e far crescere i suoi frati nella via della fede intrepida.

Per questo, appena libero, si ritirava in solitudine a pregare per ricevere illuminazione e maggiore adesione al progetto divino, senza timore.

Le Fonti ritraggono un Francesco «Alter Christus», a sua immagine anche nello stare solo ‘su il Monte’ per penetrare nell’intimità del Padre.

Leggiamo infatti:

"Desiderando il beato e venerabile padre Francesco occuparsi solo di Dio e purificare il suo spirito dalla polvere del mondo, che eventualmente l’avesse contaminato nel suo stare con gli uomini, un giorno si ritirò in un luogo di raccoglimento e di silenzio [La Verna], abbandonando le folle che ogni giorno accorrevano devotamente a lui per ascoltarlo e vederlo.

Egli era solito dividere e destinare il tempo che gli era concesso per acquistare grazie, secondo che gli sembrava più opportuno, una parte per il bene del prossimo, l’altra riservata alla contemplazione solitaria. Prese pertanto con sé pochissimi compagni, tra i più intimi e partecipi della sua vita, perché lo salvaguardassero dalle visite e dal disturbo degli uomini e fossero custodi amorosi e fedeli della sua quiete.

Rimase in quella solitudine per un certo periodo, e avendo con la preghiera intima e la frequente contemplazione raggiunta una straordinaria familiarità con Dio, bramava sapere che cosa di lui e in lui potesse essere più gradito all’eterno Re" (FF 479).

Sapeva, infatti, che avrebbe aiutato a sviluppare la fede timorosa dei discepoli solo attraverso un abbandono fiducioso in Dio, che non fa vacillare o affogare nei pericoli.

Dinanzi a venti contrari, la solidità della "barca" esistenziale in mano a Dio genera salvezza.

 

«E licenziate le folle, salì su il Monte in disparte a pregare» (Mt 14,23)

 

 

Martedì della 18.a sett. T.O.  (Mt 14,22-36)

Il Signore prova compassione per la folla che lo segue, e vuole condivisione dei pani e pesci.

Così i suoi discepoli, invitati a dare da mangiare a tanta gente, sfamarono circa cinquemila persone con dodici ceste in avanzo.

Richiamo all’abbondanza inimmaginabile dell’Eucaristia, Pane della Vita per tutti.

Francesco, che si definiva «semplice e idiota», aveva un cuore speciale, che gli permetteva di percepire le profondità del Mistero di totale donazione del Cristo.

Sottolinea il Celano nella Vita Prima:

”Amico della semplicità, dal cuore incomparabilmente sincero e nobile. E quanto gli si addice questo nome di «Francesco», a lui che ebbe cuore franco e nobile più di ogni altro” (FF 529).

La sua compassione verso la gente bisognosa e povera era viscerale:

“Si chinava, con meravigliosa tenerezza e compassione, verso chiunque fosse afflitto da qualche sofferenza fisica e quando notava in qualcuno indigenza o necessità, nella dolce pietà del cuore, la considerava come una sofferenza di Cristo stesso” (FF 1142).

Infatti, dinanzi a Gesù, Pane disceso dal Cielo, così si esprime nelle sue Ammonizioni:

”Ecco, ogni giorno egli si umilia […] ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote […] e come ai santi apostoli si mostrò nella vera carne […] e come essi con gli occhi del corpo vedevano soltanto la carne di lui, ma contemplandolo con gli occhi dello spirito, credevano che egli era lo stesso Dio, così anche noi, vedendo pane e vino con gli occhi del corpo, dobbiamo vedere e credere fermamente che questo è il suo santissimo corpo e sangue vivo e vero.

E in tal maniera il Signore è sempre con i suoi fedeli, come egli stesso dice: «Ecco io sono con voi sino alla fine del mondo» " (FF 144-145).

E nelle sue lettere:

«O umiltà sublime! O sublimità umile […] Guardate, fratelli, l’umiltà di Dio, ed aprite davanti a lui i vostri cuori; umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati. NULLA, DUNQUE, DI VOI TRATTENETE PER VOI, AFFINCHÉ TOTALMENTE VI ACCOLGA COLUI CHE TOTALMENTE A VOI SI OFFRE» (FF 221).

Ma un esempio di ‘Pane donato’ ci viene non meno da Chiara d’Assisi:

“C’era un solo pane, in monastero, e già incalzavano l’ora del desinare e la fame. Chiamata la dispensiera, la Santa le comanda di dividere il pane e di mandarne una parte ai frati, di trattenere l’altra dentro, per le sorelle.

Da questa seconda metà serbata, ordina di tagliare cinquanta fette, quale era il numero delle Donne, e di presentarle loro sulla mensa della povertà.

E alla devota figlia, che le rispondeva: «Occorrerebbero gli antichi miracoli di Cristo, per poter tagliare così poco pane in cinquanta fette», la Madre replicò, dicendole:

«Fa’ sicura quello che ti dico figlia!».

Si affretta dunque la figlia ad eseguire il comando della Madre; e si affretta la Madre a rivolgere più sospiri al suo Cristo, per le sue figlie.

E per grazia divina quella scarsa materia cresce tra le mani di colei che la spezza, così che risulta una porzione abbondante per ciascun membro della comunità" (FF 3189).

 

«Ora quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare donne e bambini» (Mt 14,21)

 

 

Lunedì della 18.a sett. T.O.  (Mt 14,13-21)

Il Vangelo di questa domenica, tratto da Luca, dà risalto all’avidità di un uomo ricco che pensa ad ingrandire i suoi magazzini per via di abbondanti raccolti, trascurando la sua anima e il rapporto con Dio, che lo trova impreparato dinanzi ad una morte improvvisa.

Invece di arricchire presso Dio, stoltamente, pensa ad accumulare per sé.

Francesco d’Assisi, invece, donando ai poveri tutto ciò che possedeva, si mise in cammino restituendo a Dio il poco che aveva in cambio del molto che avrebbe ricevuto.

Egli era innamorato di Madonna Povertà; l’aveva sposata e stimata, perché scelta dal Figlio di Dio, che non aveva dove posare il capo.

Ne era così evangelicamente attratto da prendersi pena quando incontrava creature più povere di lui.

Le Fonti raccontano:

"Gli accadde, durante un viaggio, d’incontrare un poverello. Scorgendone la nudità, ne fu rattristato nel cuore e disse al compagno con voce di lamento:

«La miseria di costui ci ha procurato grande vergogna; perché noi, come nostra unica ricchezza, abbiamo scelto la povertà: ed ecco che essa risplende più luminosa in lui che in noi »" (FF 1126).

E a Bernardo, un cittadino di Assisi, che divenne poi suo compagno nella  sequela di Cristo, consigliò  di lasciare i suoi beni, considerati un falso feudo.

Ma per essere certo, "venuto il mattino, entrarono in una chiesa e, dopo aver pregato devotamente, aprono il libro del Vangelo, disposti ad attuare il primo consiglio che si offra loro.

Aprono il libro, e il suo consiglio Cristo lo manifesta con queste parole: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quanto possiedi e dallo ai poveri». Ripetono il gesto, e si presenta il passo: «Non prendete nulla per il viaggio». Ancora una terza volta, e leggono: «Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso».

Senza indugio Bernardo eseguì tutto e non tralasciò neppure un iota. Molti altri, in breve tempo, si liberarono dalle mordacissime cure del mondo e, sotto la guida di Francesco, ritornarono all’infinito bene nella patria vera. Ma sarebbe troppo lungo dire come ciascuno abbia raggiunto il premio della chiamata divina" (FF 601).

La stessa Chiara aveva chiesto e ottenuto da papa Gregorio IX il Privilegio della povertà (17 settembre 1228) in forma scritta.

Documento che assicurava alle Povere sorelle di S. Damiano il diritto di vivere senza proprietà alcuna in questo mondo, seguendo le orme di Colui che, per noi, si è fatto povero e Via, Verità e Vita.

Nella stessa Regola, a riguardo di chi voleva entrare in Monastero per seguire Cristo, Chiara dice:

«E se sarà idonea, le si dica la parola del santo Vangelo: che vada e venda tutte le sue sostanze e procuri di distribuirle ai poveri. Se ciò non potesse fare, basta ad essa la buona volontà» (FF 2757).

E nella prima lettera alla beata Agnese di Praga [sua figlia spirituale] scrive:

«O povertà beata! A chi t’ama e t’abbraccia procuri ricchezze eterne!

O povertà santa! A quanti ti possiedono e desiderano Dio promette il regno dei cieli, ed offre in modo infallibile eterna gloria e vita beata.

O povertà pia! Te il Signore Gesù Cristo […] si degnò abbracciare a preferenza di ogni altra cosa» (FF 2864).

 

«Così [accade a] chi accumula tesori per sé e non arricchisce per Dio» (Lc 12,21)

 

 

Domenica 18.a T.O. anno C  (Lc 12,13-21)

Lug 25, 2025

Martirio per il Vangelo 

Pubblicato in Aforisma

Anche l’evangelista Matteo narra l’episodio del martirio del Battista.

Erode voleva far uccidere Giovanni perché gli rimproverava i suoi illeciti, ma nel contempo temeva la folla che lo considerava un profeta.

 

Il tema della persecuzione abbinata al favore del popolo per l’uomo di Dio è presente pure nella vicenda di san Francesco.

Nelle Fonti:

"Poiché l’araldo di Cristo era famoso per questi e molti altri prodigi, la gente prestava attenzione alle sue parole, come se parlasse un Angelo del Signore.

Infatti la prerogativa delle virtù eccelse, lo spirito di profezia, la potenza taumaturgica, la missione di predicare venuta dal cielo, l’obbedienza delle creature prive di ragione, le repentine conversioni dei cuori operate dall’ascolto della sua parola, la scienza infusa dallo Spirito Santo e superiore all’umana dottrina, l’autorizzazione a predicare concessa dal Sommo Pontefice per rivelazione divina, come pure la Regola, che definisce la forma della predicazione, confermata dallo stesso Vicario di Cristo e, infine, i segni del Sommo Re impressi come un sigillo nel suo corpo, sono come dieci testimonianze per tutto il mondo e confermano senza ombra di dubbio che Francesco, l’araldo di Cristo, è degno di venerazione per la missione ricevuta, autentico nella dottrina insegnata, ammirabile per la santità e che, perciò, egli ha predicato il Vangelo di Cristo come un vero inviato di Dio” (FF 1221).

Per questo incontrò anche lui persecuzione.

Ma ai suoi frati, nella Regola non bollata, ricorda:

«E tutti i frati, ovunque sono, si ricordino che si sono donati e hanno abbandonato i loro corpi al Signore nostro Gesù Cristo.

E per il  suo amore devono esporsi ai nemici sia visibili che invisibili, poiché dice il Signore:

“Colui che perderà l’anima sua per causa mia la salverà per la vita eterna” » (FF 45).

Francesco sacrificò sull’altare della carità e povertà tutto di sé per il Regno, lasciando un fulgido esempio.

 

«Erode, volendo ucciderlo, ebbe paura della folla, perché lo consideravano come un profeta» (Mt 14,5)

 

 

Sabato della 17.a sett. T.O.  (Mt 14,1-12)

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The dialogue of Jesus with the rich young man, related in the nineteenth chapter of Saint Matthew's Gospel, can serve as a useful guide for listening once more in a lively and direct way to his moral teaching [Veritatis Splendor n.6]
Il dialogo di Gesù con il giovane ricco, riferito nel capitolo 19 del Vangelo di san Matteo, può costituire un'utile traccia per riascoltare in modo vivo e incisivo il suo insegnamento morale [Veritatis Splendor n.6]
The Gospel for this Sunday (Lk 12:49-53) is part of Jesus’ teachings to the disciples during his journey to Jerusalem, where death on the cross awaits him. To explain the purpose of his mission, he takes three images: fire, baptism and division [Pope Francis]
Il Vangelo di questa domenica (Lc 12,49-53) fa parte degli insegnamenti di Gesù rivolti ai discepoli lungo la sua salita verso Gerusalemme, dove l’attende la morte in croce. Per indicare lo scopo della sua missione, Egli si serve di tre immagini: il fuoco, il battesimo e la divisione [Papa Francesco]
«And they were certainly inspired by God those who, in ancient times, called Porziuncola the place that fell to those who absolutely did not want to own anything on this earth» (FF 604)
«E furono di certo ispirati da Dio quelli che, anticamente, chiamarono Porziuncola il luogo che toccò in sorte a coloro che non volevano assolutamente possedere nulla su questa terra» (FF 604)
It is a huge message of hope for each of us, for you whose days are always the same, tiring and often difficult. Mary reminds you today that God calls you too to this glorious destiny (Pope Francis)
È un grande messaggio di speranza per ognuno noi; per te, che vivi giornate uguali, faticose e spesso difficili. Maria ti ricorda oggi che Dio chiama anche te a questo destino di gloria (Papa Francesco)
In the divine attitude justice is pervaded with mercy, whereas the human attitude is limited to justice. Jesus exhorts us to open ourselves with courage to the strength of forgiveness, because in life not everything can be resolved with justice. We know this (Pope Francis)
Nell’atteggiamento divino la giustizia è pervasa dalla misericordia, mentre l’atteggiamento umano si limita alla giustizia. Gesù ci esorta ad aprirci con coraggio alla forza del perdono, perché nella vita non tutto si risolve con la giustizia; lo sappiamo (Papa Francesco)
The Second Vatican Council's Constitution on the Sacred Liturgy refers precisely to this Gospel passage to indicate one of the ways that Christ is present:  "He is present when the Church prays and sings, for he has promised "where two or three are gathered together in my name there am I in the midst of them' (Mt 18: 20)" [Sacrosanctum Concilium, n. 7]
La Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II si riferisce proprio a questo passo del Vangelo per indicare uno dei modi della presenza di Cristo: "Quando la Chiesa prega e canta i Salmi, è presente Lui che ha promesso: "Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io  sono in mezzo a loro" (Mt 18, 20)" [Sacrosanctum Concilium, 7]
This was well known to the primitive Christian community, which considered itself "alien" here below and called its populated nucleuses in the cities "parishes", which means, precisely, colonies of foreigners [in Greek, pároikoi] (cf. I Pt 2: 11). In this way, the first Christians expressed the most important characteristic of the Church, which is precisely the tension of living in this life in light of Heaven (Pope Benedict)
Era ben consapevole di ciò la primitiva comunità cristiana che si considerava quaggiù "forestiera" e chiamava i suoi nuclei residenti nelle città "parrocchie", che significa appunto colonie di stranieri [in greco pàroikoi]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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